martedė, marzo 30, 2004
Oggi finalmente esco da casa: senza ver mangiato, di corsa e con i capelli ancora umidi da un bagno, verso la presentazione del
KOB (Kollettivo omosessuali Bicocca), e la proiezione del film "Il viaggio di Felix".
Arrivo alle 14.20, con in mano un panino, l'aula e la U6-04. Dō uno sguardo dentro, non sono in tanti...
Finisco il mio panino, entro e esordisco col sorriso, ironizzando sullascarsa affluenza (si dovrebbe iniziare alle 14.30).
Si fanno due chiacchere e conosco i ragazzi del KOB. Posticipiamo l'inizio sperando che arrivi qualche amico... qualche conoscente.. alla fine siamo in una dozzina, circa, esterni 2... (io e una ragazza).
Alle 14.50, poco prima della proiezione conosco anche Aelred.
Il film racconta di Felix, che inizia un viaggio per trovare suo padre, che non ha mai conosciuto. Durante questo viaggio, effettuato a piedi dalla Normandia fino a Marsiglia, ha inevitabilmente degli incontri, delle esperienze, conosce persone che poi lui associa ad un fratello, un cugino, una nonna, una sorella... ridisegnando il concetto di famiglia non pių secondo un ordine biologico, ma pių sulla tipologia di rapporto che si viene a creare tra lui e l'altra persona.
Cosi č fratello, il ragazzo a cui da aiuto e supporto; č nonna l'anziana signora -cosė diretta e semplice,bellissima- con cui parla ed accetta opinioni sul suo viaggio e il significato; e cosi via..
E' bello, il film, anche per mette a confronto l'idea di famiglia (in particolare l'idea di padre), concettuale e idealizzata, e quella reale, in particolar modo facendo il confronto con i figli della "neo sorella": 3 e provenienti da padri diversi, ed i piccoli enfants considerano padre tutti i vari padri ed anche il neo compagno della mamma..
Discutevamo proprio di questo, alla fine del film, e di come la cultura si insinui sull'idea di famiglia, e delle differenze di questa idea tra noi italiani, ed i francesi, ad esempio. Lo facevamo tra noi, con Fabio, in gruppo, in modo informale. E mentre parlavamo, a poco a poco, sono entrati altre persone in sala tra cui anche la professoressa
Chiara Saraceno (uno dei massimi studiosi italiani di famiglia, esclusa dall'Osservatorio nazionale sulla famiglia, per aver affrontato temi "scabrosi" come la famiglia omosessuale).
La cosa un po' triste č stato che questi signori si sono presentati durante la discussione, e che non abbiano minimamente avuto intenzione di entrane bel dibattito in corso, che si č dovuto evidentemente interrompere..
La professoressa si č fatta presentare.. ed ha cominciato un lungo discorso, che ci ha fatto chiedere se sapeva a chi stava parlando, in che contesto era..., dal momento che non affrontava il discorso famiglia come concetto in cambiamento e/o da cambiare, in conseguenza di una idea pių vera e sentita, e non come istituzione dovuta alle relazioni parentali.
In sintesi ha indicato la famiglia come massimo prodotto socio-culturale. Dove i cambiament sono molto lenti e difficoltosi, soprattutto per certi aspetti..
Ancora una voltam la cosa che fa pių rabbia, č nel confrontarsi con altre situazioni europee.
L'Italia, con il pių forte senso della famiglia 'classica' (padre,madre + figli biologici), č anche quella che ne ha l'idea pių retrograda...
A tale proposito, mi ha fortemente colpito un anedotto raccontato da Fabio: lui ed il suo compagno erano in un ristorante a Venezia, Fabio si č allontanato verso un cloachard che aveva bisogno di aiuto avendo bevuto troppo.., e una coppia francese, seduta vicino a loro, si sono riferiti a Fabio definendolo "Il marito di quel ragazzo, deve essere medico"! Insegnandoci molto sulla chiarezza, l'assenza di 'bigottismi' o pre-costituiti culturali.. (quale persona italiana si sarebbe mai espressa in quel modo??).
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