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marijane
Nuovo Arrivato

Prov.: Siena
Città: siena


2 Messaggi

Inserito il - 12 marzo 2008 : 14:45:08  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di marijane Invia a marijane un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
qualcuno mi potreste dare delle informazioni sui biomarker?
e fonti su cui studiarli o trovarli?

nikociak
Nuovo Arrivato

Prov.: Milano
Città: milano


1 Messaggi

Inserito il - 21 marzo 2008 : 15:48:03  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di nikociak Invia a nikociak un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Quando un contaminante raggiunge un ecosistema, marino, terrestre o d’acqua dolce, può provocare una serie di alterazioni o danni a diversi livelli di complessità strutturale che, partendo dal danno molecolare, seguendo la complessità dell’organizzazione gerarchica dei viventi, giungono fino ad alterazioni su popolazioni e comunità biologiche. Uno dei problemi chiave dell’ecotossicologia è definire quali sono gli effetti tossici di un contaminante o di una miscela di contaminanti (Vighi and Bacci, 1998).
Tra gli aspetti fondamentali su cui punta l’attenzione la moderna tossicologia ambientale c’è l’identificazione del bersaglio primario d’azione di un composto inquinante. La tossicità primaria di un contaminante si esercita, infatti, in linea generale, a livello biochimico e molecolare (modificazioni delle attività enzimatiche, danni sul DNA, etc.) e solo successivamente gli effetti si possono riscontrare, con un effetto a cascata, ai livelli superiore dell’organizzazione gerarchica, organulo, cellula, tessuto, individuo, fino a giungere al livello di popolazione e di comunità. Parallelamente all’impatto negativo del tossico ai diversi livelli strutturali, si sviluppano delle risposte adattative allo stress chimico che tendono a riportare il sistema ad uno stato di equilibrio. In particolare, le risposte omeostatiche a livello molecolare tendono a diminuire l’effetto dannoso del composto inquinante, grazie all’induzione di sistemi multienzimatici che tendono a detossificare totalmente o in parte l’organismo. Quando però il meccanismo omeostatico difensivo ad un determinato livello funzionale non è sufficiente a bilanciare l’azione del tossico, l’effetto negativo si manifesta ai livelli più alti dell’organizzazione gerarchica.
Volendo, quindi, applicare questa “legge generale” dell’intercorrelabilità degli effetti di un composto inquinante al settore delle indagini ecotossicologiche, potremmo affermare che le diverse risposte, omeostatiche e non, che un organismo genera nei confronti di un insulto chimico rappresentano dei “potenziali marker” di contaminazione ambientale (Vighi and Bacci, 1998).
Originariamente un biomarker è stato definito come qualsiasi alterazione o manifestazione a livello biochimico, istologico o fisiologico dovuta a condizioni di stress ambientale (Hyne e Maher, 2003). In particolare sono stati classificati biomarker di esposizione a sostanze tossiche e biomarker di effetto da esposizione. I primi comprendono tutte le risposte di un organismo relative all’esposizione ad una determinata sostanza chimica o miscela di sostanze. Il limite è che non forniscono informazioni sui reali effetti tossici sull’organismo. Biomarker di effetto, per contro, sono considerate tutte le risposte che indicano sia l’esposizione che l’effetto di un composto tossico (Vighi and Bacci, 1998).
Nello specifico caso dei biomarker biochimici, bisogna dire che la maggior parte di essi deriva da studi su organismi esposti a precise sostanze tossiche in condizioni controllate di laboratorio. Da qui è possibile, infatti, stabilire le relazioni causa-effetto che saranno poi applicate in studi sul campo.
Valutare le risposte date dai biomarker, come la variazione dell’attività di enzimi coinvolti in processi di detossificazione, la manifestazione di alterazioni al DNA, etc., permette di determinare lo “stato di salute” di un ecosistema e di avanzare previsioni su possibili effetti negativi a lungo termine.
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tommasomoro
Utente Junior



358 Messaggi

Inserito il - 21 marzo 2008 : 16:11:12  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di tommasomoro Invia a tommasomoro un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
da wikipedia

A Biomarker is a substance used as an indicator of a biologic state. It is a characteristic that is objectively measured and evaluated as an indicator of normal biologic processes, pathogenic processes, or pharmacologic responses to a therapeutic intervention.

Biomarkers validated by genetic and molecular biology methods can be classified into three types.

Type 0 - Natural history markers
Type 1 - Drug activity markers
Type 2 - Surrogate markers


A biomarker can be any kind of molecule indicating the existence, past or present, of living organisms. In the fields of geology and astrobiology, biomarkers are also known as biosignatures. The term is also used to describe biological involvement in the generation of petroleum (see Biomarker (petroleum)).

In medicine, a biomarker can be a substance that is introduced into an organism as a means to examine organ function or other aspects of health. For example, rubidium chloride is used as a radioactive isotope to evaluate perfusion of heart muscle.

It can also be a substance whose detection indicates a particular disease state, for example, the presence of an antibody may indicate an infection (see biomarker (medicine)). More specifically, a biomarker indicates a change in expression or state of a protein that correlates with the risk or progression of a disease, or with the susceptibility of the disease to a given treatment. Once a proposed biomarker has been validated, it can be used to diagnose disease risk, presence of disease in an individual, or to tailor treatments for the disease in an individual (choices of drug treatment or administration regimes). In evaluating potential drug therapies, a biomarker may be used as a surrogate for a natural endpoint such as survival or irreversible morbidity. If a treatment alters the biomarker, which has a direct connection to improved health, the biomarker serves as a surrogate endpoint for evaluating clinical benefit.

In psychiatric research, a fruitful way of finding genetic causes for diseases such as schizophrenia has been the use of a special kind of biomarker called an endophenotype.

In cell biology, a biomarker is a molecule that allows for the detection and isolation of a particular cell type (for example, the protein Oct-4 is used as a biomarker to identify embryonic stem cells).

A biomarker can also be used to indicate exposure to various environmental substances in epidemiology and toxicology. In these cases, the biomarker may be the external substance itself (e.g. asbestos particles or NNK from tobacco), or a variant of the external substance processed by the body (a metabolite). (See also: Bioindicator.)

In genetics, a biomarker (identified as genetic marker) is a fragment of DNA sequence that causes disease or is associated with susceptibility to disease.
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tommasomoro
Utente Junior



358 Messaggi

Inserito il - 21 marzo 2008 : 16:34:22  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di tommasomoro Invia a tommasomoro un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
genomic biomarkers: http://www.fda.gov/Cder/guidance/7619dft.pdf

http://www.fda.gov/cder/genomics/biomarkers.htmù

http://www.emea.europa.eu/pdfs/human/ich/43798606en.pdf

http://www.fda.gov/cder/genomics/genomic_biomarkers_table.htm

a caso: http://www.pubmedcentral.nih.gov/picrender.fcgi?artid=534924&blobtype=pdf

http://www.aapsj.org/articles/aapsj0901/aapsj0901010/aapsj0901010.pdf

http://www.osmetech.com/news/n20080212.htm

buona lettura

T.

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