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I segreti della vecchiaia racchiusi in una proteina


Si chiama lamina: la sua alterazione è collegata ad alcune malattie.

Prendiamo questo pomodoro, colore e forma perfetti, molto probabilmente è stato alterato geneticamente per impedire che maturi troppo in fretta. Così si potrà dire anche per un essere umano, gli cambiamo qualcosa per ostacolare il suo invecchiamento? Howard J. Worman, Columbia University, New York, ride di gusto. Davanti all'arrosto di maiale del ristorante tipico "Habel", nel cuore del distretto universitario berlinese, smette quell'aria ufficiale da professore famoso, affetta il pomodoro alterato e risponde: "La parola nuova, quasi magica, è Lamina. Una proteina come tante, ma chiaramente coinvolta nell'invecchiamento umano. Per ora è certo che è la causa dell'invecchiamento precoce, di quelle malattie che portano alla morte di un individuo anche intorno ai 12-15 anni. Malattie rare, certo, ma la cui comprensione credo sia determinante per sapere qualcosa di più sulla senescenza umana".
Per capirne di più, come dice Worman, nel campus universitario dell'ospedale berlinese Charité è stato organizzato un seminario semiclandestino. Tema scivoloso quello dell'invecchiamento o, per dirla dall'altra parte della medaglia, della longevità. Nella piccola aula al secondo piano del padiglione di endocrinologia, capace di ospitare la decina di esperti dell'invecchiamento venuti da gran parte del mondo e poco altro, l'argomento è stato affrontato con estrema prudenza. Gli inviti sono stati diramati ad personam (due gli italiani presenti - Giuseppe Novelli e Giovanna Lattanzi - perché con la lamina hanno avuto e hanno a che fare) e con grande discrezione.
"Ci troviamo davanti a una nuova strada - continua Worman - non sappiamo ancora in che cosa ci andiamo a infilare. Per questo siamo qui, per confrontare quello che stiamo facendo, per illustrare le piste che stiamo battendo".
Vediamo di essere chiari. Poche cose sono tanto desiderabili quanto lontane, una di queste è la vita eterna. Il nostro codice genetico stabilisce che la longevità massima arriva intorno ai 120 anni. Ma il problema è come si arriva a questa età, se mai ci si arriva. Come si può, in sostanza, rallentare o ostacolare l'arrivo della madre di tutte le malattie: la vecchiaia. Nel corso degli anni si sono accavallate oltre trecento teorie sull'invecchiamento, tra cui quella più vistosa e più amata dalle case farmaceutiche: l'ossidazione. In particolare quando le molecole di ossigeno elettricamente cariche (comunemente dai consumatori conosciute come radicali liberi) rimangono in libertà nell'organismo, danneggiano i mitocondri, la membrana che avvolge e protegge la cellula, poi passano al suo interno e ossidano i grassi ed ecco che si scatena l'arteriosclerosi. Una serie infinita di guai.
Un'altra teoria riguarda l'assunzione di calorie, e va avanti dagli anni Trenta, cosa che consolerebbe gli anziani che allora giuravano: "Meno mangi, più vivi". Ecco allora il professor Marc Hellerstein, Università di Berkeley, che ha compiuto una serie di esperimenti sui topi e ha determinato che basta ridurre del 5 % l'apporto quotidiano di calorie per ottenere un considerevole guadagno in longevità. E ha pubblicato pochi giorni fa la sua ricerca sull'autorevole "American Journal of Physiology, Endrocrinology and Metabolism". Il suo motto in pratica è: mangia la torta, ma lascia sempre una fetta sul piatto.
Poi ci sono i rimedi miracolosi in cui le company americane mostrano tutta la loro genialità per presentazione e fantasia. Come la società che garantisce longevità ingoiando pillole di vitamina e un non meglio specificato fattore che stimola la produzione di ormone della crescita, che a sessant'anni è ridotto al 15 % rispetto a quando di anni se ne avevano 20.
Finché non spunta la lamina e la sua mutazione genetica, responsabile di alcune malattie di invecchiamento precoce. "Sono otto i gruppi di scienziati che nel mondo si occupano di questo nuovo filone di ricerca - spiega il professor Hartmut Schmidt, padrone di casa del seminario - e tutti sono consapevoli che l'alterazione di questa proteina è collegata all'invecchiamento. Presto per dire che è stata trovata una strada rivoluzionaria per far vivere meglio la gente che invecchia, ma è anche sbagliato pensare che si tratti della solita teoria, diciamo pure la trecentunesima teoria".

Fonte: LaRepubblica (05/04/2005)
Pubblicato in Biochimica e Biologia Cellulare
Tag: lamina, vecchiaia, anziano
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