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La «mucca pazza» arriva dall'uomo


In Inghilterra il primo caso di contagio della variante umana di Creutzfeldt-Jacob per trasfusione.

Il ministro della sanità inglese John Reid ha annunciato ieri al parlamento del Regno Unito di aver identificato, per la prima volta al mondo, un possibile caso di trasmissione della variante umana del morbo della mucca pazza (vMcj, variante della malattia di Creutzfeldt-Jacob) attraverso una trasfusione di sangue. Si tratterebbe di un cittadino britannico morto quest'anno. «E' la prima volta che si registra un caso di trasmissione tra due esseri umani della vMcj in seguito a trasfusione, per questo ho voluto informare immediatamente i deputati», ha detto Reid ai Comuni. Secondo il ministero inglese, nel 1996, quando si fece prelevare il sangue, il donatore non mostrava alcun segno della malattia. Subito dopo il sangue venne quindi assegnato a un paziente, che però nel 1999 sviluppò la variante, morendone pochi mesi fa. Secondo la Bbc, sono 15 le persone sane che avrebbero ricevuto sangue da donatori in seguito rivelatisi infetti. Anche se non è ancora certo che l'infezione sia stata causata dalla trasfusione, l'allarme inglese è da valutare con attenzione e potrebbe risolvere i dubbi diffusi nella comunità scientifica riguardo la trasmissione via sangue umano della vMcj.

Come spiega Maurizio Pocchiari, virologo presso l'Istituto superiore della sanità di Roma, uno dei massimi esperti italiani della variante umana della «mucca pazza»: «Finora la trasmissione per via ematica della vMcj era stata dimostrata solo tra gli animali di laboratorio e non sugli umani.
La notizia inglese quindi è da valutare con attenzione, anche se in Italia il rischio è del tutto limitato». La vMcj è una malattia degenerativa del sistema nervoso incurabile ed è causata da una classe di proteine anomale e ancora poco conosciute chiamate «prioni». Stanley Prusiner, che nel 1982 li ha scoperti ottenendo il Nobel nel 1997, li ha definiti «le più strane creature del pianeta». I prioni mutati sono i principali responsabili della variante umana della malattia, identificata in Inghilterra nel marzo del 1996. Finora si pensava si trasmettessero solo attraverso l'alimentazione con carne infetta. La notizia inglese quindi getta un'ombra inquietante sulla sicurezza delle trasfusioni ospedaliere.

Per rivelare la presenza della vMcj nel sangue infatti non c'è ancora nessun test disponibile e la prevenzione e l'adozione di misure cautelative restano quindi gli unici strumenti per garantire la donazione e la trasfusione di sangue in sicurezza. Per contrastare la diffusione della variante umana della «mucca pazza», infatti, in Italia non può donare sangue chiunque abbia soggiornato nel Regno Unito dal 1980 al 1996 per più di sei mesi. Le preoccupazioni per le trasfusioni però non riguardano solo la vMcj, ma anche l'Aids e l'epatite C, patologie diffuse in modo criminale attraverso questo sistema dando seguito a giganteschi scandali giudiziari in Francia e in Italia negli anni Novanta.

Oggi però la situazione sembra essere molto più rassicurante. Lo stesso Pocchiari ricorda che l'Unione europea ha da tempo stilato dei protocolli che se applicati con scrupolosità garantiscono al massimo livello possibile la sicurezza della trasfusione: nuovi test, l'etichettatura delle sacche di plasma e la loro tracciabilità. Finora nel nostro paese si è registrato solo un caso conclamato di morte per vMcj, una ragazza ventisettenne deceduta il 6 agosto scorso a causa della carne infetta.

Dopo aver causato l'abbattimento di centinaia di migliaia di capi di bestiame in Inghilterra e il cambiamento delle abitudini alimentari di milioni di europei, la variante umana della «mucca pazza» ha mietuto finora relativamente poche vittime. Epicentro della malattia il Regno Unito, con 143 morti, segue la Francia con 6, infine il caso italiano e 1 decesso in Usa, Irlanda e Canada. Ma come rivelano le notizie4 dall'Inghilterra, i tempi molto lunghi di incubazione della malattia non permettono certo di abbassare la guardia.

Fonte: il manifesto (19/12/2003)
Pubblicato in Medicina e Salute
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