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Rubbiatron

Consiglio regionale della Sardegna
Gruppo Riformatori Sardi
On. Attilio Dedoni


Cagliari, 20 luglio 2005


Lettera aperta al Presidente della Giunta regionale Renato Soru

Malgrado la mia richiesta dell’8 luglio u.s. affinché Lei provvedesse a sospendere ogni operazione di trasformazione societaria del CRS4, in attesa di affrontare il tema nella sede opportuna del Consiglio regionale, per evitare la fuga di importanti aziende industriali internazionali come la IBM, la IS Microelectronics, Tiscali e Saras dalla compagine sociale, l’Assemblea dei soci, con la maggioranza posseduta dal Consorzio 21, ha abbattuto e ricostituito il capitale sociale, trasformando il CRS4 da società consortile mista pubblico-privata in un ennesimo carrozzone pubblico.
La mia insistenza nel richiedere chiarimenti nasce dal fatto che, nulla togliendo a tutte le realtà piccole o medie che si sono insediate nel Parco scientifico Polaris, già definito da Lei stesso “un’operazione immobiliare”, era giustificata da due importanti presenze di fama internazionale il Prof. Rubbia ed il Prof. Gessa.
La recente estromissione del Prof. Gessa dalle attività di Neuroscienze aveva destato preoccupazione sul successo di quella filiera di ricerca applicata “made in Sardinia” e le attuali notizie sulla crisi del Crs4 hanno ancora di più rafforzato gli interrogativi sulla critica situazione generale del Parco scientifico della Sardegna Polaris e sulla gestione dell’attività da parte del Consorzio 21, che, come appare ormai evidente, necessita di un approfondito dibattito pubblico con il coinvolgimento di tutte le parti sociali interessate.
I ritardi cronici con cui sono stati sempre conferiti i contributi pubblici al Crs4, mediamente pari al 50% dell’entrate, e la dichiarata impossibilità di finanziare con capitale pubblico il consorzio con i privati in quanto farebbe scattare il veto dell’EU agli aiuti di stato all’impresa, sarebbero state le argomentazioni che hanno portato a considerare bruciato l’intero capitale sociale del Crs4, pari ad oltre 6 miliardi di vecchie lire, ed a ricostituirlo con risorse interamente pubbliche fornite dalla Regione tramite il Consorzio 21.
Queste considerazioni, discutibili ma contenenti un fondo di verità, non cancellano il gravissimo fallimento di una delle principali missioni del Crs4, cioè attrarre medie e grandi imprese industriali in Sardegna, in quanto l’IBM e la IS Microelectronic sono andate via dall’isola sia per quanto riguarda la ricerca sia di avvio di attività industriali ad essa legate. Anche Tiscali si è defilata e la Saras si è rinchiusa in attività di ricerca del gruppo
La fuga di così importanti soci fondatori del Crs4 sorprende in quanto dalla sua nascita il Crs4 ha contribuito alla crescita di nuove attività nell’ICT in Sardegna, ricevendo dalla Regione oltre 150 miliardi di vecchie lire, dei quali parrebbe che circa 30 miliardi sarebbero stati versati alla IBM per acquisti di macchinari e servizi senza che la stessa multinazionale abbia, come pattuito, conferito al Crs4 commesse di ricerca né abbia concorso a realizzare in Sardegna e nel Parco scientifico alcuna attività di ricaduta. Sarebbe opportuno pertanto accertare se nella gestione del Crs4 sia configurabile un discutibile trasferimento di rilevanti risorse aziendali ad un socio e se tale operazione finanziaria sia sta una concausa del recentissimo abbattimento del capitale sociale insieme ad una discutibile amministrazione e soprattutto un mancato controllo regionale.
Sarebbe da indagare quanto abbia influito nella crisi finanziaria del Crs4 l’impegno in Sardegna dell’altro socio in fuga, la IS Microelectronic, importantissima società internazionale, che ha visto coinvolto il Crs4, il Consorzio 21 e la società sarda Techso (socia dalla nascita della Società consortile Crs4 ) nel progetto Camaleonte e che avrebbe assorbito oltre 20 miliardi di lire dei sardi, ma con un complessivo esito nefasto per la Sardegna. La IS Microelectronics, dopo aver concluso positivamente il progetto Camaleonte, che vedeva impegnato un gruppo di oltre 50 valenti ricercatori sardi nel laboratorio installato alla Techso SPA, ha abbandonato la Sardegna, trasferito i ricercatori a Catania e mai pagato alla Regione sarda le royalties dovute per contratto e relative all’impiego industriale del prodotto realizzato. Il risultato è stato il fallimento della Techso, una dei fiori all’occhiello tra le PMI sarde con la messa sul lastrico di numerosissimi lavoratori e ricercatori e con l’apertura di un contenzioso che sembrerebbe debba ancora essere risolto dal tribunale fallimentare.
La questione andrebbe approfondita, nelle evidenti responsabilità politiche, anche per accertare se le mancate royalties possano prefigurare carenze sul controllo del buon fine degli investimenti regionali ed un danno erariale. Parrebbe allo scrivente che il risultato dell’operazione societaria messa in atto dal Consorzio 21 nel Crs4, consista nel certificare l’abbandono nelle strategie regionali delle ipotesi di radicamento di grandi società internazionali nel Parco scientifico della Sardegna, che con l’autoesclusione dell’IBM e della IS Microelectronics, diviene un meno appetibile e periferico Parco regionale perdendo l’originaria prospettiva internazionale .
Sarebbe pertanto opportuno conoscere se corrisponde al vero che la perdita del capitale sociale del Crs4 possa essere dovuta anche a discutibili utilizzi dello stesso e dei finanziamenti pubblici,ed in particolare di uno specifico aumento di capitale sociale di 1500 milioni, sottoscritto dalla Regione Sardegna attraverso il Consorzo21 destinato allo sviluppo di prodotti innovativi e del quale se ne sono perse le tracce.
Sarebbe importante conoscere come i 1500 milioni di lire siano stati impiegati, se è vero che siano stati bruciati in una opinabile operazione industriale tendente a produrre un gioco elettronico che non ha avuto buon esito, e soprattutto se l’investimento sia stato monitorato e validato nei risultati attesi, per controllare il buon fine dell’investimento di una così rilevante somma di denaro pubblico.
Sarebbe anche importante conoscere se corrisponda al vero che il Crs4 avrebbe investito e perso oltre 500 milioni di lire nel capitale sociale di una società spagnola, la LAESA, specializzata in attività legate alla ricerca nucleare e volta in particolare alla nascita in Spagna di una centrale nucleare per il trattamento delle scorie atomiche.
Su questa questione, vista la particolare sensibilità mostrata dai sardi al riguardo, Le chiedo di voler avviare un’indagine seria e puntuale per pervenire ad una risposta adeguata, che individui le eventuali responsabilità politiche, gestionali e di controllo, stante il mistero su attività sconosciute al Consiglio regionale, all’opinione pubblica ed alle parti sociali, condotte con capitale pubblico sardo paradossalmente investito all’estero e bruciato dal fallimento dovuto a importanti critiche sulla bontà scientifica dell’operazione e dalla sollevazione dell’ambientalismo spagnolo, come riportato dalla stampa iberica, che ha rifiutato il progetto nuclearista condannandolo al fallimento.
La recentissima notizia della nomina di un Commissario governativo all’ENEA, sollevando dall’incarico il Prof. Carlo Rubbia, ha fatto emergere da notizie di stampa aspre polemiche su indirizzi di ricerca da egli sostenuti sul nucleare, sul trattamento delle scorie atomiche e sul solare termodinamico, quest’ultimo proposto anche in Sardegna oltre che in Sicilia, quale linea di nuovo indirizzo della ricerca del Crs4 con un rilevante impegno finanziario della Regione Sardegna.
A questo punto si pone la importante questione di chi possa supportare il Consiglio ed il governo regionale nella valutazione scientifica sia dei progetti di ricerca proposti dal Crs4 e dal Parco scientifico Polaris, sia nella validazione scientifica e produttiva dei risultati.
Questo interrogativo diviene importante alla luce delle nuove linee di tendenza nella ricerca strategica regionale, che sembrerebbero voler modificare l’indirizzo nella ricerca applicata finora svolta nel Polaris, chiudendo con l’ICT classico e che buoni risultati ha dato anche con l’indotta nascita di Tiscali stessa, concentrando le risorse ed operando ristrutturazioni verso un’ancora non chiara bioinformatica e un discutibile solare termodinamico che assieme assorbirebbero ancora una volta e sempre verso l’esterno della Sardegna ingentissime risorse pubbliche, che forse meglio sarebbe indirizzare verso una continuazione dell’ICT e della multidisciplinarietà in sinergia con le Università e verso l’utilizzo della grande quantità di idrogeno prodotto dalla chimica sarda con le celle a combustibile.
Le chiedo pertanto di conoscere anche se risponda a verità che il Comitato Tecnico Scientifico del Crs4 sia stato cancellato dallo Statuto e quali azioni la Giunta intenda attuare per ripristinare un organismo indispensabile per la validazione scientifica in ogni serio Centro di ricerca e sopratutto ora che il Crs4 inopinatamente è divenuto pubblico ed esclusivamente regionale.
In conclusione, auspico che le risposte ai tanti interrogativi da me sollevati, possano servire ad aprire un dibattito approfondito ed a focalizzare un’attività essenziale per la Sardegna, quale la ricerca applicata, ponendo a verifica anche le strategie e l’operato complessivo del Consorzio 21, operando se necessario adeguati correttivi al fine di rilanciare un progetto che si appanna ogni giorno di più, dando certezza agli occupati, alle imprese ed agli investitori internazionali, perché credano in un impegno in Sardegna in un settore da tutti indicato come importantissimo per il futuro.

Attilio Dedoni
Consigliere regionale Riformatori Sardi



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