Diario personale di un piccolo scienziato pazzo
 
Riccardo - atreliu pazzo
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Rivanga nel mio passato:





mercoledì, maggio 05, 2004

Questa storia narra di un giovane bambino di nome Giuseppe.
Giuseppe aveva ben 12 anni quando scoprì che poteva avere quello che desiderava, perdendo però parte di se, del proprio corpo o dei propri pensieri.
Lo scoprì per caso, era un freddo mattino di Novembre, lui era andato allo stagno per vedere i primi strati di ghiacci formarsi, per romperli con i sassi, e giocare e fantasticare sui mille microstrati che galleggiavano alla deriva, come fossero degli Iceberg visti da molto lontano.
Quando arrivò sulle sponde dello stagno, riusci a trovare un pertugio tra le fronde degli alberi e dell'erba alta, e si mise a sedere, cosi come era sul terreno fangoso, ricoperto di alghe e muschio..
D'un tratto desiderò essere diverso, diventare grande, non pensare nè a se stesso, nè agli altri, ma fare.. E si mise a creare mille castelli dalle architetture più strane, con la sua fantasia, usando come materiale di costruzione, rametti, fusti di erba e decorare il tutto con qualche alga melmosa, per dargli un aspetto più vissuto.. Desiderò una giornata calda di sole, sì che il sole potese svegliarlo dentro, illuminargli e scaldargli il corpo e ricaricarlo di energie con le quale avrebbe dimenticato incertezze dubbi e mille noie pensate..
Ebbene, mentre pensava a tutto questo, come per magia diventò come voleva essere: grande, tra magnifici castelli, illuminati e scaldati da un sole nuovo.. Si accorse però anche di non essere più il bambino di una volta, di non avere più quelle fantasie mirabolanti, quei desideri e sogni, di non avere più la testa tra le nuvole...
Si trovava grande, oramai incastonato tra quei castelli... magnifici, ma ancora molto grandi, che lo sovrastavano, e poi tra tutti quei castelli c'era il rischio di perdersi.. di non trovare la propria casa, il proprio sé..
Grande... era diventato grande.. aveva fatto cose, e perse altre.. e aveva ancora problemi.. che prima non aveva, ma che ora, da grande, possedeva.
Desiderò allora un'ultima cosa: non avere problemi. E di lì a poco, così fu: non ebbe più alcun problema, non aveva più motivo di preoccuparsi di se, degli altri, del proprio futuro prossimo o lontano.. Si vide dall'alto, lui, il suo corpo steso per terra, tra questi grandi castelli, come addormentato per sempre.. Questa volta pensò che aveva ancora perso qualcosa: l'affetto degli amici e dei cari, la gioia della natura, e del poter fare qualcosa. Ma oramai tutto questo non aveva più molta importanza... nulla aveva più importanza.. e piano piano si assotigliò, come stirato... divenne sempre più trasparente, sempre più vacuo, fino a diventare un soffio d'aria...



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