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sibilla

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marco

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Kary b. mullis - aids

Le teorie di Kary B. Mullis
di: Patrizia Flammia
Uno degli stereotipi più diffusi è quello dello scienziato pazzo. Non si capisce allora perché susciti tanto Kary B. Mullis, il chimico americano inventore della tecnica di replicazione del DNA, la PCR, che rivoluzionato lo studio della genetica. Mullis è fuor di ogni dubbio uno scienziato di tutto rispetto e la sua invenzione è geniale : se non fosse così, l’Accademia svedese delle Scienze non gli avrebbe assegnato il premio Nobel nel 1993. Ed egli non avrebbe ideato oggi un metodo rivoluzionario per l’analisi di sangue e urine, che renderà possibili questi esami clinici anche nei luoghi più sperduti del pianeta : mediante un disco ottico inserito in un normale computer si potrà sapere nel giro di mezz’ora, grazie a un programma specifico, quali siano i batteri contenuti nei campioni e gli antibiotici capaci di combatterli.
Ma è altrettanto indubbio che Mullis è un personaggio sui generis : va pazzo per il surf e le belle donne, dichiara di aver fatto uso di LSD e altre droghe, non ricerca il guadagno a tutti i costi (ha ceduto per 10.000 dollari il brevetto della PCR a una casa farmaceutica, che poi l’ha rivenduto per 300 milioni di dollari), crede ciecamente nell’astrologia e racconta di aver incontrato un procione parlante. Chi ha avuto l’opportunità di sentirlo parlare in una conferenza, è stato catturato dal suo carisma fatto di fascino e intelligenza all’ennesima potenza. Adesso quest’uomo straordinario e stravagante ha pubblicato la sua autobiografia (Baldini& Castoldi, 222 pagine, 26.000 lire), il cui titolo, Ballando nudi nel campo della mente, e la cui copertina – che lo mostra con un surf sotto il braccio – possono già spiegare perché la maggior parte dei suoi colleghi gli abbia dichiarato una guerra senza quartiere. È un esibizionista “contagiato gravemente dal virus dell'inflazione verbale, e dell'iperbole elogiativa”, si legge per esempio sulla rivista americana Virtual. Ma il chimico americano non si scompone, anzi sembra divertirsi a provocare scandalo e sconcerto con i suoi discorsi.
Mullis, però, come si diceva, è uno scienziato di prim’ordine. E usa la sua mente geniale per attaccare alcune delle verità propugnate come indiscutibili dalla comunità scientifica internazionale e accusare senza mezzi termini illustri colleghi di avere deliberatamente truffato il mondo intero solo per acquisire fama, potere e soldi. Secondo lui, ad esempio, il famoso buco nello strato di ozono non esiste : “A parte la mancanza di prove scientifiche – dice, - non ha alcun senso pensare che possiamo distruggere l’ozono nell’atmosfera superiore.” E spiega che se ci fosse questo famigerato buco, i raggi ultravioletti emessi dal sole lo attraverserebbero arrivando all’atmosfera terrestre, dove sarebbero assorbiti dalla fascia d’ossigeno che circonda il pianeta e reagendo con essa formerebbero altro ozono. ”Se tutte le nazioni del mondo si mettessero d’accordo per eliminare la fascia d’ozono – aggiunge, - non ci riuscirebbero neanche investendo tutto il loro denaro. Non è possibile farlo a meno di non eliminare tutto l’ossigeno dell’atmosfera.” Tutti gli interventi che i governi mondiali stanno praticando per cercare di ridurre il buco dell’ozono sarebbero quindi inutili, dal momento che il problema non esiste.
Anche sull’argomento AIDS, Mullis ha molto da dire. Innanzitutto sostiene (e con lui anche Peter Dueseberg, uno dei maggiori virologi americani) che non c’è alcun lavoro scientifico capace di dimostrare che il virus dell’HIV sia responsabile dell’AIDS ; nemmeno Montagnier (che insieme a Robert Gallo identificò il virus HIV) fu capace di citare il lavoro scientifico su cui si fondava questa affermazione. Allora qual è la vera causa dell’AIDS ? Mullis non sa rispondere, anche perché la definizione della malattia è troppo elastica (i metodi di diagnosi sono molto diversi in Africa e negli Stati Uniti). Anche in questo caso, dunque, sarebbe stato creato un allarme mondiale non giustificato da certezze scientifiche. Lo stesso accade per le variazioni climatiche di cui l’uomo è considerato responsabile, ma che per Mullis sono semplicemente provocate dalla mutazione della posizione reciproca di Terra e Sole.
Queste ed altre “eresie”, sbandierate ai quattro venti ad ogni occasione, fanno di Mullis un uomo impopolare nella comunità scientifica, “scomodo” e assai temuto : una casa farmaceutica gli ha addirittura pagato 6.000 dollari perché non tenesse una conferenza. Il fatto, però, che i suoi colleghi cerchino di demolirlo definendolo uno squilibrato, un drogato e un fissato con le donne, ma non contestandone le asserzioni scientifiche, fa pensare che le sue tesi non siano troppo campate in aria. Ballando nudi nel campo della mente è una miniera di riflessioni e critiche intelligenti che spalancano porte inaspettate nei cervelli del lettore. Ma anche di aneddoti ed episodi spassosi. “Spero che - ha detto Arthur Clarke, il regista di 2001 Odissea nello spazio, a proposito di questo libro, - prima che venga bandito, migliaia di copie si infiltrino in tutti gli ambienti politici, le università e le scuole degli Stati Uniti.” Lo scienziato racconta un suo incontro con gli extraterrestri, la sua partecipazione al processo di O. J. Simpson, descrive la sua capacità di accendere una lampadina con la forza della mente, le proprie esperienze psichedeliche con droghe fatte in casa e i suoi contatti col paranormale.
E naturalmente critica ferocemente l’ambiente scientifico internazionale, sempre più dominato dalla burocrazia e sempre meno dalla scienza. “La scienza dei media è una fesseria”, scrive col suo stile franco fino alla brutalità. E per dimostrare quanto afferma, racconta che quando era uno studente di chimica a Berkeley mandò all’autorevole rivista inglese Nature un articolo nel quale sosteneva che metà della materia dell’universo va all’indietro nel tempo ; l’articolo, che ovviamente era un parto della sua sfrenata fantasia, fu accettato e pubblicato. Vent’anni dopo egli propose alla stessa rivista un articolo in cui illustrava la rivoluzionaria tecnica del PCR per la quale avrebbe ricevuto il Nobel : non fu pubblicato. “Questa esperienza - commenta - mi insegnò un paio di cose e mi fece crescere un bel po’.” Non c’è dubbio, Kary B. Mullis è il giullare che con lo sberleffo cerca di far crollare il re.
Patrizia Flammia
E-mail: patriziaflammia@ecplanet.com


marco

Utente non registrato
Inserito il 21/02/2007 13:08:28   Segnala contenuto non adatto   Rispondi Quotando  Nuovo Commento 
Processo hiv

February 2007
HIV on Trial in Australia: Court Weighs Evidence for Claims of Isolation, Transmission and Testing
A motion for appeal in a criminal hearing in Adelaide, Australia has become the focus of international attention as fundamental claims by orthodox AIDS researchers — including the infamous Dr Robert Gallo — come under vigorous cross-examination by an attorney demanding scientific evidence that the virus exists. Top AIDS industry spokespersons from around the world have appeared in person or by satellite in Adelaide to defend the HIV hypothesis against charges by a local team of scientific and medical experts known as "The Perth Group" who asserts that two decades of AIDS research have failed to produce a purified isolate of HIV, validation of the accuracy so-called HIV tests, or proof that HIV is transmitted through bodily fluids.
Below are two news articles about the legal proceedings. Other information about the trial and actual transcripts of testimony can be found at http://aras.ab.ca/index.php
For this week's testimony by alleged HIV discoverer Dr Robert Gallo, go directly to Gallo-Transcript.pdf
Michael Geiger, a close observer of the events in Adelaide, reports being "stunned and amazed" by Gallo's statements to the court. Geiger says, "It's difficult to tell if Gallo was defending HIV or if his testimony is a public admission of guilt."
Geiger urges transcript readers to note:
* Page 1294 where Gallo agrees that he found evidence of HIV in only 40% of the AIDS patients in his original study, and that 40% is not enough to prove HIV is the cause of AIDS:
Attorney to Gallo: "You had…48 out of 119, or 40%?"
Gallo: "I agree"
Attorney: "Do you agree that the isolation of HIV from only 40% of patients is not proof that HIV causes AIDS?"
Gallo: "I would say of course, in and of itself, 40% isolation of a new virus, I would not say is the cause."
* Page 1300 where Gallo admits to finding low percentages of HIV positivity in people with AIDS symptoms:
Attorney: "For…adults with KS, 30%; for adults…with AIDS opportunistic infections 47%. Do you accept your figures?"
Gallo: "I accept the figures."
* Page 1317 where Gallo acknowledges finding no HIV in KS lesions or in T cells, and testimony on page 1318 in which Gallo admits that "viral load" tests cannot be used to prove infection with a virus.
The language in news articles covering the Adelaide trial speaks loudly and clearly of media prejudice in AIDS reporting. In the first of the two pieces that follow, medical and scientific experts challenging the notion that HIV has been isolated according to proper, scientific standards are branded "an organized group of HIV deniers" and lack official titles such as MD, while those being called by the court to produce evidence are referred to as "experts" with repeated references to their professional credentials.
The obvious bent of Australian coverage is at least one step up from the US media response: Not a single story on the uproar from down under has appeared in American news.

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