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silviolivio
Nuovo Arrivato

Prov.: napoli
Città: trecase


47 Messaggi

Inserito il - 27 gennaio 2007 : 13:14:15  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di silviolivio  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di silviolivio Invia a silviolivio un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
mi sorge studiando l'attvita della tolemera questo dubbio:

allora ho capito che l'attvità della telomerasi serve a non far accorciare i cromosomi ogni volta che una cellula si divide
ho capito il meccanismo con il quale lavora la telomerasi
ho capito che alla fine cmq resta un piccolo tratto a singlo filamento (ovvero uqlle dell'ultimo primer utilizzato dopo l'attività telomerasica.
ho capito che alla fine anche questo ultimo tratto formando un loop non resta libero ma invade il duplex evitando attacchi esonucleasici

il dubbio è:
ma così facendo non si ottengono cromosomi sempre più lunghi?? o mi è sfuggito qualcosa??

grazie...so già che chiarirete questa questione! ;)

Dionysos
Moderatore

D

Città: Heidelberg


1913 Messaggi

Inserito il - 27 gennaio 2007 : 13:53:17  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Dionysos  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Dionysos Invia a Dionysos un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Al contrario, questa estremità a singolo filamento 'sporgente' dovrà
separarsi dal duplex per potersi replicare, no?
In questo modo un cromosoma replicato sarà di poco più lungo
e l'altro di poco più corto: se fai replicare ancora una volta
il cromosoma più lungo (fai un disegnino) vedrai che questo si
accorcerà ancora di un poco e così via.

Alla fine tutti i cromosomi sono destinati irrimediabilmente
ad accorciarsi, ma questo è poco male finchè le estremità
perdute sono telomeri, cioè porzioni di "DNA-spazzatura".

Volere libera : questa é la vera dottrina della volontà e della libertà
(F.W. Nietzsche)

Less Jim Morrison, more Sean Morrison!


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Cangrande
Utente Junior

Cangrande Della Scala

Prov.: Verona


280 Messaggi

Inserito il - 27 gennaio 2007 : 16:40:43  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Cangrande Invia a Cangrande un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Butto li un'ipotesi: e se ci fosse una funzione nascosta in questo DNA SPAZZATURA

Magnifico atque victoriosissimo Domino, Domino Kani Grandi de la Scala.
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Catwoman
Nuovo Arrivato


Prov.: Padova


7 Messaggi

Inserito il - 30 gennaio 2007 : 09:54:25  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Catwoman Invia a Catwoman un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
In realtà l'accorciamento dei cromosomi viene correlato ai processi di invecchiamento della cellula

CATWOMAN
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Catwoman
Nuovo Arrivato


Prov.: Padova


7 Messaggi

Inserito il - 30 gennaio 2007 : 10:08:33  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Catwoman Invia a Catwoman un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Esistono numerose ipotesi sull'origine e la persistenza nel genoma di ampie regioni non codificanti. Nessuna di queste è riuscita a convincere totalmente la comunità scientifica. É comunque possibile che ogni ipotesi sia parzialmente corretta, e che l'intero DNA spazzatura persente nel genoma si sia originato in numerosi modi diversi, alcuni dei quali descritti appunto dalle teorie seguenti.
Queste regioni potrebbero essere rimasugli di pseudogeni, che nel corso dell'evoluzione avrebbero perso la loro funzione, anche a causa di eventuali frammentazioni della sequenza codificante.
L'8% del DNA non codificante è stato dimostrato essere stato originato da retrotrasposoni di HERV (dall'inglese Human Endogenous RetroVirus), ma si ipotizza che questa percentuale possa essere ritoccata a quasi il 25% del genoma umano.
Il DNA spazzatura potrebbe avere una funzione protettiva nei confronti delle regioni codificanti. Dal momento che il DNA è continuamente esposto a danni casuali da parte di agenti esterni, infatti, una tanto alta percentuale di DNA non codificante permette di pensare che le regioni ad essere statisticamente più danneggiate siano in realtà non codificanti.
Il DNA spazzatura potrebbe anche essere una sorta di riserva di sequenze al momento non codificate, ma dalle quali potrebbe emergere un qualche gene in grado di conferire vantaggio all'organismo. Da questo punto di vista, dunque, tali regioni costituirebbero le vere basi genetiche dell'evoluzione.
Parte del DNA spazzatura è ritenuto essere, più semplicemente, un elemento spaziatore tra geni. In questo modo gli enzimi che hanno rapporti con il materiale genetico avrebbero la possibilità di complessare più agevolmente il DNA. Il DNA spazzatura così, potrebbe avere una funzione fondamentale pur essendo composto di una sequenza assolutamente casuale.
Alcune regioni di DNA non codificante potrebbero avere una funzione regolatoria sconosciuta: potrebbero ad esempio controllare l'espressione di alcuni geni o lo sviluppo di un organismo dallo stato embrionale a quello adulto.
Nel DNA spazzatura potrebbero essere contenute numerose sequenze trascritte ad RNA ma non tradotte a proteina: questi non coding RNA sono ancora poco conosciuti, ma si ritiene possano essere molti di più di quelli attualmente noti.
Alcune teorie puntano invece a confermare che tale DNA non abbia in effetti alcuna funzione. In un recente esperimento è stata rimosssa una quantità di DNA spazzatura dal genoma murino pari all'1%. I topi sottoposti al trattamento non hanno mostrato alcun tipo di fenotipo. Ciò può comunque essere interpretato in due modi: il DNA non codificante non ha effettivamente nessuna funzione, oppure i ricercatori non sono stati in grado di sviluppare un metodo di rilevazione tale da osservare cambiamenti fenotipici nei topi.

Dal punto di vista teorico, la presenza di alte proporzioni di DNA spazzatura sembra essere contro la logica evoluzionistica: la replicazione di una tale quantità di informazioni inutili, infatti, sembrerebbe essere un grande spreco di energia. Gli organismi con una minore quantità di DNA spazzatura, risparmiando energia, dovrebbero presentare un vantaggio selettivo e, lungo l'evoluzione, il DNA spazzatura sarebbe dovuto scomparire. In base a questo, sembrerebbe evidente che il DNA non codificante debba avere una qualche funzione.

In realtà, è possibile giustificare queste considerazioni anche partendo dal presupposto che tali sequenze non abbiano alcuna funzione.

L'energia richiesta per la replicazione di grandi quantità di DNA inutile è in realtà insignificante se correlata all'intera quantità di energia spesa per l'intero processo replicativo.
Va ricordato il già citato vantaggio selettivo che potrebbe derivare dalla presenza di una riserva di sequenze extra non codificate. Ciò potrebbe giustificare la persistenza di queste regioni nel corso dell'evoluzione.
L'attività integrativa dei retrotrasposoni avviene più velocemente di quanto l'evoluzione sia in grado di eliminarli. Ciò spiegherebbe perché le regioni non codificanti, invece di diminuire, possano aumentare nel corso dell'evoluzione.
La genomica comparativa è una via promettente per la comprensione della reale funzione del DNA non codificante. É infatti ampiamente condiviso nella comunità scientifica il fatto che le regioni codificanti (o dotate di un qualche ruolo) siano ampiamente conservate, dal momento che una loro eventuale mutazione potrebbe indurre fenotipo negativo. A testimonianza di ciò sta l'ampia omologia (all'80%) tra un tipico gene umano ed uno, ad esempio, murino. I genomi dei due organismi hanno invece una percentuale di omologia molto minore. Confrontando dunque le regioni non codificanti di diversi organismi, è possibile comprendere se esse abbiano o meno una qualche funzione: regioni strettamente conservate (similarmente a quanto avviene per i geni), avranno con tutta probabilità una funzione; in caso contrario, è possibile che non presentino alcuna funzione.

In un recente studio, circa 500 elementi ultraconservati sono stati individuati in tutti i genomi di vertebrati analizzati, individuati in quello che prima era indicato come junk DNA. La funzione di queste regioni resta comunque ignota, ma analisi di questo tipo permettono di focalizzare le indagini su precise sequenze. Si ritiene, in particolare, che queste possano essere sequenze coinvolte nello sviluppo da embrione ad adulto. La rilevanza statistica di tali risultati è tuttavia minata dalla relativa poca disponibilità di genomi sequenziati e non è quindi in realtà possibile parlare di generale conservazione. Con il sequenziamento di ulteriori genomi di vertebrati, gli scienziati potranno definire con maggiore chiarezza il livello di conservazione di tali sequenze.


CATWOMAN
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fabrizio82
Nuovo Arrivato

Prov.: Bari
Città: bari


1 Messaggi

Inserito il - 05 ottobre 2007 : 20:02:02  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di fabrizio82 Invia a fabrizio82 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
da quello che so io (watson) l'estremità sporgente viene degradata da alcuni enzimi,come anche parte dell'altro filamento. quest'attività enzimatica è regolata da alcune proteine ''sensore'' attaccate ai telomeri così che la lunghezza del telomero e del cromosoma rimangono sempre più o meno invariati. ciao spero di non sbagliarmi nel qual caso rettificherò tanto mi toccherà studiarlo domani
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MrX83
Nuovo Arrivato


Città: Napoli


20 Messaggi

Inserito il - 06 ottobre 2007 : 11:07:23  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di MrX83 Invia a MrX83 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
La telomerasi serve ad ovviare un problema di accorciamento dell'estremità 3' del doppio filamento...accorciamento dovuto alla caratteristica intrinseca del DNA di antiparallelismo. X la replicazione vi è bisogno dell'attacco di un primer ke consenta di effettuare la polimerizzazione in direzione 5'-3'. Questo primer si lega quindi all'estremità 3' del filamento stampo...il problema quindi nasce dal fatto ke quella breve sequenza dove il primer sarà attaccato non verrà replicato portando così ad un progressivo accorciamento del genoma...la telomerasi è un ribozima costituito da una porzione proteica con attività di trascrittasi inversa ed una porzione ad RNA ke funge da stampo. La porzione ad RNA si appaia col filmaneto in neosintesi tramite la sequenza 5'-TAACCCTAA-3' e tramite l'attività di trascrittasi inversa ne allunga l'estremità 3' terminale ke sarà quindi costituita da un singolo filamento lungo anke diverse centinaia di coppie di basi con sequenze ripetute di TTAGGGTTA.

Alcuni virus aggirano questo problema dell'accorciamento del tratto genomico in 3' legando all'estremità stessa una proteina complessata con un nucleotide, e proprio questo nucleotide fornisce il 3'-OH per la reazione di polimerizzazione.
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