Diario personale di un piccolo scienziato pazzo
 
Riccardo - atreliu pazzo
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giovedì, dicembre 25, 2003

Come già accaduto a volte riporto articoli che facciano capire e comprendere le difficoltà (vere o caricate da paure per vecchi traumi..) dell'essere omosessuale.
L'articolo è preso da LiberiTutti,martedì 23 dicembre 2003 , di L'Unità

Cristiano

Come sono i Natali Gay? Volete che ve ne racconti un po’ di quelli da scapolone impenitente o da finto etero «sciupafemmine »? Molti non si sono mai posti la domanda o si sono risposti così: il Natale è Bianco, Felice, Buono, ma forse solo il primo aggettivo è credibile e possibile, per realizzare felicità e la bontà del Natale le difficoltà che incontrano sono di fatto scoraggianti. Ho frequentato di recente un incontro organizzato da Arcigay di Bologna al Cassero proprio sul Natale e lì ci siamo confrontati e consolati raccontando i nostri Natali. Inizio dal mio così mi levo il dente. E faccio una precisazione: io mi chiamo Cristiano, quindi rinasco un po’ ogni Natale, proprio come Gesù, ma questa volta rinasco intero. Un anno fa ho dichiarato lamia omosessualità a me stesso e soprattutto a tutti i miei famigliari: moglie, figlia, genitori, fratello. E reazione, a parte mia moglie che comprensibilmente non riesce a capirmi e ad accettare nuova situazione (sono separato), è stata positiva. Mi hanno accolto. La figlia ormai adulta mi è rimasta vicinissima, i genitori mi hanno manifestato il loro affetto, eppure…. Eppure sembra esserci tra noi una parete di vetro. Trasparente, ma separante. Mi spiego meglio: in un anno ci siamo sentiti quasi tutti i giorni, ci siamo visti sicuramente un paio di volte alla settimana, mi hanno assistito amorevolmente come fossi ancora un bambino in occasione di un attacco influenzale, ma mai mi hanno chiesto notizie del mio «compagno ». Una barriera insormontabile si è creata tra loro e tutto quello che riguarda la mia nuova vita. Forse è un atteggiamento dettato dal pudore, forse una non accettazione della mia omosessualità, pur continuando loro ad amarmi con tutto il cuore. Questa situazione mi fa soffrire anche perché la mia relazione con un ragazzo dopo tre anni si è recentemente conclusa e loro non lo sanno ancora, mi hanno sicuramente visto affranto, ma non hanno osato chiedere, né io ho avuto il coraggio di tornare sull'argomento. Tutto questo a Natale come in altre ricorrenze passate peserà parecchio non potendo comunque avere vicino la persona che amo e neppure raccontare quanto sia stata importante per me. Altri ragazzi al Cassero hanno raccontato storie di vita che si snodano su due binari: sul primo primo binario ci sono i gay integrati e visibili nella città dove studiano o lavorano, sul secondo i bravi ragazzi che per la famiglia sono fidanzati con fantomatiche brave ragazze o sono scapoloni impenitenti. In occasione del Natale lasciano i fidanzati e ritornano a casa simulando un’eterosessualità non loro. Una giornata che dovrebbe essere di gioia si trasforma in una punizione. Qualcuno invece è riuscito a dirlo in famiglia e viene accettato, la cosa importante però è che la notizia non trapeli. Scatta la corsa a ogni possibile sotterfugio per non far sapere a parenti e conoscenti la verità, con costruzioni elaboratissime di storie inattaccabili pensate per convincere tutti che il non accasarsi è dovuto a motivi di lavoro o meglio ad un’incontrollabile voglia di cambiare continuamente ragazza ( il maschio che va a caccia di molte prede è in quasi tutti i contesti benevolmente accettato). Gli ultimi di cui so, i più sfortunati, hanno dichiarato la loro situazione, ma la famiglia li osteggia e li esclude. E credo che questo sia uno dei più brutti Natali che si possano passare. Ancora, con la scusa che tutti siamo più buoni in questo periodo molti famigliari si sentono autorizzati a fare domande o affermazioni che feriscono l'animo, confidando nel fatto che per non guastare l'armonia noi non si reagisca. Quello che comunque pesa di più oltre a non poter avere vicino il proprio compagno, è l'essere esclusi da una grossa parte della sua vita. Cerchiamo di far sì che l'essere più buoni a Natale non sia solo un luogo comune che nessuno frequenta, ma un luogo dove riconoscerci tutti. Vi saluto con un augurio: vispo Natale a tutti. E sapete perché? Perché da quando ce l'ho fatta, da quando mi sono accettato tutto, ho sentito che lamia vita, apparsami in tante situazioni un conflitto dolente, poteva essere zampillante, argentina, vispa. E mi sono chiamato «Vispo».
Auguri da Cristiano di Modena, detto Vispo.


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