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Il NILE contro le barriere scientifiche alla produzione del bioetanolo

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L'obiettivo di NILE, un nuovo progetto integrato sul bioetanolo, è proporre i processi migliori per una produzione economicamente efficace di bioetanolo pulito ricavato da lignocellulosa, che poss

L'obiettivo di NILE, un nuovo progetto integrato sul bioetanolo, è proporre i processi migliori per una produzione economicamente efficace di bioetanolo pulito ricavato da lignocellulosa, che possa essere utilizzato nei motori da trasporto a combustione. Facendo sì che il costo della produzione di bioetanolo da una materia prima quale la lignocellulosa si riduca a un livello tale da rendere la tecnologia in questione commercialmente interessante per gli europei, NILE si propone di contribuire a prevenire i cambiamenti climatici, di sviluppare per l'Europa un approvvigionamento energetico sostenibile, accessibile e sicuro, nonché di promuovere la crescita industriale e lo sviluppo rurale.
"Il bioetanolo è un carburante da trasporto rinnovabile che può essere miscelato con la benzina o persino utilizzato puro per ridurre l'accumulo di biossido di carbonio nell'atmosfera", spiega Katharina Krell, segretario generale dell'Agenzia europea dei centri per le energie rinnovabili (EUREC), e partner di NILE. "Genera emissioni nette molto ridotte di gas a effetto serra, soprattutto se prodotto da materie prime lignocellulosiche, prevenendo pertanto i cambiamenti climatici".
Il biossido di carbonio (CO2) è il principale gas responsabile dell'effetto serra. Le emissioni generate dal settore europeo dei trasporti sono in aumento, soprattutto a causa dell'intensificarsi del traffico dei trasporti su strada. Inoltre, la domanda di energia per il trasporto su strada potrebbe aumentare di un ulteriore 50 per cento entro il 2020. Tra le normative adottate dall'Unione europea per soddisfare il triplice obiettivo complesso di garantire l'approvvigionamento energetico europeo, mitigare i cambiamenti climatici e promuovere la competitività europea, nel settore dei trasporti, la direttiva sui biocarburanti prevede che entro il 2010 il 5,75 per cento dei carburanti complessivi destinati ai trasporti debba provenire da risorse rinnovabili.
Attualmente il bioetanolo viene prodotto da materie prime quali canna da zucchero, barbabietola o amido di cereali.
La biomassa lignocellulosica (LCB), che comprende residui agricoli e silvicoli e materiali di scarto, presenta il vantaggio di offrire una selezione più ampia di materie prime potenziali che non sono in conflitto con lo sfruttamento del suolo per la produzione alimentare, e che si riveleranno più economiche delle fonti convenzionali di bioetanolo. Inoltre, all'interno dei confini europei vi sono riserve abbondanti di biomassa lignocellulosica, che potrebbero contribuire all'obiettivo geopolitico di ridurre le importazioni di energia. Tuttavia, lo sviluppo della conversione della LCB in biocarburanti è stato finora ostacolato da impedimenti economici e tecnici.
NILE è il primo progetto europeo che prende in esame l'intera catena di produzione del bioetanolo. Riunisce 21 entità industriali e di ricerca di 11 paesi europei con competenze ed esperienze complementari, e copre l'intero ciclo di produzione e utilizzo del bioetanolo. I consumatori finali di bioetanolo sono coinvolti anche sotto forma di costruttori di automobili. NILE è coordinato dall'Istituto francese del petrolio (IFP, Institut Français du Pétrole). Il suo bilancio complessivo ammonta a 12,8 milioni di euro, 7,7 milioni di euro dei quali sono erogati dal Sesto programma quadro di ricerca e sviluppo tecnologico (6PQ) della Commissione europea.
NILE svilupperà, analizzerà e valuterà nuove tecnologie per una conversione efficiente della lignocellulosa in bioetanolo (tramite idrolisi e fermentazione). Tali tecnologie verranno verificate mediante un impianto pilota unico e totalmente integrato inteso a ottenere dati affidabili per valutazioni socioeconomiche e ambientali globali, e per la progettazione di una futura unità dimostrativa.
Le sfide chiave del progetto sono la riduzione del costo dell'idrolisi enzimatica della lignocellulosa in zuccheri fermentescibili utilizzando nuovi sistemi enzimatici artificiali, l'eliminazione delle attuali limitazioni intrinseche alla conversione di zuccheri fermentescibili in etanolo, e la convalida dei sistemi enzimatici artificiali e dei ceppi di lieviti in un impianto pilota pienamente integrato.
"L'idea è che il progetto stimoli nuovi brevetti e opportunità di commercializzazione", spiega Guido Zacchi, professore di ingegneria chimica presso l'Istituto Lund di tecnologia. Il progetto si basa su un unico impianto pilota gestito da Etek a Örnsköldsvik (Svezia), dove le tecnologie studiate possono essere collaudate in una scala significativa per valutare costi e impatto ambientale.
Ulteriori informazioni

Fonte: Cordis (10/11/2005)
Pubblicato in Ecologia e Ambiente
Tag: etanolo
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