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I candidati premier sul tema della diffusione della cultura scientifica

Ecco cosa pensano i candidati alle prossime elezioni politiche 2013 su questo tema:

8. Cultura scientifica

Data l’importanza della scienza e della tecnologia nella società contemporanea, quali misure intende adottare, anche a livello scolastico, per favorirne lo sviluppo e contrastare anche il diffuso analfabetismo scientifico e matematico?

Centrosinistra - Pier Luigi Bersani

Dobbiamo anzitutto chiarire il posto della scienza nella nostra visione del mondo e nella nostra proposta per l'Italia. È fondamentale legare l'azione del prossimo governo all'idea forte che la crisi italiana, nella sua specificità rispetto alla crisi internazionale, derivi dal tentativo fallace di inserirsi in un sistema globale di economia della conoscenza senza investire in scienza e ricerca e credendo che la ricerca sia un optional, o al massimo un "fiore all'occhiello" a cui si può rinunciare. Serve una discontinuità di fondo rispetto a questa "corsa al ribasso" delle prospettive del nostro Paese: in ogni idea di sviluppo portata avanti da un governo autorevole, il primo punto all'ordine del giorno deve essere la ricerca, perché scienza e ricerca sono la base essenziale della competitività del Paese. È importante migliorare il lavoro pubblico di comunicazione sulla ricerca che si fa e si intende fare in Italia, con la pubblicazione di ricerche, di rapporti e di white paper tematici (ci sono diversi esempi da considerare, tra cui il lavoro con cui il governo tedesco segue la strategia high-tech e le pubblicazioni della European Science Foundation).

A questo proposito, è positivo che il CNR stia elaborando uno studio sul ruolo della ricerca in fisica sull'economia italiana, sulla scorta di esperienze simili nei Paesi anglosassoni. È fondamentale contrastare l'analfabetismo scientifico e matematico nelle nuove generazioni. Le iniziative di promozione, anche in collaborazione con i nostri partner europei, debbono partire da un'età precoce (come è avvenuto per esempio in Svizzera per colmare il gender gap in campo scientifico). Un problema tipicamente italiano è l'organizzazione dei corsi di studio e di ricerca rigidamente separati in tanti ambiti disciplinari distinti, sarebbe opportuno invece educare alla creatività e allo studio a partire dai problemi e stimolare la curiosità scientifica e la capacità di sfruttare e valorizzare i saperi rompendo le barriere e costruendo curriculum flessibili. Fino dalla scuola dell'infanzia, quindi, dobbiamo insegnare maggiormente a integrare conoscenze e metodologie per affrontare le sfide contemporanee. Dobbiamo avere fiducia nella curiosità interdisciplinare dei bambini. Infatti, sono proprio i grandi temi sociali come le fonti energetiche, i cambiamenti climatici, la salute e l'invecchiamento che fin da bambini stimolano gli studenti a studiare materie scientifiche, partendo dal desiderio di comprendere le basi scientifiche del fenomeno che si vuole descrivere.

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Fare per fermare il declino - Oscar Giannino

Non esiste un problema dell'analfabetismo scientifico distinto da un problema più generale legato alla qualità delle nostre scuole: riqualificare il sistema educativo rappresenta la risposta più piena e meno ipocrita alla minore preparazione degli studenti italiani rispetto a quelli stranieri nelle materie scientifiche. Un problema, peraltro, che tutti i dati (per esempio i test Pisa dell'Ocse) suggeriscono essere particolarmente acuto nelle regioni del Sud, che non è un caso siano caratterizzate da tassi di crescita inferiori a quelli delle regioni centro-settentrionali. Sicuramente ci sono tante misure interessanti per fare della cultura scientifica un mezzo per il progresso del paese e un valore aggiunto anche a livello lavorativo, invece che un costoso peso. Ad esempio incentivare festival scientifici, competizioni tra studenti delle scuole medie e superiori, convegni tematici aperti al pubblico, riviste e programmi televisivi di divulgazione che parlino di scienza in modo chiaro, semplice, ma corretto e non nel modo assolutamente sensazionalista che ci siamo abituati a vedere. Questi interventi possono avere notevole efficacia specie se, a fronte di un miglioramento del rapporto tra cittadini e scienza, si riesce a far corrispondere una valorizzazione delle professioni relative e un accresciuto spirito di investimento in tali attività. Nonostante questo, l'istruzione a livello scolastico è e rimane il primo punto da affrontare. Mettere a posto la scuola significa cambiare paradigma: passare da una scuola costruita attorno agli insegnanti a una scuola costruita attorno agli studenti. Questo non significa sviluppare una scuola a spese dell'insegnante, ma nemmeno considerarlo strumento di ammortizzazione sociale: anzi, valutare la performance degli insegnanti in modo continuativo e rigoroso è il modo migliore per riconoscerne il valore, incoraggiando, con riconoscimenti e retribuzione, chi già lavora bene e obbligando a cambiare marcia chi, invece, si è abituato a non farlo. Oltre ai vari strumenti, già proposti per quanto concerne l'università, occorre garantire la massima autonomia alle singole scuole, inclusa la libertà di scegliere quali insegnanti assumere e quanto e come retribuirli, sia pure all'interno di linee guida nazionali. Andrebbero inoltre seriamente rivalutati gli istituti professionali, un tempo lustro italiano, e la stesura dei programmi stessi: in particolare vanno ripensate le metodologie per l'insegnamento delle scienze affinché venga stimolata l'indagine (Inquiry based science education) e i bambini vengano abituati fin dalla scuola primaria a procedere per tentativi per giungere a un risultato, ed apprendere che lo studio delle discipline scientifiche è basato sia sulla creatività del processo conoscitivo sia sull'interpretazione oggettiva dei dati ottenuti.

Se invece le scuole, per mancanza di competizione tra loro, non cessano di fornire posizioni di rendita a quegli insegnanti che, mediamente, lavorano poche ore (disincentivando lo sforzo di chi, pur lavorando bene, guadagna meno), allora continueremo a perdere l'opportunità di educare in modo appropriato i nostri ragazzi. E, con essa, quella di formare cittadini consapevoli e portati all'approfondimento critico.

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Rivoluzione Civile - Ingroia

Vogliamo portare l'obbligo scolastico a 18 anni. Vanno ritirate le riforme Gelmini e il blocco degli organici imposto dalle ultime leggi finanziarie. E' necessario accantonare definitivamente qualsiasi progetto di privatizzazione del sistema di istruzione. Le nuove tecnologie devono entrare nella scuola, ma deve essere un percorso completo ed equilibrato, operazioni come "il libro elettronico" rischiano di essere solo spot pubblicitari se poi non ci sono i soldi per acquistare i tablet e le lavagne elettroniche, a meno che non si vogliano scaricare sulle famiglie ulteriori costi, dividendo ancora una volta le scuole in serie A, B e C a seconda del censo di coloro che le frequentano.

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Il progetto "Dibattito Scienza" non sostiene alcun partito o movimento, e ha l'unico scopo di promuovere la presenza della scienza all'interno del dibattito politico. Sappiamo che alcune tematiche scientifiche sono in grado di scatenare accese discussioni tra i sostenitori di idee diverse, accettiamo e apprezziamo la pluralità di opinioni ma vogliamo che il gruppo resti uno spazio in cui discutere di scienza e società in modo civile.

 

 


 
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