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I candidati premier sul tema dell'Energia e dell'ambiente

Ecco cosa pensano i candidati alle prossime elezioni politiche 2013 su questo tema:

3. Energia ed ambiente

Le direttive 20-20-20 definiscono le politiche energetiche europee. Quali azioni concrete intende adottare per garantire all’Italia un piano energetico in grado di migliorare l’efficienza e minimizzare l’impatto ambientale e il costo dell’energia?

Centrosinistra - Pier Luigi Bersani

L'efficienza energetica deve connotare l'Italia perché è l'opzione economicamente più efficace verso la green economy. Al riguardo il primo intervento da fare è dare stabilità normativa alla detrazione fiscale del 55% che, sebbene abbia conseguito ottimi risultati, è stato mantenuto in una logica di precarietà; occorre poi rafforzare sia il meccanismo dei certificati bianchi per il settore industriale sia il cosiddetto "Conto Termico" con particolare focus sugli edifici pubblici. Anche sulle fonti rinnovabili si può andare ben oltre gli obiettivi europei ma superando la logica dell'incentivazione da scaricare sulle bollette dei consumatori. Almeno in parte l'onere va progressivamente trasferito sulla fiscalità generale sia per questioni di equità contributiva sia per non compromettere la competitività delle imprese. D'altra parte per lo sviluppo di alcune fonti sono ormai più efficaci strumenti diversi, come ad esempio lo sviluppo di smart grids che valorizzino la produzione discontinua attraverso la telegestione, su cui l'Italia è leader, e sistemi di accumulo, quali i pompaggi e le batterie. Per il fotovoltaico può essere ampliato lo scambio sul posto riservando gli incentivi solo agli impianti di particolare valenza tecnologica o ambientale, come la sostituzione dell'amianto. Per le altre rinnovabili elettriche bisogna cambiare il sistema di registri e di aste prevedendo un'automatica riduzione dell'incentivo in caso di eccesso di richieste. Va poi irrobustito l'impegno per le rinnovabili termiche e l'attenzione alla ricerca e alla promozione industriale. Infine sui biocarburanti vanno sostenute le tecnologie italiane per il bioetanolo di II e III generazione e soprattutto va promosso l'utilizzo, attraverso la rete di distribuzione del gas, del biometano da allevamenti, imprese alimentari e discariche, di cui abbiamo una larga disponibilità; ciò va collegato ad un progetto con l'industria italiana dell'auto, che possiede già la leadership europea dei veicoli a metano.

Tuttavia la politica energetica non è solo efficienza e ambiente. L'energia nel mondo è in una fase di straordinaria evoluzione: le nuove tecnologie di estrazione di gas e di petrolio consentono agli USA di puntare all'autosufficienza energetica con eventuali riflessi sulla politica estera USA rispetto ad alcune aree come il medio Oriente, il Caspio e l'Africa. Sul piano economico, l'Europa si trova stretta tra il Nord America, dove i prezzi sia del petrolio e soprattutto del metano sono molto inferiori, e l'Asia che continua a trarre convenienza dal massiccio uso di carbone; tale situazione perdurerà perché tali tecnologie, ad elevato impatto ambientale, non potranno essere utilizzate nei Paesi europei più fragili e antropizzati come ad esempio l'Italia. Occorre dunque una strategia per fronteggiare tale problema e su questo la bozza di SEN (strategia energetica nazionale) del governo, cui pure va riconosciuto di aver riproposto il tema, non è del tutto convincente.

La prima direttrice di intervento è quella di contrastare la segmentazione dei mercati, ovvero le artificiali differenze di prezzo con i mercati esteri; la ricetta è un giusto mix di liberalizzazioni e di nuove infrastrutture che elimini i colli di bottiglia fisici e normativi e quindi le rendite degli operatori. Il sistema del gas è il più bisognoso di interventi: oltre al livello elevato dei prezzi, il Paese convive con le incertezze connesse con le crisi dei Paesi del Nord Africa e con le dispute tra Russia e Ucraina. Grazie anche alla separazione della rete di trasporto del gas è oggi possibile creare un mercato a termine all'ingrosso regolato e promuovere nuove infrastrutture di importazione e di stoccaggio. Il calo della domanda e i contratti di lungo termine indicizzati ai prodotti petroliferi non devono costituire un alibi per rinviare queste iniziative. Intervenire sul sistema del gas è la via maestra anche per risolvere il problema del costo dell'energia elettrica e quindi del sovradimensionamento del parco termoelettrico che potrebbe avere più opportunità di esportazione. Tuttavia nel settore elettrico occorre anche accelerare la realizzazione delle linee di trasmissione sia per ridurre gli oneri di congestione sia per incrementare gli scambi con l'Europa e con i Paesi del Mediterraneo.

Anche nel settore petrolifero occorre un'iniezione di concorrenza: l'ingresso sul mercato delle cosiddette "pompe bianche", ha dimostrato la fattibilità di una significativa riduzione dei prezzi. A tal fine bisogna dare trasparenza alla formazione dei prezzi all'ingrosso, attraverso una Borsa dei carburanti, e superare l'esclusiva a cui sono obbligati i gestori, consentendo loro di rifornirsi liberamente sul mercato garantendo le giuste compensazioni ai proprietari degli impianti. Occorre poi affrontare la crisi della raffinazione; la soluzione non è la chiusura degli impianti ma l'uso di nuove tecnologie, anche italiane, per produrre carburanti più puliti che contribuiscano a ridurre le polveri sottili che sono il problema della qualità dell'aria nelle città.

Sull'upstream il principio che deve guidare le scelte del Paese è l'ambiente e non il petrolio; detto ciò non bisogna nemmeno inseguire i fantasmi e quindi, ad esempio, in mare è necessario distinguere l'estrazione di petrolio da quella del gas, che non può inquinare le acque. Infine, affinché la politica energetica possa essere attuata, è necessario riformare la governance del sistema: non deve più esistere un'amministrazione per lo sviluppo e un'altra per l'ambiente; serve un unico soggetto decisionale per lo sviluppo sostenibile, che componga le esigenze e gli eventuali conflitti. In secondo luogo occorrono norme che, senza escludere dalle decisioni gli enti locali, consentano di distinguere con grande nettezza, a livello centrale e locale, le decisioni politiche dalle procedure autorizzative. L'Italia è un Paese logorato dall'incertezza, dall'inefficienza e dall'opacità delle procedure; la fiducia nell'amministrazione deve tornare ad essere, insieme alle aspirazioni e le capacità di intrapresa, il fondamento dello sviluppo.

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Fare per fermare il declino - Oscar Giannino

Il problema della sostenibilità e quello del costo devono essere affrontati in modo distinto. Non esistono pasti gratis: a parità di altri elementi, se si vuole ridurre l'impatto ambientale della produzione e del consumo energetico bisogna essere disposti a pagarne il costo. Di conseguenza, le domanda da porsi sono: 1) quali sono gli strumenti che consentono di raggiungere determinati obiettivi ambientali al minimo costo? 2) data l'adozione di questi strumenti, con quali strumenti i settori energetici possono essere organizzati per garantire che i prezzi di mercato non incorporeranno delle rendite?

Per quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2, l'Italia fa parte dell'Europa e deve giocare con le regole europee. Nel passato, però, con queste regole abbiamo pasticciato: prima concedendo sussidi ultragenerosi alle fonti rinnovabili elettriche, poi riducendoli arbitrariamente anche con effetto retroattivo. Il tutto ignorando il "lato nascosto della luna", cioè l'efficienza energetica (particolarmente nel termico) nella quale, ironicamente, l'Italia ha grandi competenze industriali. Riteniamo quindi che le politiche energetico-ambientali vadano armonizzate evitando il proliferare di strumenti. In particolare, la sostituzione (a regime e una volta esauriti gli incentivi già assegnati) di un meccanismo di incentivazione discrezionale e confusa con una carbon tax omnicomprensiva appare come la via più ragionevole per favorire gli investimenti, di volta in volta, nelle tecnologie che appaiono più convenienti. È essenziale che la scelta tecnologica sia decentralizzata e lasciata al mercato, non centralizzata e nelle mani dei politici.

Passiamo, così, al secondo tema: il punto di partenza è il rifiuto della logica pianificatoria. I politici devono smetterla di giocare a dadi con le scelte energetiche del paese, indirizzando gli investimenti (che hanno lunghi tempi di ritorno) su strade che nel giro di pochi anni, o addirittura di pochi mesi, verranno abbandonate per volontà di altri politici. È essenziale lasciare che sia il mercato a identificare il giusto mix. Per questo è indipensabile anzitutto razionalizzare la fiscalità energetica, anche rimuovendo la Robin Hood Tax che disincentiva gli investimenti. Bisogna poi garantire una buona regolazione dei mercati (proteggendo l'indipendenza del regolatore) e imponendo un enforcement puntuale e rigoroso delle norme antitrust.

Di questo mix, peraltro, non possono non far parte seri sforzi di riqualificazione energetica degli edifici: e questo per due ragioni. In primo luogo perché è lì, come dimostrano numerosi studi, che stanno la maggior parte delle opzioni più cost effective, molte delle quali addirittura in grado di ripagarsi da sé in un orizzonte temporale medio-breve. Secondariamente perché l'industria italiana dell'efficienza energetica è leader in Europa e nel mondo ed è strategicamente utile promuovere questa eccellenza nella misura in cui essa intercetta una domanda che emerge dal mercato e che corrisponde a un obiettivo di ampia portata a livello comunitario.

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Rivoluzione Civile - Ingroia

Occorre predisporre un Piano Energetico Nazionale Sostenibile (PENS) al 2050 che tracci la road map di uscita dai combustibili fossili, puntando su rinnovabili ed efficienza energetica, la cd rivoluzione energetica. Da una parte gli incentivi sulle rinnovabili devono essere dosati in base alla maturità delle tecnologie e al loro prezzo fino ad arrivare all'azzeramento, mentre dall'altra per migliorare l'efficienza energetica sul costruito occorre investire su strumenti finanziari adeguati come il meccanismo dell'ecoprestito messo a punto da Enea e non preso in considerazione dal Governo Monti. L'energia nuova prodotta dalle fonti rinnovabili e la diminuzione dei consumi in base all'efficienza devono andare di pari passo con la dismissione di una pari potenza da fonti fossili. A questo occorre aggiungere l'ottimizzazione e adeguamento della rete, lo sviluppo dei sistemi di accumulo, la defiscalizzazione dei piccoli e medi impianti destinati all'autoconsumo e la stabilizzazione delle detrazione del 55%. Sul medio periodo queste misure porteranno prima a una maggiore stabilizzazione dei prezzi e poi a una diminuzione del prezzo dell'energia da fonti rinnovabili, mentre il prezzo dell'energia da fonti fossili è destinato ad aumentare.

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Il progetto "Dibattito Scienza" non sostiene alcun partito o movimento, e ha l'unico scopo di promuovere la presenza della scienza all'interno del dibattito politico. Sappiamo che alcune tematiche scientifiche sono in grado di scatenare accese discussioni tra i sostenitori di idee diverse, accettiamo e apprezziamo la pluralità di opinioni ma vogliamo che il gruppo resti uno spazio in cui discutere di scienza e società in modo civile.

 

 


 
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