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Cinque secondi per prevenire l’infarto


Un esame non invasivo permetterà di osservare il 97% delle lesioni

Cinque secondi per fotografare il cuore in tre dimensioni. La Tac a 64 strati, l’ultima frontiera della tecnologia medica, sta rivoluzionando la diagnosi delle malattie cardiache. E’ più sicura di una coronarografia perché non è invasiva e non richiede cateteri (e c’è chi dice che presto la sostituirà). E’ più accurata di un elettrocardiogramma, che dà soltanto un’idea generale della salute del cuore. E’ più precisa degli ultrasuoni che forniscono immagini di bassa risoluzione. «E’ un progresso eccezionale — commenta Roberto Ferrari, direttore del Dipartimento di cardiologia dell’Università di Ferrara —. Bastano pochi minuti per "ricostruire", grazie alle immagini della Tac elaborate da un software, una coronarografia in modo incruento». Ferrari è il vice- presidente entrante della Società europea di cardiologia che inaugura il suo congresso annuale sabato prossimo a Stoccolma e che dedica ampio spazio alla nuova diagnostica per immagini.
«Non solo la Tac multistrato è meno invasiva della coronarografia — commenta Giuseppe Specchia, direttore del dipartimento di cardiologia del Policlinico di Monza — ma è anche molto precisa: trova le lesioni, quando ci sono, nel 97% dei casi. Ed è talmente veloce che può essere utilizzata anche nei pazienti con un battito cardiaco accelerato».
Al Policlinico di Monza l’équipe di Specchia e del radiologo Toufic Khouri utilizzano dal dicembre scorso una Tac multistrato che ha il software più avanzato d’Italia; un’altra è installata all’Università di Roma e un terza (ma in questo caso sarà una Tac-Pet e riuscirà anche ad analizzare il metabolismo del cuore) è in arrivo all’Università di Ferrara, nel Dipartimento di cardiologia. Al momento attuale, però, la Tac multistrato non è indicata per tutti. Primo perché costa. Secondo perché esiste un problema di radiazioni: è bene non eseguirla più di due volte perché le radiazioni per singolo esame sono dalle 50 alle 80 volte più elevate rispetto alla quantità assorbita per una radiografia dei denti. Terzo perché rischierebbe di creare falsi malati.
«I candidati ideali—continua Ferrari — sono per ora i pazienti che hanno subìto un bypass, poi i portatori di stent, cioè di dispositivi che tengono aperte le coronarie. Infine tutti i pazienti ad alto rischio di malattia coronarica». E’ un esame che potrebbe salvare la vita a molte donne. Spesso infatti nel sesso femminile le malattie di cuore si presentano in maniera subdola: con dolore, ma senza segni all’elettrocardiogramma. Proporre una coronarografia sarebbe eccessivo, ma un Tac non darebbe fastidio alla paziente e potrebbe risolvere la questione. L’importante è non abusare di questa sofisticata tecnologia: se usata per generici check up del cuore potrebbe rivelare lesioni silenziose e del tutto innocue e portare a interventi inutili. «Non bisogna mai dimenticare — mette in guardia Specchia— che tutto va sempre valutato con la clinica, altrimenti si creano le malattie soltanto in base all’iconografia. Non è detto poi che tutte le ostruzioni delle coronarie debbano essere operate: in certi pazienti può bastare un trattamento farmacologico più aggressivo». L’unico esame che può competere con la Tac multistrato è la risonanza magnetica che non presenta il problema delle radiazioni, ma alcuni limiti sì: il panico che provoca in certe persone e il fatto che non può essere utilizzata su chi ha protesi metalliche. Tutte queste nuove tecniche rappresentano comunque un passo in avanti sulla strada di quello che i medici chiamano «one stop shopping » cioè la possibilità, per il futuro, di eseguire un’unica indagine non invasiva che permetta di vedere quello che gli attuali esami vedono singolarmente, cioè l’anatomia da un lato o la funzionalità dall’altro.

Fonte: Corriere (02/09/2005)
Pubblicato in Medicina e Salute
Tag: cuore, infarto
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