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Dulbecco, proibire diagnosi precoce embrioni e' insulto medicina


Proibire la diagnosi precoce sugli embrioni è un insulto alla medicina. Lo sostiene in unintervista, pubblicata su Lespresso in edicola domani, Renato Dulbecco, premio Nobel per la medicina e presid

Proibire la diagnosi precoce sugli embrioni è un insulto alla medicina. Lo sostiene in un'intervista, pubblicata su L'espresso in edicola domani, Renato Dulbecco, premio Nobel per la medicina e presidente onorario del Comitato scientifico internazionale di Telethon e presidente emerito del Salk institute for biological studies a La Jolla. Mettiamoci davanti a questo piccolo numero di cellule che viene chiamato embrione: potergli prelevare una cellula per sapere se è affetto da malattie gravi a me pare un grande progresso medico, molto utile per l'uomo. Proibirlo è un insulto alla medicina, ha detto Dulbecco. Noi lavoriamo per battere le patologie che affliggono l'umanità - ha dichiarato il premio Nobel - e molto del lavoro dei genetisti ha proprio come immediata applicazione la possibilità di scoprire le malattie ereditarie. Se la legge impedisce di mettere in pratica questo lavoro, io francamente non capisco perchè si continui a fare ricerca scientifica. Pensiamo - ha indicato - alla possibilità che ci offre la terapia genetica sull'embrione: prelevare qualche cellula e curare molte malattie terribili che affliggeranno il bambino e l'adulto. Senza il lavoro scientifico sull'embrione questo non sarà mai possibile. Non esprimo opinioni sulle convinzioni religiose - ha chiarito nell'intervista il premio Nobel - io mi occupo di cose medico-scientifiche.
So soltanto che gli embrioni che giacciono congelati basterebbero per lavorare tantissimi anni e a permetterci di scoprire nuove strade. Sappiamo ben poco di queste cellule - ha poi evidenziato - ma ciò che sappiamo ci indica chiaramente che possono essere la strada per arrivare a battere i grandi killer del nostro tempo, dall'Alzheimer, al Parkinson al cancro. In molti Paesi - ha chiarito - ci sono limitazioni all'uso degli embrioni umani per la ricerca biomedica che stabiliscono il limite dei 14 giorni dalla fertilizzazione del gamete femminile, oltre ai quali scatta il divieto. Mi pare un limite - ha confermato Dulbecco - scientificamente ragionevole e accettabile. E' vero nel rispetto delle convinzioni di ciascuno possiamo anche discutere ulteriori limitazioni. A molti sembra ottuso il divieto di utilizzare gli embrioni congelati, risultato di precedenti interventi di fecondazione assistita e mai impiantati nell'utero della madre. Sono embrioni destinati a morire - ha insistito - e a essere buttati via: perchè non accettare che siano donati alla scienza per la ricerca di nuove terapie. Inizialmente si pensava che le cellule staminali - ha continuato - potessero essere trovate soltanto negli embrioni, vero e proprio serbatoio di cellule indifferenziate capaci di generare, e quindi di rigenerare in caso di malattia, tutti i tessuti del corpo umano. Poi, si è scoperto, invece, che quasi tutti gli organi hanno cellule staminali progredite che hanno funzioni specifiche in quel particolare organo e che possono essere utilizzate per ripararlo. Non solo, altri studiosi hanno riscontrato come queste cellule d'organo possano dar luogo e diversi tessuti, e questa scoperta ha fatto pensare che si potesse rinunciare alle embrionali. Ma non è così. Innanzitutto perchè altre ricerche hanno dimostrato che le staminali dei diversi organi non sono così potenti come le embrionali. E poi - ha fatto notare Dulbecco- perchè, comunque noi non sappiamo esattamente quali siano tutte le loro potenzialità. ''Sappiamo bene che - ha messo in risalto - se è vero che le staminali di ogni organo possono essere utilizzate per riparare quell'organo, e che le staminali del midollo osseo possono funzionare in diversi organi, sappiamo anche che le embrionali possono rigenerare qualunque cosa. Dunque - ha proseguito - sappiamo che non c'è paragone tra quanto si può fare con le adulte, e già oggi spesso si fa per fortuna,e quello che si farà con le embrionali''. Il premio nobel, infine, precisando di non votare nel nostro Paese, consiglia agli italiani, chiamati al voto referendario sulla legge 40 del 2004 il prossimo 12 giugno, a esprimere ''Quattro sì. Per battere i grandi killer''.

Fonte: AdnKronos (29/04/2005)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag: legge 40, Dulbecco
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