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Malformazione embrione.Ma in Spagna..

No alla manipolazione dell’embrione. È vietata qualsiasi sperimentazione. La ricerca clinica è finalizzata alla tutela del bambino e allo sviluppo dell’embrione. Sì alla diagnosi pre-impianto che permette di esaminare il patrimonio genetico e individuare in uno stadio molto avanzato se ci sono malattie genetiche. Un articolo della legge appena approvata impedisce alla donna di rifiutare il consenso all’impianto dell’embrione anche in caso di malformazione. Ma un ordine del giorno chiede di rivedere questo passaggio. Per tutelare quello che i cattolici chiamano «uno di noi» è escluso il congelamento, tranne quando, per impedimenti di salute, non sia possibile procedere subito al trasferimento dell’embrione dalla provetta all’utero.
Corriere della Sera

Spagna, figli in provetta per le single

Una legislazione estremamente liberale varata nell’88 dal governo socialista Nati 60 mila bambini concepiti in laboratorio

MADRID - E adesso gli spagnoli si aspettano il rafforzamento di un turismo procreativo. Per chi ha la possibilità economica e decide di rivolgersi all’estero, la Spagna è una delle mete preferite, anche perché i costi degli interventi sono meno alti che negli Stati Uniti o in Gran Bretagna. Qui esiste una legislazione permissiva datata 1988, epoca in cui governavano i socialisti di Felipe Gonzalez. Di recente una nuova legge ha limitato a tre gli ovociti fecondati che potranno essere trasferiti a una donna nello stesso ciclo.
In Spagna l’accesso all’eterologa è consentito alle coppie sposate e ai conviventi nonché alle donne single, lesbiche incluse. Basta esprimere il proprio consenso in modo libero, cosciente e per iscritto. Continua a essere ammessa pure la donazione di ovociti a pagamento. Le donatrici sono per lo più giovani studentesse che hanno bisogno di denaro. Dal 1984 sono nati almeno 60 mila bambini concepiti in provetta. All’Instituto Valenciano de Infertilidad, clinica privata aperta nel 1990 (opera, oltreché a Valencia, anche a Madrid, Murcia e Castellon) nel 2002 sono stati realizzati 6.200 cicli di riproduzione assistita - in cima alla classifica europea - con il 15 per cento dei trattamenti su cittadini che arrivano da Germania, Danimarca, Italia. In Spagna è legale la diagnosi degli embrioni prima del trasferimento in utero e nella stessa Ivi sono state realizzate l’anno scorso 425 diagnosi per verificare la «salute genetica» dell’embrione. Un mese di trattamenti per fecondazione in vitro o donazione di ovociti costa circa 4.500 euro, viaggio e soggiorno esclusi.
«Le cliniche private hanno ottenuto molti vantaggi economici dalla legge del 1988 - sostiene Blanca Fernandez Capel, presidente della Commissione di Bioetica del Partito popolare -. Se si lamentano per qualche nuova restrizione la loro è propaganda. In realtà le norme spagnole sono molto permissive, perfino troppo». Sono d’accordo solo in parte medici come Pedro Barri, consultato dal governo nel 1988: «Era una legge fatta da medici per i medici. Quando entrarono in vigore quelle norme erano buone. Oggi non sono più adeguate». La limitazione a tre ovuli impiantati per ogni ciclo e la limitazione per un uso di ricerca agli embrioni soprannumerari attualmente congelati, volute dal Partito popolare, sono state criticate dall’opposizione socialista e da molti ricercatori. Il mese scorso si è svolto a Granada il congresso della Associazione per lo studio della biologia della riproduzione. Erano presenti tutti i massimi esperti spagnoli e le opinioni erano in maggioranza contrarie alla nuova legge perché il limite di tre ovociti per ciclo ridurrà il numero dei trattamenti con esito positivo. José Antonio Castilla, presidente del comitato organizzativo del convegno e primario in un ospedale di Granada da 600 trattamenti di fecondazione in vitro l’anno, dichiara che, fecondando tre ovociti, «potranno ottenersi solo uno o due embrioni» che si trasferiranno nell’utero della donna eliminando la possibilità di «selezionare i migliori». Secondo lui diminuirà del 15% l’indice di successo della fecondazione in vitro in Spagna: ora è del 40 per cento.
Corriere della Sera

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