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L’obiettivo è sconfiggere il male individuando i singoli geni coinvolti


Il test per il recettore HER 2, arma valida ma costosa

La grande speranza è annientare i tumori al seno scovando i geni malati, diversi da persona a persona. Candidata l’informatica. Oggi, intanto, è possibile determinare una parziale carta d’identità del tumore grazie al test HER 2, che permette una diagnosi precoce individualizzata. Messo a punto da Roche, il test consente l’individuazione del recettore HER 2 presente sulla membrana di molte cellule e coinvolto, con altre molecole e fattori, nella trasmissione dei segnali di crescita anomala della cellula.
In condizioni normali le cellule epiteliali della mammella possiedono da 20 a 50.000 recettori HER 2. In certe situazioni questo numero aumenta all’impazzata e le cellule crescono in modo incontrollato. Il 25 per cento delle donne con carcinoma della mammella è positivo all’HER 2, che indica un tumore più aggressivo, difficile da trattare e con una probabilità di sopravvivenza ridotta.
Fare il test in fase precocissima, addirittura durante l’intervento, e non solo quando si verifica l’evento recidiva (metastasi), diventa fondamentale.
Quanto più una terapia è mirata tanto più si possono avere informazioni sulla risposta al farmaco, su eventuali resistenze e sull’andamento della malattia. In tal senso tra i farmaci biologici in grado di fermare la corsa dell’errore genetico, il trastuzumab (Herceptin), e tra qualche anno Omnitarg, un anticorpo monoclonale sintetico umanizzato con tecniche di biologia molecolare, va a colpire solo le cellule tumorali HER 2positive. La proteina trastuzumab agisce facendo propri i meccanismi del sistema immunitario, ovvero distruggere le cellule contro le quali è diretta, bloccando la catena di eventi che induce le cellule a proliferare in senso neoplastico.
L’indicazione del farmaco, da solo o associato al taxolo, è sia nella fase adiuvante che in quella metastatica del tumore. A patto che si ricorra al test HER 2, che per il costo elevato non tutti i centri fanno. Il futuro non troppo remoto, si parla del 2007, è invece una sorta di detector informatico. Si tratta di un microarray con tanti pozzetti dove vengono posti i campioni da esaminare: grazie all’informatica in pochi secondi si ha il Dna di ogni cellula per coglierne i più piccoli difetti e confrontarli con campioni di cellule sane.

Fonte: La Repubblica (05/12/2003)
Pubblicato in Medicina e Salute
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