Diario personale di un piccolo scienziato pazzo
 
Riccardo - atreliu pazzo
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Rivanga nel mio passato:





mercoledì, luglio 03, 2002

E' questo per me un periodo un po' triste.
Triste perchè mi sento solo.
Ora che le lezioni sono finite, si sta a casa, a studiare per gli esami. La verità è forte il rischio di allontanarsi dagli altri e sentirsi, appunto, soli. In questo stato, io tendo a non aver voglia di fare nulla, tanto meno studiare, così cazzeggio, perdendo e mangiando il tempo vuoto, le giornate vuote e per questo acnora più tristi.
Ci sono poi dei momenti, meno passivi, in cui mi metto a studiare, o vado in piscina, e in qui momenti, sopratutto quando sono per Milano, solo, per nascondere a me stesso la mia solitudine, mi dico "Che bello, come sono indipendente, posso fare quello che voglio e andare dove voglio.". E ci credo, per fortuna, nel momento in cui lo dico: l'analisi ( o pere mentali che dir si voglia..) per cui questi modi di dire sono solo modi per soffrre di meno, vengono naturalmente dopo.
Bisognerebbe reagire, ad esempio potrei, domani andare all'uni di Bicocca, dove probabilmente ci sarà qualche amico. Ma questo stato è infido, perchè si nutre di apatia, e l'apatia infonde, così l'andarci risuta essere difficle (faticoso, poco utile perchè magari si potrebbero trovare modi e posti migliori per studiare) mentre è quasi allettante la possibilità di tornare o restare a casa, dove puoi fare tutto con più calma, senza doverti affacendare per uscire, dove potresti godere di un ambiente più adatto allo studio, dove c'è il computer con cui prendersi le pause.
Ecco così che la scelta si assai molto diversa, ed il reagire non è così facile.
Ovviamente ci sono state una serie di concause: la perdità di una vacanza-studio con amici, un esame non riuscito, l'allontanamento di una persona con cui stava forse nascendo qualcosa.
Cosa fare? Aspettare fino a Settembre-Ottobre l'inizio delle lezioni? e nel frattempo? gli innumerevoli esami?
Per fortuna c'è di mezzo una decina di giorni in cui staro con amici, una vacanza in Olanda, da ricordare come una bella vacanza con gli amici e compagni di università.
A parte il fatto che l'angoscia si fa poi sentire di nuovo pensando a cosa farò quando torno, il 7 Agosto, e dove passero il restate mese (a casa? ancora da solo??), prima di quel 29 Luglio, la partenza, manca un intero mese.. e due esami di mezzo.. certo non poco, non poco.
Arrivati alla fine viene spontaneo, forse, dire, "Va bhè, dai su, su, forza e coraggio, ora esci, e datti da fare!". La realtà è diversa, più complessa, per uscire da questo circolo vizioso da qualche parte visogna pur incominciare...
E se venisse dagli altri? Se fosse qualche amico che si fa sentire e propone, con forza il voler uscire un giorno, una sera, passare del tempo insieme, anche per studiare, non servono a questo gli amici?
Amici.. gli amici son sempre persone, e non possono essere sempre pronti e disponibili, sempre recettivi e capire tutto. Tanto più che stando a casa, non comunico loro questa mia necessità.
Forse questo mio diario online, è anche questo: un modo per dire e comunicare più liberamente, che non di persona.

Oggi pomeriggio mi ha chiamato mio papà, ero naturalmente a casa, questa sera ci sarebbe stato un concerto di Ludovico Einaudi, e mi proponeva se mi andava di andarci, io un po' indeciso, alla fine ho accettato e volentieri, si d'accordo ci sarei andato con mio papà e non con amici, ma almeno uscivo..
Questa sera, è arrivato a casa, io ero indaffarato con il computer e lasciavo che il tempo scorresse... volendo in parte perdere quel concerto. Abbiamo cenato insieme, e poi.. come se nulla fosse il tempo è scivolato via...
Non una parola si è fatta sul concerto, e come se il discorso fatto al telefono fosse svanito nell'aria, abbiamo passato una serata a casa..
Devo dirlo, per primo non ho ricordato, avvisato, detto nulla, ma è quello che al momento mi manca, ed è per quello che encessito di un inizio da "fuori".
Ricordo che mentre il tempo passava, ed ero in un momento in cui avevamo finito di cenare e, in fretta, saremmo ancora potuti andare (o provarci), mi stavo elaborando scuse per non voler uscire (è bastardo questa stato, e s'insinua dappertytto, pur di soppravivvere e nutrirsi), forse con la speranza che venisse da me, mio papà, da un momento all'altro per dire "Andiamo?"

Sono le 5.36, è l'alba, gli uccellini cantano e inizia una nuova giornata. Dovrei alzarmi fra un ora, ho messo la sveglia, per essere accompagnto da mio papà, e andare a studiare in uni.
Volete scommetere che resterò a casa??


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