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 Esperienza di Dottorato all'estero
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mo-lab
Utente Junior

Città: utrecht


348 Messaggi

Inserito il - 09 maggio 2010 : 12:51:43  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di mo-lab Invia a mo-lab un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Ciao,
ho iniziato da poco piu di due mesi il mio dottorato in terra straniera..in italia il dottorato è un percorso naturale che nella maggior parte dei casi inizia se e solo quando il tuo prof ti da il calcio in cxxo ..anch io per ben 2 volte avrei potuto avere quel calcio..ma ci ho voluto pensare un po (ben 2anni sono passati dalla mia laurea) e poi mi sono convinta che x capire se la ricerca era la mia strada avrei dovuto diciamo "normalizzare" la situazione..nel senso che fare un dottorato in italia non è fare un dottorato fuori..e spesso finire un dottorato in italia non ti da l idea giusta di quello che vuol dire fare ricerca(nel bene e nel male)..a ogni modo ho fatto le valigie..e ora sto qui in olanda..l impatto è stato tosto..culturalmente sopratutto...diciamo che funziona piu o meno cosi..sono io che mi organizzo gli esperimenti, io che chiedo se non so farli come farli, io che devo trovare le mie "soluzioni"...be devo dire che all inizio quando non sai nemmeno dove trovare la taq per la pcr ..è stato un casino..adesso ho tirato fuori le unghie e ho fatto (come forse qualcuno avra letto) un clonaggio in una settimana (yeah!)..sinceramente io credo che questo modo di lavorare sia normale..nel senso che è proprio questo uno dei punti cardine che fa la differenza tra l italia e l estero..ma qualcuno mi dice che non è cosi..che sono troppo abbandonata a me stessa..troppo lasciata libera di fare..ecco..vorrei sapere le vostre esperienze e cosa ne pensate..
grazie..

SpemannOrganizer
Utente

Spemann

Città: Los Angeles


955 Messaggi

Inserito il - 09 maggio 2010 : 13:13:17  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di SpemannOrganizer Invia a SpemannOrganizer un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
beh senti io so che i phd alle prime armi vengono seguiti parecchio, ma questo dipende dal lab, dal tuo supervisor o da chi ti sta vicino, anche da te se hai + o - bisogno di essere seguita.
Fatti valere e se hai bisogno chiedi, loro son qui anche per questo, anche per provvedere alla tua formazione e a quella degli altri phd.
Intanto che posso dirti, congratulazioni per il tuo PhD ad Utrecht (una scelta ottima e anche coraggiosa direi, non è facile staccarsi da casa però vista la situazione nella repubblica delle banane -l'italia- hai fatto benissimo) brava per il tuo clonaggio, brava per aver tirato fuori le unghie e in bocca al lupo
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mo-lab
Utente Junior

Città: utrecht


348 Messaggi

Inserito il - 09 maggio 2010 : 13:31:34  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di mo-lab Invia a mo-lab un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
...
grazie..
sob
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emi_NB
Nuovo Arrivato



5 Messaggi

Inserito il - 16 maggio 2010 : 21:26:39  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di emi_NB Invia a emi_NB un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Ciao, prima di tutto in bocca al lupo per questa avventura appena cominciata.
Io credo sia importante distinguere tra l'essere abbandonati a sé stessi e l’essere lasciati liberi di seguire le proprie intuizioni, perché no anche sbagliando. Secondo me, quello che conta è che, nel momento in cui tu abbia bisogno di un consiglio, di un confronto, di un parere, non ti trovi sola. Penso che sia estremamente formativo acquisire indipendenza, è quello che farà di te un futuro ricercatore, è quello che credo distingua un dottorato da un internato per tesi.
Ci tengo a precisare che non sto facendo un dottorato, sono a tempo pieno in un laboratorio di biologia molecolare da tre anni (prima per la tesi triennale e poi ho proseguito per la specialistica) e, dopo il primo anno e mezzo, ho avuto la fortuna di essere lasciata libera di pensare e proporre io gli esperimenti che ritenevo più adatti, all’inizio ero stupidamente contenta per il semplice fatto che mi sentivo “importante”, seguivo altri studenti e tutti mi scambiavano per una dottoranda (tsé). Poi, però, ho apprezzato il vero vantaggio, cioè l’essere cresciuta, aver sviluppato nuove capacità, come il riuscire a inquadrare gli esperimenti più adatti nell’ottica giusta, fino ad anticipare le idee del mio supervisore. Ho anche sbagliato, per carità, e in quei momenti, sentendo il peso del mio errore, delle responsabilità che mi erano state date, ho rimpianto il periodo in cui mi si diceva cosa fare e io dovevo limitarmi a “eseguire”. Eppure non cambierei questo percorso, perché sento che mi ha dato quel quid in più. Quindi io vedo positivamente quello che tu descrivi, fermo restando che ti suggerirei di cercare sempre un consiglio e/o un confronto quando pensi di averne bisogno, perché quello è importante tanto quanto l’indipendenza per la tua crescita.
Ah, approfitto per farti una domanda, poiché penso di lasciare il laboratorio in cui mi trovo (anche la mobilità rientra in quei fattori di crescita, ecco perché hai fatto una scelta ottima) e molti miei colleghi sono stati “piazzati” all’estero dai loro stessi professori o supervisori, mi chiedevo come sei entrata nel laboratorio in cui ti trovi? Hai contattato direttamente il PI? Cercavano un PhD student? Avevi pubblicazioni? Avevi lavorato nel loro stesso campo? Oppure hai “sfruttato” qualche contatto del tuo professore in Italia (collaborazioni, etc.)? Ovviamente anche risposte da altri sono ben accette (grazie in anticipo).
Ancora in bocca al lupo per tutto,
ciao
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