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Un cuore nuovo? Sarà realtà


Isolati i cardiomiociti, adesso prende il via la sperimentazione

Undici pagine su «The Lancet», prestigiosa rivista scientifica, per far conoscere come sia possibile addomesticare cellule bambine, le staminali che ognuno di noi porta con sé, per riuscire a piegarle alle esigenze della medicina, e alla guarigione di malattie finora incurabili.
Dietro ad una delle scoperte destinate a rivoluzionare il panorama scientifico e clinico dei prossimi anni, c’è un progetto nato fra il reparto di Cardiochirurgia del Civile e le aule della facoltà di Medicina dell’Università degli studi di Brescia, ideato dal professor Claudio Muneretto, direttore della Divisione di Cardiochirurgia del Civile e docente di Cardiochirurgia.
Il progetto, denominato «Identificazione e sviluppo di cellule staminali per l’autotrapianto cardiaco» ha dimostrato come le barriere etiche e giuridiche implicate nella manipolazione di cellule staminali embrionali possano essere superate lavorando per riuscire a isolare staminali da tessuto adulto, prodotte da ciascun individuo.
Un obiettivo raggiunto dal gruppo di lavoro che ha unito Brescia e Milano, Civile e Università con l’Istituto neurologico Besta, sotto la sponsorizzazione di Regione e Ministero della Salute, con la realizzazione in vitro di cellule neurali ricavate da cellule staminali.
Ma al di là dell’immediata risonanza mediatica, il cuore del progetto ha un’origine lontana. «Già quattro o cinque anni fa, lavorando d’intesa con il laboratorio di Microbiologia del Civile, ci eravamo resi conto di aver isolato cellule con elementi particolari - racconta Muneretto -.
In questa direzione abbiamo proseguito, creando un gruppo di ricerca interdisciplinare e affiatato, le cui competenze multiple hanno rappresentato la chiave del successo della ricerca».
Che ha portato a trovare l’accesso giusto al codice genetico delle cellule (ricavate da semplici frammenti di muscolo), per farle «transdifferenziare» in quelle dei diversi tessuti. Operazione riuscita per quelle neurali e muscolari, con un supplemento di risultati che non tarderà ad arrivare, come anticipa Muneretto.
«In vitro siamo riusciti a produrre anche cardiomiociti, cellule identiche a quelle del tessuto cardiaco, per cui siamo arrivati al 90 per cento dei test previsti e che entro due mesi al massimo saranno disponibili per l’avvio delle prime sperimentazioni».
Scoperta straordinaria dal punto di vista della ricerca primaria, perché poter lavorare sulle staminali presenti in ognuno di noi consentirebbe alla ricerca, non più vincolata a cellule embrionali, un significativo passo in avanti, ma che richiede estrema prudenza circa i tempi e i modi di una concretizzazione clinica sui pazienti. «Che le scoperte effettuate si tradurranno in terapie cellulari da autotrapianto, per riparare tessuti danneggiati, è sicuro. La fase di ricerca clinica, tuttavia, inizia ora, e saranno necessari almeno tre anni prima di poter dimostrare l’eventuale efficacia di questa terapia e sperare di risolvere patologie come le cardiopatie ischemiche, largamente diffuse fra la popolazione e prima causa di morte».
Prudenza ma anche fiducia in un lavoro che proseguirà ora verso l’ottimizzazione della produzione e coltura delle cellule staminali, per individuare la modalità più corretta per riuscire a realizzarne nelle quantità necessarie all’autotrapianto.
Se, dalla parte della ricerca, gli ostacoli più avvertiti, prima ancora che scientifici, sono stati burocratici, la nuova sfida scatterà con la metà del 2005, quando i finanziamenti per il progetto scadranno. «È terribilmente importante che i fondi vengano rinnovati - afferma Muneretto -. Così come è importante che la cittadinanza bresciana venga sensibilizzata alla straordinaria importanza di questa ricerca». Il gruppo di studio sta mettendo a punto la realizzazione di un Centro di studio per il trattamento chirurgico delle malattie del cuore, che seguirà il progetto staminali e, dotato di personalità giuridica, potrà ricevere piccoli o grandi contributi di ricerca da cittadini, realtà industriali, istituzioni. Un passo importante per accorciare la strada che ancora separa le attuali ricerche di base dall’applicazione terapeutica sui pazienti.

Fonte: BresciaOggi (08/12/2004)
Pubblicato in Biotecnologie
Tag: cuore, staminali adulte
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