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Identificati tre geni fondamentali nel controllo dell'infezione da HIV

Struttura virus HIV


I polimorfismi dei geni scoperti spiegano il 20% delle cause della variabilità nella risposta dei pazienti positivi all'HIV

Sono stati identificati 3 geni fondamentali per il controllo dell'infezione da HIV. Questo era proprio l'obbiettivo di 19 gruppi di ricerca sparsi in tutto il mondo, tra cui 3 gruppi di ricerca italiani, coordinati dalla dottoressa Antonella Castagna e dal professor Adriano Lazzarin dell'Istituto San Raffaele di Milano, dal dottor Andrea De Luca dell'Università Cattolica di Roma e Fondazione ICONA e dal professor Andrea Cossarizza dell'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia.
La ricerca è stata finanziata dal Center for HIV/AIDS Vaccine Immunology (CHAVI) presente presso la Duke University di Durham nel North Carolina USA), nell'ambito di un progetto dalla durata di 7 anni cui è stato destinato da un istituzione privata un importo di 300 milioni di dollari.
La scoperta di questi 3 geni è di fondamentale importanza per lo studio e la messa a punto di nuove terapie per il trattamento dell'infezione da HIV. La ricerca, infatti, ha tra gli obbiettivi di priorità assoluta quello di identificare e comprendere le basi genetiche grazie alle quali alcune persone infetti dal virus HIV riescono a tenere sotto controllo l'infezione in modo efficace, mentre altri vanno incontro allo sviluppo della malattia e alla morte. Comprendere meglio queste differenze genetiche permetterebbe di individuare nuovi trattamenti contro l'AIDS.
Lo studio che ha permesso l'individuazione dei 3 geni è stato condotto con l'ausilio delle tecnologie più avanzate di genetica molecolare che hanno permesso di analizzare l'intero genoma di un gruppo di 486 pazienti, selezionati tra oltre 30.000 individui sieropositivi.
Sono state analizzati 555.352 polimorfismi (varianti genetiche) e ne sono stati identificati due che combinati sono in grado di spiegare oltre il 15% delle cause della variabilità nella risposta dei soggetti che hanno contratto l'infezione. Quindi le varianti di questi due geni spiegano in gran parte la capacità di controllare in modo efficace l'infezione e la progressione della malattia.
Uno dei polimorfismi si trova all'interno di un elemento retrovirale endogeno chiamato HCP5, associato all'allele HLA-B*5701 del Complesso Maggiore di Istocompatibilità. HCP5 ha una sequenza con un'elevata omologia con il gene virale pol e si pensa che agisca bloccando la produzione di una proteina HIV e, quindi, inibendo la produzione del virus. Un secondo polimorfismo si trova all'interno del gene HLA-C che è capace di presentare in modo molto efficace al sistema immunitario una proteina virale chiamata nef. Questo suggerisce che i vaccini anti-HIV possano migliorare la loro efficacia coinvolgendo prodotti genici dell'HLA-C.
Inoltre è stato identificato un terzo polimorfismo, piuttosto vicino agli altri due, all'interno di un gene che codifica per una subunità enzimatica chiamata RNA polimerasi. Quest'ultima variante è responsabile del 5,8% della variabilità genetica della risposta al virus dei pazienti con infezione da HIV.
Nel complesso, le varianti individuate, consentono di spiegare circa il 20% dei 'motivi' genetici per cui un paziente sieropositivo si difende meglio di un altro dall'infezione. Il prof. Andrea Cossarizza, ordinario di Immunologia all'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia sottolinea: 'E' la prima volta che si riesce ad evidenziare l'importanza dei geni HLA di classe C, e l'importanza dell'osservazione risiede nel fatto che, a differenza di quanto accade per altri geni della famiglia HLA, HIV non riesce a inibire la loro attività'. Il risultato di questa prima fase della ricerca è stato accolto con grande interesse dalla comunità scientifica internazionale ed è stato pubblicato sull'ultimo numero di Science.

Redazione MolecularLab.it (14/09/2007)
Pubblicato in Biochimica e Biologia Cellulare
Tag: HCP5, HLA-B*5701, HLA, HIV, AIDS
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