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Bioetica, media e diritto penale

Prof.ssa Maria Beatrice Magro
Docente di diritto penale dell'Università G. Marconi di Roma

Nell'orizzonte penalistico, il dibattito bioetico è ormai da tempo polarizzato su argomenti centrali che coinvolgono la stessa legittimazione del potere punitivo statuale in un contesto laico, democratico, pluralista, personalista.
Inevitabilmente, la questione tocca il tema - antichissimo - dei rapporti tra diritto e morale, del danno ad altri e del danno a se stessi, del fondamento paternalistico delle norme penali e della concezione di individuo che è alla base dell'analisi giuridica.

Questa prospettiva, di grande respiro culturale da un versante, d'altro lato si concretizza nell'analisi e applicazione di poche norme penali, in cui le questioni di fine vita, più di quelle di inizio vita, campeggiano, con esclusione di qualunque altra prospettiva applicativa.
Sono i casi Englaro, Welby, Nuvoli, a risvegliare le coscienze dei penalisti ed a costituire un precedente giurisprudenziale che tocca anche il diritto penale, fino ad ora totalmente estromesso.

La polarizzazione, più che del dibattito, dell'attenzione penalistica in generale non è solo da ricondurre al "naturale" interesse penalistico verso la morte, o al significato simbolico che le norme poste a tutela della vita umana assumono, ma attiene ad un vizio di fondo della politica criminale in senso lato italiana: quello della strumentalizzazione mediatica e politica e della spettacolarizzazione del processo penale.

Convegno di studi
"La via italiana alla bioetica venti anni dopo (ovvero: Tutto quello che avreste voluto sapere…)"
Roma, 7 luglio 2010 - Sala delle Conferenze di Piazza Montecitorio

Registrazione audio dell'intervento

 

 


 
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