Feed RSS: Molecularlab.it NewsiCalendar file
Categorie


Nuovo Commento
mario

Utente non registrato
Inserito il 15/11/2006 10:48:11   Segnala contenuto non adatto   Rispondi Quotando  Nuovo Commento 
Prostitute, categoria a rischio?

Gli elementi derivanti da studi su prostitute, contrastano apertamente la nozione ufficiale che l’Hiv è un virus che non discrimina alcuna fascia sociale. La diffusione dell’Aids tra la prostituzione è quasi interamente limitata a coloro che fanno uso di stupefacenti. Donne con rapporti sessuali che vanno dai 15 ai 25 al giorno e che abitualmente non prendono precauzioni, sono risultate sieronegative (sane). Anche quelle che annoverano tra la clientela omosessuali e bisessuali, risultarono sieronegative. La storia si ripete, ed anche le domande. Perché un tale terrorismo culturale da parte dei mezzi di comunicazione riguardo i rischi che il sesso libero oggi comporta? E perché un tam tam quasi tribale sull’uso obbligatorio del profilattico, in ogni legame sociale e fascia di età? Chi tira le fila di tutta questa faccenda, e quali sono gli interessi in ballo? Perché l’Hiv risparmia le prostitute e tutte le donne che non hanno rapporti sessuali misti protetti? Secondo Simon Wai Hubson, del Pasteur Institute (Fondazione impegnata nella lotta all’Aids), la tendenza intrinseca di un virus è quello di diffondersi. Ma, stando ai dati che abbiamo fornito, sembrerebbe il contrario. L’Aids è quindi una malattia infettiva? Si trasmette veramente per via sessuale? Una cosa sembra certa: nella società filtrano sull’Aids le nozioni politically correct, piuttosto che quelle scientifiche. Vengono ignorati i dati eterosessuali effettivi e si promuove l’ideologia che "chiunque" è a rischio.


mario

Utente non registrato
Inserito il 15/11/2006 10:47:05   Segnala contenuto non adatto   Rispondi Quotando  Nuovo Commento 
Aids è solo una parola

Le teorie del dottor Mullis, oggi cinquantatreenne, hanno sconvolto la platea di una conferenza sull'AIDS tenutasi all'università di Toronto. Confermando il suo punto di vista, condiviso da centinaia di scienziati e dottori e supportato da migliaia di persone nel mondo, Mullis ha dichiarato che l'HIV non causa l'AIDS. Gli fanno eco la scrittrice Christine Maggiore e il noto virologo e ricercatore Peter Duesberg, il quale afferma che il legame tra l'HIV e l'AIDS non è mai stato provato. L'AIDS sarebbe in realtà la conseguenza accumulata di infezioni, in particolare di malattie veneree aggravate dall'abuso di droga e da altri fattori che indeboliscono il sistema immunitario. Mullis la pensa pressappoco allo stesso modo: "Il mio pensiero differisce da quello di Peter in quanto non credo di avere prove per dire che le malattie veneree e simili siano la causa. Sinceramente non ho prove che alcunché causi l'AIDS", sostiene Mullis. "Non ci sono prove scientifiche riproducibili che supporterebbero la nozione che l'HIV è la probabile causa dell'AIDS" ha dichiarato al quotidiano Sunday Sun. "Si prendono 29 differenti sintomi e li si unisce sotto un ombrello chiamato AIDS per scopi finanziari - sottolinea il biochimico - persone appoggiate dal NIH (National Institute of Health, USA) o da compagnie private che cercano di arricchirsi curando l'AIDS. La prima volta che l'AIDS fu definito c'erano quattro sintomi diversi o malattie che lo contraddistinguevano: il sarcoma di Kaposi, un cancro della pelle, un tipo di polmonite e due funghi che non riesco nemmeno a ricordare. Adesso si è arrivati a 29 sintomi, uno dei quali è il cancro uterino e l'altro è la tubercolosi. Quando arriverà il turno dell'infarto? E che dire se tra i sintomi ci fosse l'essere investiti da un camion? Questa è una definizione incredibilmente rischiosa, come dire che una volta che si è contratto l'HIV, ogni altra malattia non sarebbe venuta se non avessi prima avuto l'HIV. L'AIDS non c'è in alcun luogo. AIDS è solo una parola". Secondo Mullis nemmeno l'HIV è sicuro. Esiste il test, ma se si è positivi una prima volta, si potrebbe essere negativi rifacendolo. "L'AIDS è una malattia americana, non ha nulla a che vedere con l'Africa. Loro hanno quello che hanno sempre avuto per 500 anni: malnutrizione e assenza di igiene. Chiamatelo pure AIDS, ma è come quando i cristiani definiscono 'diavolo' tutto quanto". Mullis non è un folle. Un altro eminente personaggio, John Scythes, crede che l'AIDS possa essere l'ultimo stadio di una sifilide non curata, con sintomi simili all'AIDS, di difficilissima diagnosi. Tali teorie fanno infuriare i dottori e gli scienziati convenzionali: temono che screditare le ipotesi ufficiali sull'AIDS getti al vento decenni di campagne che promuovono il sesso sicuro e che scoraggino i malati a usare medicine basate sul modello dell'HIV, come gli inibitori delle proteasi. "Crediamo che nuocciano a persone non bene informate" dice Paul MacPhee, co-presidente di AIDS Action Now. Secondo gli attivisti del gruppo di Mullis e Duesberg tali farmaci non curano la malattia, piuttosto, la aggravano.

Nuovo Commento Scrivi un nuovo commento

Pagine: 1

Condividi con gli altriQueste icone servono per inserire questo post nei vari servizi di social bookmarking, in modo da condividerlo e permettere ad altri di scoprirlo.
  • digg
  • del.icio.us
  • OkNo
  • Furl
  • NewsVine
  • Spurl
  • reddit
  • YahooMyWeb

Scrivi il tuo commento