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L'Europa vicina a una svolta

La Commissione europea ha detto sì al mais geneticamente modificato. Ora tocca ai ministri che avranno tre mesi di tempo per considerare la proposta di rendere legali le importazioni e la messa in commercio

Il 28 gennaio la Commissione europea si è pronunciata a favore di una proposta che permetta le importazioni di un mais geneticamente modificato Bt-11 destinato a essere trasformato, tra l'altro in pop corn e merendine. Si tratta del primo passo per l'eliminazione del bando ufficioso di cinque anni imposto dall'Unione europea sulle nuove colture e nuovi prodotti Ogm.

Finora era stata in vigore la moratoria firmata da Italia e da altri sei Paesi membri che nell'ottobre 1998 sancirono l'embargo della vendita degli ogm in Europa, nel timore che la modificazione genetica potesse nuocere alla salute. Contro di essa si sono mossi, presentando un ricorso al Wto, Stati Uniti, Canada e Australia, sostenendo la sua illegalità. Gli agricoltori americani dicono che il bando Ue costa a loro milioni di dollari all'anno in prodotti invenduti. Parecchi altri Paesi hanno espresso il loro appoggio agli Stati Uniti, tra questi Cile, Colombia, El Salvador, Honduras, Messico, Nuova Zelanda, Perù e Uruguay e Argentina. La posta in gioco è alta: 30mila prodotti alimentari e 32milioni di tonnellate di mangimi che non possono essere commercializzati nel Vecchio Continente.

«Il Bt-11 è stato adottato dalla Commissione per essere poi sottoposto al consiglio», ha detto la portavoce della Commissione Beate Gminder. I ministri dell'Ue ora hanno tre mesi di tempo per considerare la proposta di rendere legali le importazioni e la messa in commercio. Se non riusciranno a raggiungere un accordo in questi tempi, allora la Commissione potrà approvare la sua stessa proposta. La questione era aperta da diversi mesi. L'8 dicembre 2003 non aveva ricevuto il lasciapassare in Europa e l'accordo sui cibi modificati era rimasta in alto mare. La Commissione ha sempre fatto pressione a fine di dare il via libera, ma diversi Paesi membri, Italia inclusa, ne vietano la vendita dal 2000 sulla base di un parere del Consiglio superiore della Sanità. Il prodotto è targato Syngenta, società svizzera.

Un'indagine del centro ricerche Observa-Scienza e società e la fondazione Giannino Bassetti bolla gli italiani come scettici: due su tre ritengono che la modificazione genetica di frutta e verdura sia rischiosa (68%)o inutile (62%). I dubbiosi in materia sono in aumento rispetto al 2001, quando rappresentavano il 49%. Tuttavia il 57% è favorevole al proseguimento delle ricerche nell'ambito delle biotecnologie agroalimentari. I favorevoli si dichiarano tali perché ritengono che grazie a essi sia possibile risolvere il problema della fame del mondo (49,9%) o perché considerano necessario non ostacolare il progresso della scienza (46,9%). Gli italiani si dimostrano aperti riguardo le applicazioni in campo biomedico. Come nel caso degli xenotrapianti (quelli che prevedono l'impianto di cellule animali nel corpo umano), giudicati sì pericolosi dal 65% ma considerati comunque più utili degli ogm. Oppure nella lotta contro l'Alzheimer o il morbo di Parkinson: in questo caso il 71% delle persone intervistate ritiene utile il ricorso a cellule di embrioni umani.

Il ministro della Salute Girolamo Sirchia sostiene che: «Non ci sono evidenze scientifiche che provino la pericolosità degli ogm. Occorrono decisioni prudenti e oculate ma non è accettabile una condanna generalizzata di questi prodotti che potrebbero offrire grandi prospettive nella lotta contro la fame». Di simile parere il presidente di Confagricoltura Augusto Bocchini: «La ricerca va portata avanti senza remore anche nel nostro Paese».

«Dopo il via libera - dichiara Guido Pollice, Presidente dell'associazione Verdi Anbiente e Società (Vas) - il destino del mercato dei pop corn è nelle mani del Consiglio Agricolo Ue che, mi auguro avrà il buon senso di rigettare l'ennesimo schiaffo che la Commissione Ue infligge ai cittadini europei, notoriamente ostili a nutrirsi di ogm». «Ciò che appare evidente – ha concluso Pollice - è che la Commissione non ha alcuna intenzione di tutelare l'economia agricola dell'Unione e la salute dei cittadini europei, mentre sta realizzando ogni sforzo per favorire gli interessi delle multinazionali produttrici degli ogm».
http://news2000.libero.it/speciali/sp130/pg2.html

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