Home » Esperimenti bizzarri

Scienza, società, buon senso. Trova l’intruso! (Ah, e salviamo i bambini!)

Me lo diceva sempre mio papà: “non guardare quella roba lì, esci a giocare!“. A me non interessava granchè in verità la televisione: preferivo stare fuori tutto il giorno e godermi un bel cartone educativo mentre la mamma preparava la cena e si interrogava sulle strane esplosioni di silohuette umane su sfondo blu tristezza, gioiosa opera di Ken. Eppure, pare sia così: nessuno schermo prima dei tre anni di età! …Incredibile dictu?

Mamme! Troppo comodo imbesuire i vostri pargoli davanti alla TV! Avete voluto la bicicletta? Ora pedalate! Fonte imagine: lagravidanza.net

Devo dire la verità: questa notizia mi è stata segnalata da un caro amico informatico che l’ha letta su un sito noto ai più (devo ammettere: a me no), ossia Slashdot. Nonostante io di psicologia non capisca nulla, e nonostante che il sito mi consigli la lettura di pezzi quali “Il viaggio nello spazio a velocità curvatura potrebbe essere meno impossibile* del previsto” e “Bill ‘il ragazzo della Scienza’ Nye dice che il creazionismo non è adatto per i bambini“, ciò nondimeno voglio comunque addentrarmi nell’argomento.

Archives Of Disease in Childhood, ossia Archivi della Malattia nell’Infanzia, è la rivista scientifica che punta il dito contro l’associazione tra infanti e televisione: questi penultimi svilupperebbero una vera e propria ossessione per gli schermi e le immagini da loro veicolate, con influssi nefasti allo sviluppo e potenziali ricadute a lungo termine.

Mentre leggo, scopro che gli influssi a lungo termine sono le quasi sei ore che l’adolescente inglese passa rimbecillito davanti alla TV, che diventano otto nell’adolescente americano.

La mia personale opinione (che non ha nulla di scientifico) può siffattamente riassumersi così:

- Noto che ultimamente il livello di educazione nei più piccoli è in continuo declino: lo vedo in piscina (ho la disgrazia di cambiarmi mentre torme di figli di genitori di nome e non di fatto tornano dagli allenamenti di pallanuoto), me lo confermano amiche maestre (n =3).

- La colpa è anche dei genitori: lo potete confermare voi stessi se siete genitori e avete il dispiacere di andare ai consigli di classe, o se avete le amiche maestre di cui sopra (anche non le stesse mie).

- Ma la vera domanda è: ci voleva davvero un articolo scientifico per enunziare una dabbenaggine del genere? Andiamo a scoprirlo.

L’articolo è stato fatto davvero, ed è quello che viene definito in gergo una meta-analisi: e consiste nel setacciare la letteratura scientifica, cercare una pila di lavori che parlano dello stesso argomento, buttare tutti i dati in un calderone (possibilmente dopo essersi accertati che possano essere comparati tra loro in qualche modo) e vedere un po’ che cosa salta fuori.

Solitamente questo tipo di analisi lo si fa per aumentare la potenza statistica di uno studio. Per vedere effetti molto piccoli servono numeri molto grandi: tanti studi farmacologici includono migliaia o decine di migliaia di pazienti; meta-analizzando tanti studi di questo tipo si può arrivare alla significatività statistica in valori nei quali i singoli studi fallivano nel trovare una correlazione (ad esempio: mangiare questa pastiglia riduce i valori ematici di glucosio di poche mg/dl, ma significativamente).

La meta-analisi dello studio in questione, però, sembra un po’ più simile alla raccolta dei pareri dei passanti nel parco che a una vera meta-analisi vera e propria, peraltro si arriva a delle conclusioni senza aver fatto fattualmente nulla per poterle giustificare (a parte leggere l’opinione di altre persone). Giustificate per carità da studi ai limiti dell’IgNobel: c’è davvero bisogno di studi che dicano che “Eating a meal while viewing screens is also thought to disrupt the encoding and memory formation of the meal” (consumare un pasto mentre si guardano schermi si pensa possa distruggere la codifica e la formazione della memoria del pranzo stesso), informazione contenuta nell’articolo Television watching during lunch increases afternoon snack intake of young women, ossia “Guardare la TV a pranzo aumenta il consumo di snack nel pomeriggio nelle giovani donne“?

Verso la fine dell’articolo, senza nessun supporto scientifico (se non quello di articoli simili a quelli già citati) nonchè “l’osservazione dei miei figli“, l’autore sostanzialmente conclude che, nonostante non ci sia una reale evidenza che la teoria sia verificata, sia comunque meglio proibire qualsiasi schermo ai bambini sotto ai tre anni perché prevenire è meglio che curare.

La vera domanda è se ci sia stato veramente bisogno di raccogliere tutte queste perle di saggezza, analizzarle, farci sopra una statistica e arrivare alla conclusione che guardare la TV sei ore al giorno non è salutare. Mah.

 

Piermatteo


*Poi qualcuno mi spiega come fa una cosa a essere “meno impossibile”: per quanto meno impossibile, rimane impossibile. Un po’ come quando incontri in laboratorio qualcuno che prova a dire che qualcosa è “più sterile” o “meno sterile” di qualcos’altro.

Tag:, , , , , , , ,

Scritto da Piermatteo Barambani Pubblicato il 16 gennaio 2013

 

Se ti é piaciuto questo articolo, rimani aggiornato:
seguici anche su Facebook!

2 Commenti »

  • Simona dice:

    Forse il fatto di vederlo nero su bianco, o in pixel su schermo apposito, rende la cosa più assimilabile – eh!- a quelle persone che hanno bisogno di sentirsi dire che certe cose fanno male, tipo guardare la televisione indipendentemente se poi si consuma un pasto mentre lo si fa o meno.
    Di tutto, bisogna dire che non è l’oggetto ma l’uso che se ne fa, se i genitori usano la tele come baby sitter pure loro dovranno rendersi conto che farà male al pupo più che lasciarlo in compagnia di una comunità circense, anzi, la comunità circense sarebbe l’ideale per la sana crescita di un bambino nella nostra società, visti i salti mortali che si devono compiere per sopravvivere.

  • Camilla dice:

    Caro Piermatteo,
    da mamma di un duenne e da persona di scienza penso che certe cose non si dicano mai abbastanza anche se a te possono sembrare banalità.
    E se la scienza può dare una mano a mettere dei paletti ben venga. Soprattutto per i bambini sotto i tre anni. Ti assicuro che molti genitori, anche attenti, non hanno idea degli effetti della tv sui piccolissimi, anche quando messi davanti ai programmi adatti.
    Per conto mio, come tua mamma, cedo all’ora di preparare la cena, se no non mangerebbe nessuno, ma non davanti a Ken (per quello aspetto che abbia qualche anno in piu, del resto ci sono cresciuta anch’io ;) ) e cambio canale alla pubblicità di qualunque cosa, un vero trapano per i giovani ippocampi che non andrebbe mai sottovalutato!