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I candidati premier sul tema dei cambiamenti climatici

Ecco cosa pensano i candidati alle prossime elezioni politiche 2013 su questo tema:

9. Cambiamenti climatici

Come pensa che il suo governo si debba occupare di modifiche climatiche causate dall’uomo? Quali interventi metterà in atto per la mitigazione e/o prevenzione dell’innalzamento dei gas serra?

Centrosinistra - Pier Luigi Bersani

La risposta alla sfida dei cambiamenti climatici deve vedere un salto di qualità nell'azione del prossimo governo. A livello internazionale ci collocheremo a fianco dei principali Paesi europei per rafforzare la leadership nell'impegno contro il riscaldamento del pianeta e per favorire il raggiungimento di un accordo globale sul clima entro il 2015.

La consapevolezza dell'ampiezza della sfida e la trasversalità delle risposte necessarie impone poi un forte coordinamento delle politiche interne che non riguardano solo il comparto dell'energia, ma coinvolgono l'edilizia, i trasporti, l'industria e l'agricoltura per agevolare il processo di decarbonizzazione dell'economia. La scelta di puntare sui comparti delle "clean technologies", in forte crescita a livello internazionale, oltre ad essere un passaggio decisivo per la riduzione delle emissioni climalteranti, rappresenta anche un'importante opzione per rilanciare lo sviluppo.

Condividiamo quindi l'innalzamento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra al 2020 e della quota di rinnovabili da raggiungere alla fine del decennio (dal 17% al 20% sui consumi finali) previsti nel documento sulla Strategia Energetica Nazionale messo in consultazione.

Per favorire la spinta all'innovazione rilanceremo iniziative analoghe a quelle del programma "Industria 2015" che avevamo avviato nel 2007 per fare emergere soluzioni di punta nei comparti dell'efficienza, delle rinnovabili, della mobilità sostenibile e per rafforzare le competenze sull'adattamento ai cambiamenti climatici.

Una delle priorità delle politiche climatiche è il potenziamento delle iniziative sull'efficienza energetica, in particolare nel settore dell'edilizia. Questo comparto, adesso in forte crisi, potrà riprendersi grazie a un programma ambizioso di riqualificazione energetica. A questo scopo andrà confermato il sistema di detrazioni fiscali lanciato nel 2007 dal nostro precedente governo ma si definiranno anche soluzioni innovative con il coinvolgimento di risorse private e con la regia e la garanzia da parte del comparto pubblico. In questo modo si aumenterà l'occupazione, si ridurranno i consumi e caleranno sia le importazioni di gas che le emissioni climalteranti. Sarà inoltre opportuno definire limiti più stringenti sui consumi dei nuovi edifici in modo da accompagnare il comparto delle costruzioni verso le sfide imposte dalle realizzazioni di edifici "nearly zero energy" previsti dalla normativa europea per la fine del decennio.

Sul versante della generazione elettrica andrà gestita la delicata trasformazione in atto, ponendo l'accento sulla gestione intelligente delle centrali con elevati rendimenti, sulla crescita sostenibile delle rinnovabili (riduzione degli incentivi accompagnata da semplificazioni e liberalizzazione della produzione), sulla trasformazione della rete in smart grid, un settore in cui si potranno acquisire competenze importanti esportabili nei Paesi che dovranno gestire dopo di noi la presenza di quote elevate di rinnovabili non programmabili.

Non vanno dimenticate le altre rinnovabili. Nel settore termico, a fronte di un potenziale enorme e poco sfruttato, l'attenzione è stata finora modesta ma andrà fortemente potenziata alla luce degli obiettivi al 2020. Una riflessione particolare andrà dedicata alla superficie boschiva italiana in parte degradata e molto cresciuta negli ultimi decenni. E' auspicabile un'azione sinergica di cura del bosco volta a prevenire gli incendi e il dissesto del territorio e anche ad incrementare la produzione di biomassa interna per limitare le importazioni.

Sul fronte dei biocarburanti possiamo contare su esperienze di alto livello riferite ad impianti di seconda generazione; ci sono inoltre le permesse per un deciso sviluppo della filiera del biogas "fatto bene" da immettere in rete o per autotrazione.

Anche nell'industria andranno favorite le trasformazioni che consentano una valorizzazione delle risorse e tecnologie innovative come nel passaggio dai petrolchimici in difficoltà a moderne bio-raffinerie.

Il settore dei trasporti è centrale in una strategia di riduzione delle emissioni. Nell'ambito delle politiche per ridurre il peso del trasporto su gomma andranno anche considerate le soluzioni di mobilità urbana sostenibili come il car sharing, l'uso della bicicletta e andrà valutato il possibile ruolo dell'auto elettrica anche nella prospettiva di accumulo distribuito nelle applicazioni plug-in.

Le politiche sul clima dovranno passare anche attraverso un rafforzamento delle azioni delle Regioni, che dovranno rivedere i Piani energetici per renderli coerenti con gli obiettivi al 2020, e la valorizzazione del ruolo degli enti locali. Oltre 2.000 Comuni italiani hanno aderito alla campagna europea del Patto dei Sindaci per ridurre le emissioni climalteranti del 20% e andranno trovati gli strumenti per favorire gli interventi previsti dai Piani d'azione predisposti.

C'è infine il tema dell'adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici, che va affrontato molto seriamente, visto che nei prossimi decenni dovremo confrontarci con una intensificazioni di fenomeni estremi su un territorio diventato sempre più fragile anche a seguito degli alti livelli di cementificazione. Data la delicatezza del tema, occorrerà impegnarsi per far crescere le competenze scientifiche identificando anche soluzioni innovative sulle modalità di intervenire preventivo. A questo comparto verranno destinate risorse adeguate. La crescita di un know-how da applicare nelle aree più a rischio potrebbe diventare un riferimento anche per altri Paesi.

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Fare per fermare il declino - Oscar Giannino

Il cambiamento del clima è una delle maggiori sfide a cui il mondo debba rispondere. Ma sarebbe illusorio pensare che questa sfida possa essere vinta da un solo paese. L'Italia è parte dell'Europa e deve partecipare lealmente al gioco europeo, raggiungendo gli obiettivi che le vengono assegnati e collaborando alla definizione di obiettivi razionali e ragionevoli. Sul primo punto, quindi, la risposta coincide con quella fornita alla domanda 3). Per quanto riguarda la visione che noi abbiamo della lotta al riscaldamento globale più in generale, riteniamo che la chiave di volta di una strategia razionale e orientata al lungo termine non vada cercata nel perseguimento di obiettivi di riduzione delle emissioni nel breve termine (obiettivi che peraltro risentono pesantemente del ciclo economico, come stiamo vedendo sul mercato ETS), ma nella determinazione di obiettivi di medio termine relativi all'intensità carbonica dell'economia. Nel passato l'Europa ha posto aspettative esagerate in una serie di strumenti che, poi, si sono rivelati inadeguati, anche perché esposti ad arbitri politici: si pensi all'Emissions Trading Scheme. Tutti i dibattiti sul set aside o sulla fissazione di cap o floor di prezzo sono, in fondo, la certificazione della sua inadeguatezza: non si può scegliere uno strumento di quantità per la riduzione delle emissioni (in virtù del quale il regolatore fissa le emissioni massime e lascia al mercato il compito di trovare il prezzo per i certificati scambiabili sul mercato) e poi lamentarsi perché il prezzo di mercato è "sbagliato"! In altre parole, la vera risposta va cercata nell'adozione di politiche efficaci per l'innovazione e, più in generale, nell'adozione di politiche pro-crescita, perché senza crescita economica non può esserci innovazione né, nel lungo termine, riduzione delle emissioni.

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Rivoluzione Civile - Ingroia

Puntare si sulla mitigazione, ma pensare anche alle politiche di adattamento, poiché la prospettiva oggi è comunque quella di un aumento della temperatura terrestre di almeno 2 gradi entro il 2100. Si tratta di una problematica che deve essere integrata con quella della lotta al dissesto idrogeologico, poiché i fenomeni metrologici estremi se non considerati nelle loro portata avranno come effetto quello di rendere ancora più vulnerabili i territori. Per quanto riguarda le emissioni è chiaro che l'Italia dovrà giocare un ruolo importante sia a livello nazionale con la riduzione delle stesse, il burden sharing e i registri obbligatori regionali, che a livello europeo sostenendo l'istituzione di una Carbon Tax. Investire poi sul trasferimento tecnologico verso i paesi emergenti per la lotta al cambiamento climatico e sui CDM. In questa maniera si coglierà un'occasione industriale dando un forte impulso alla lotta contro i riscaldamento globale.

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