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Privilegiare lo studio sulla resistenza batterica anziché la ricerca su nuovi farmaci

Pseudomonas aeruginosa


Secondo una relazione commissionata dall'unità STOA (Valutazione delle scelte della tecnologia scientifica) del Parlamento europeo, le risorse stanziate per affrontare il grave problema della semp

Secondo una relazione commissionata dall'unità STOA (Valutazione delle scelte della tecnologia scientifica) del Parlamento europeo, le risorse stanziate per affrontare il grave problema della sempre maggiore resistenza agli antibiotici sarebbero impiegate meglio se fossero destinate ad azioni volte a combattere tale resistenza e non ad attività di ricerca su nuovi farmaci antibiotici.

Dal 1928, anno in cui Alexander Fleming scoprì la penicillina, gli antibiotici sono usati per curare malattie un tempo mortali, quali la polmonite e la tubercolosi, e hanno inoltre contribuito ai progressi compiuti nel campo della chirurgia, migliorando ad esempio il trattamento delle infezioni.

L'uso massiccio ne ha tuttavia determinato il declino. I batteri divengono sempre più resistenti ai farmaci che i medici prescrivono per combatterli, creando situazioni in cui non è possibile intervenire e nelle quali entrano in gioco batteri resistenti a diversi farmaci.

L'impiego non corretto degli antibiotici è una delle cause fondamentali della resistenza dei batteri. Tra i vari esempi di uso inappropriato figurano le infezioni virali, per le quali gli antibiotici sono assolutamente inefficaci, la vendita senza ricetta medica e la pratica dell'automedicazione.

Un gruppo di lavoro interdisciplinare cui partecipano ricercatori di Danimarca, Spagna e Regno Unito, ha condotto uno studio per conto dello STOA sulla resistenza agli antibiotici, da cui è scaturito un piano d'azione che delinea sei scelte di carattere politico, suddivise in quattro aree: coordinamento, standardizzazione, stimolazione e ricerca.

Tra le raccomandazioni formulate vi sono varie proposte tra cui aumentare il ruolo e l'ambito di competenza del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) nella strategia europea di coordinamento in merito alla resistenza agli antibiotici, incoraggiare l'attuazione di politiche di «sola prescrizione», promuovere l'uso di metodi di diagnosi rapida, nonché impiegare fondi comunitari per affiancare le campagne d'informazione a livello nazionale.

Per quanto riguarda la ricerca, la relazione propone di aumentare i finanziamenti destinati ad attività per rafforzare il contenimento della resistenza.
Tra le varie aree verso cui dovrebbe orientarsi la ricerca figurano la comprensione degli aspetti comportamentali, contestuali e culturali del ricorso ad antimicrobici, i costi e i vantaggi delle strategie di contenimento, l'analisi di iniziative per ridurre il consumo di antibiotici e limitare la diffusione di infezioni e la rapida divulgazione dei risultati delle ricerche.

Da relazioni precedenti sulla resistenza agli antibiotici è spesso emerso il suggerimento di rafforzare la ricerca nello studio di nuovi farmaci antibiotici, un approccio che invece quest'ultimo studio respinge.

«È certo che se non riusciremo a contenere lo sviluppo della resistenza agli antibiotici, questi farmaci saranno terribilmente necessari. Tuttavia, allinearsi alla corrente di pensiero odierna e procedere quindi a nuove scoperte per poi trasformarle in nuovi farmaci richiederà tempo», afferma il gruppo di esperti.

La relazione indica tre motivi per cui lo sviluppo di nuovi medicinali non è la soluzione migliore: al momento la capacità di resistenza batte sul tempo la ricerca antibatterica, portando a una situazione ad alto rischio che è necessario affrontare con urgenza; la capacità di nuovi antibatterici di contrastare le infezioni sarà ridotta se non si riesce a contenere la resistenza in attesa dell'immissione sul mercato dei farmaci; non vi è alcun elemento a garanzia del fatto che saranno scoperti o sviluppati in tempo nuovi medicinali.

«Il gruppo di lavoro è pertanto convinto che, dovendo stanziare risorse aggiuntive per affrontare il problema della resistenza agli antibiotici, un intervento immediato e concertato per combattere tale fenomeno sarà per la società molto più vantaggioso rispetto a un aumento degli investimenti pubblici nell'attività di R&S [ricerca e sviluppo] nel campo degli antibiotici», conclude il documento.

Fonte: Cordis (29/01/2007)
Pubblicato in Biochimica e Biologia Cellulare
Tag: resistenza, antibiotici, batteri
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