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Pietro, l'uomo che sussurra ai batteri


Il direttore Paratico: «Il cuore dellimpianto sono i microorganismi»

MERANO. Sta nel lavoro di miliardi di microrganismi e batteri, che vivono nei fanghi arricchiti di ossigeno, il segreto del depuratore di Sinigo, costato 53 milioni di euro e gestito dalla Ecocenter per conto del Burgraviato. Da tre anni a dirigere l'impianto è Pietro Paratico, l'uomo che ogni mattina "parla" con i suoi batteri. «Non ci sono computer o analisi che tengano - sostiene Paratico - il metodo migliore per sapere se il depuratore funziona è quello di sentirlo vivo, con i suoi odori e colori».
Sta nei processi biologici che avvengono all'interno delle vasche di sedimentazione e degli enormi digestori la ricetta del buon funzionamento dell'impianto di depurazione, che ogni giorno restituisce all'Adige 27 mila metri cubi di acqua pulita. La stessa quantità che entra sporca nella struttura dal collettore principale che convoglia a Sinigo le fognature di sedici Comuni del Burgraviato e dallo stabilimento Zipperle.
«Sono i microorganismi - spiega il responsabile dell'impianto Pietro Paratico - che con la loro azione combattono le sostanze organiche presenti nell'acqua, a garantire la qualità del lavoro. Noi con la tecnica dobbiamo fare tutto il possibile per creare l'ambiente ideale per far svolgere ai batteri la loro funzione».
All'interno del depuratore operano 15 dipendenti assunti dalla Ecocenter. Tra di loro anche Gudrun Schönweger, responsabile del laboratorio interno di analisi. «L'acqua che ritorna all'Adige dopo il processo di depurazione - sostiene Gudrun Schönweger - viene controllata costantemente per garantire livelli di qualità ottimali.
Il nostro lavoro si concentra, però, anche sull'analisi dei fanghi. Grazie ai controlli e al lavoro al microscopio possiamo verificare la presenza attiva dei microorganismi, essenziali per il trattamento biologico che avviene all'interno del depuratore».
Dottor Paratico, quanto tempo trascorre tra l'ingresso dell'acqua "sporca" nel depuratore e la sua fuoriuscita nell'Adige?
«Tra i tre e i quattro giorni. Le acque, nel nostro stabilimento, subiscono due gruppi di trattamenti. Il primo è, direi per semplificare, meccanico. Con alcune griglie viene tolto il materiale grossolano, poi la sabbia, quindi i grassi. Quando facciamo vedere alle scolaresche cosa si trova nelle acque di scarico, tutti rimangono increduli».
Gli scarti vengono smaltiti in discarica?
«I primi rifiuti grossolani sì. La sabbia viene ceduta a chi si occupa di lavorazioni nell'edilizia mentre i fanghi seccati vengono venduti nel Veronese a un'impresa che si occupa di concimazioni agricole. Il trattamento biologico ci consente anche di produrre metano, che trasformiamo con appositi motori in energia elettrica. Quest'anno riusciremo a ricavare 80 mila euro dalla vendita di energia».
Lei parlava di due fasi di depurazione. Qual'è la seconda?
«La seconda fase è prettamente biologica. Riproduciamo nel depuratore la funzione di autopulizia che svolge il mare. Dando ossigeno all'acqua e mescolandola con i fanghi creiamo le condizioni ideali per l'azione dei batteri che combattono le sostanze organiche presenti nelle acque reflue, producendo acqua pulita e anidride carbonica. Noi non abbiamo tutto il tempo che la natura concede al mare: noi riusciamo a ridurre un processo da 60 giorni a poche ore, 6 o 7 in tutto».
Dove avviene questo processo biologico?
«Nelle vasche di sedimentazione e nei digestori».
Tutto viene controllato dai computer?
«Il processo meccanico e il controllo delle apparecchiature è affidato ai computer. Io, però, faccio una verifica più concreta sul buon funzionamento dell'impianto».
Quale dottor Paratico?
«Di prima mattina faccio una passeggiata tra le vasche, osservo e ascolto».
Cosa significa?
«Il depuratore è un impianto che vive. Il colore delle acque nelle vasche di miscelazione, ad esempio, è un indicatore fondamentale del buon funzionamento. L'odore delle acque, sapor terriccio, in quella fase, è un altro segnale importante. Con i batteri, bisogna quasi parlarci. Noi dobbiamo creare l'habitat ideale per il loro lavoro, che poi è il nocciolo della depurazione delle acque. Se al rientro dall'ispezione del mattino queste sensazioni mancano, significa che qualcosa non funziona per il verso giusto».

Fonte: Alto Adige (19/12/2003)
Pubblicato in Analisi e Commenti
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