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«Così le infiammazioni aprono la porta al cancro»


Oggi il Capo dello Stato assegna il Premio Venosta al ricercatore milanese Alberto Mantovani

La scoperta: il meccanismo dell’infiammazione a volte è il terreno prolifico in cui il cancro si sviluppa. Le difese dell’organismo diventano alleate del nemico invece di combatterlo. Lo scopritore: Alberto Mantovani, responsabile del dipartimento di Immunologia del Mario Negri e docente di Patologia alla Statale di Milano, che oggi riceve dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il premio Venosta per la ricerca sul cancro. La cerimonia al Quirinale, nell’ambito della presentazione delle iniziative dell’Airc (associazione per la ricerca sul cancro). «Il tumore - spiega Mantovani - per impiantarsi, crescere e disseminarsi approfitta di un ecosistema distorto creato dall’ospite, cioè il malato. Un ecosistema ad hoc indotto dal cancro stesso». Come? Corrompendo le «forze dell’ordine» dell’organismo, i poliziotti deputati alle difese (i macrofagi, i più efficienti tra i globuli bianchi), con un meccanismo di intelligence : riuscendo cioè a utilizzare i loro stessi segnali di allarme.
Il tumore entra in possesso dei loro codici di messaggistica (citochine e chemiochine), così come gli hackers violano i sistemi informatici, inviando poi ordini a proprio vantaggio.
Mantovani ha ricostruito il comportamento ambiguo delle armi di difesa di un organismo. Racconta Mantovani: «Alla fine degli anni ’70 ho cominciato a sospettare dei macrofagi che si trovavano tra le cellule di un tumore. Sembrava a tutti scontato che fossero lì per combatterlo. Invece per me non era così. Questi potenti globuli bianchi sono in realtà attirati dal tumore stesso che li sfrutta per svilupparsi. La mia ipotesi però era controcorrente rispetto alle ricerche del tempo. Blasfema rispetto al dogma». Poi, restando in una terminologia ecclesiastica, è stata canonizzata. «E consacrata nel 2001 sul Lancet » sottolinea Mantovani.
Ma quando si parla di macrofagi si parla di infiammazione, quindi l’uso di anti-infiammatori potrebbe fermare il cancro? «E’ ormai accertato, e accettato, che alcune forme di infiammazione promuovono la crescita e il comportamento maligno del tumore - risponde il ricercatore -. Si sono inoltre accumulate evidenze che l’uso di anti-infiammatori non steroidei (per esempio la classica aspirina) proteggono dal cancro al colon. O farmaci come i coxib fanno regredire una forma tumorale intestinale ereditaria: la poliposi familiare».
Un’altra cura: la talidomide, medicinale noto per il suo passato nefasto, che ha riacquistato credibilità agendo proprio sui meccanismi dell’infiammazione (inibisce le citochine) che favoriscono un tumore, il mieloma multiplo. Infine, sono in sperimentazione farmaci che bloccando i fattori di necrosi tumorale fermano il cancro dell’ovaio e del rene.

Fonte: Ansa (19/11/2004)
Pubblicato in Cancro & tumori
Tag: infiammazion
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