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Dall'inquinamento ai tumori lotta a colpi di nanotech


Ogni giorno altre scoperte ampliano il campo della ricerca

Dalla creazione di una superficie in grado di respingere e abbattere l'inquinamento ambientale a quella di tessuti antibatterici, fino alla possibilità di bloccare un tumore senza intervenire chirurgicamente. Le nanotecnologie avanzano, e lo fanno molto più velocemente delle biotecnologie. Si, perché, come spiegano gli esperti del settore, rispetto alle biotecnologie i progetti afferenti all'area delle nanotecnologie hanno tempi di realizzazione molto meno lunghi: una decina di anni per le biotech (dall'idea al lancio sul mercato passando attraverso le numerose fasi di autorizzazione ministeriali) e solo due-tre anni per le nanotech per lo stesso percorso progettuale.
"La definizione di nanotecnologie è ancora piuttosto vaga e sfumata", spiega Alberto Cigada, direttore del dipartimento di chimica dei materiali del Politecnico di Milano. "E' un settore interdisciplinare, in cui entrano in campo ingegneri, chimici, fisici, ma anche biologi e medici". Cigada, insieme con Carlo Bottani, a sua volta direttore del dipartimento di ingegneria nucleare dello stesso Politecnico, studia da tempo le applicazioni pratiche delle nanotecnologie. "Si tratta spiega Bottani della possibilità di manipolare singoli atomi o singole molecole o gruppi di atomi o molecole per ottenere risultati tecnologici che abbiano una valenza applicativa. Parliamo di tecnologie che si avvalgono della capacità di manipolare la materia a livello nanometrico". Un nanometro è pari ad un milionesimo di millimetro. "Le nanotecnologie sono argomento di studio da vent'anni", spiega Bottani.
"Sono stati fatti progressi enormi che hanno portato ad una serie di applicazioni straordinarie".
Sui muri del Politecnico sono appesi dei quadri che a prima vista sembrano dipinti astratti tradizionali. Ma qui di tradizionale non c'è nulla. "Queste opere - spiega Cigada - sono il frutto di trattamenti elettrochimici di modifica superficiale del titanio sviluppati da Pietro Pedeferri, docente nel nostro dipartimento. Sono pannelli di titanio sui quali usando tecniche elettrochimiche è stato modificato il film di ossido che ha uno spessore variabile da pochi nanometri ad alcune centinaia. Il titanio assume diverse colorazioni a seconda dello spessore del film di ossido. Come vedete le nanotecnologie possono anche intervenire e sviluppare applicazioni di tipo artistico".
Ora il problema è riuscire ad abbassare i costi e rendere i prodotti realizzati con la nanotecnologia competitivi. Tra le applicazioni già in commercio ci sono le superfici che respingono abbattono l'inquinamento atmosferico e restano quindi pulite. Applicate ad esempio in un tunnel eliminano definitivamente il problema dell'annerimento dovuto ai gas di scarico delle automobili. "Si realizzano attraverso un trattamento di modifica superficiale della composizione chimica della struttura microcristallina del film di ossido di titanio, trattamento che può essere utilizzato anche negli impianti dentali, in quanto ha una forte valenza antibatterica, così come nei tessuti".
Grandi passi sono stati fatti anche a livello medico. "Tutte le tecniche antitumorali utilizzate in questo momento colpiscono anche le cellule sane. Grazie alle nanobiotecnologie entro un anno al massimo si potranno introdurre nel corpo umano nanomolecole con azione antiblastica in modo mirato in grado di bersagliare soltanto le cellule malate". Un metodo, quest'ultimo, che avrà grande utilizzo nel trattamento del tumore al seno e che consentirà di evitare interventi chirurgici. Entro breve le nanotecnologie rappresenteranno l'ultima frontiera del progresso scientifico.
A Milano nel 2003 è nata Nanosurfaces, spinoff del Politecnico con un 76% di capitale in mano alla Samo ed il 24 allo stesso Politecnico. L'8% del fatturato di Nanosurfaces è destinato all'università per la ricerca. "Il fine di Nanosurfaces - racconta Cigada - è quello di sviluppare tecnologie nell'ambito dei trattamenti superficiali per il titanio e le sue leghe, in particolare per il settore biomedicale ed inoltre per settori ad alto valore aggiunto tecnologico, come l'automotive, il design, l'architettura". L'Italia è indietro rispetto ad altre realtà come il Giappone che ha investito svariati miliardi nella ricerca o gli Stati Uniti, leader assoluti del settore. "Si devono sviluppare attività legate alle nanotecnologie continuando a far crescere le idee in strutture di ricerca che solo le università sono in grado di mantenere. L'Ateneo mette lo studio e quindi lo sviluppo, ma è fondamentale avere poi un trasferimento industriale".

Fonte: LaRepubblica (25/07/2005)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag: nanotech, nano
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