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110 esperti scrivono a Ciampi, cambiare legge 40


Sono 110 i professori e ginecologi responsabili dei centri di fecondazione assistita che hanno scritto al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi per chiedere modifiche immediate alla legge 4

Sono 110 i professori e ginecologi responsabili dei centri di fecondazione assistita che hanno scritto al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi per chiedere modifiche immediate alla legge 40 in Parlamento: ''Le uniche possibilita' alternative - annunciano - saranno il ricorso alla magistratura e disobbedienze civili''. Lo ha reso noto l'Associazione Luca Coscioni per la liberta' di ricerca scientifica. Molte delle ultime firme alla lettera aperta al presidente della Repubblica giungono da ginecologi, medici e professori impegnati nel campo della medicina riproduttiva riuniti a Copenaghen per un incontro internazionale. La lettera, fortemente critica della legge 40, era stata resa pubblica nei giorni scorsi durante l'Assemblea dei mille promossa a Roma dai referendari.
''Oggi sentiamo che il nostro lavoro - si legge tra l'altro nella lettera - e' divenuto pressoche' impossibile da svolgere se non pagando un prezzo inaccettabile: tradire il giuramento di Ippocrate e principalmente il buon senso di padre di famiglia''.
I punti della legge 40 in contrasto con la deontologia medica sono, secondo gli esperti: il divieto di ricorrere alla fecondazione assistita per le coppie fertili anche se portatrici di malattie trasmissibili, come l'aids; l'obbligo di trasferire tutti gli embrioni prodotti in un unico contemporaneo impianto, anche nel caso di rischi di gravidanze trigemine; il divieto di selezionare gli embrioni da impiantare qualora, a seguito di una diagnosi preimpianto, risultassero malati, in presenza della volonta' della coppia di ricorrere all'aborto terapeutico in caso d'impianto.
Secondo gli estensori della lettera, la cui firma e' aperta a rappresentanti di centri di fecondazione e operatori del settore, in caso di mancato intervento del Parlamento sulla legge 40, i medici che non vogliano violare la propria deontologia professionale non avranno altra scelta che quella di andare a lavorare in un altro Paese, o di chiedere alla magistratura di intervenire, e in tal modo ''provare ad attuare una disobbedienza civile alla legge 40, rispettando cosi' nel loro operato la prudenza, la perizia e la diligenza''.
Su quest'ultima scelta, affermano gli estensori, ''abbiamo avviato un lavoro comune e saremo presto in grado di definire le azioni che insieme intraprenderemo. Non vogliamo certo eludere la legge o ingannarla''. Piuttosto, concludono, ''sentiamo l'urgenza di affermare, assumendocene in toto la responsabilita', il rispetto di una legge superiore, che riguarda la lettera della Costituzione, i nostri principi deontologici e la nostra coscienza''.

Fonte: Ansa (20/06/2005)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag: legge 40
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