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Dal grano saraceno GM una speranza per la cura del diabete


Incrementando con sistemi di ingegneria genetica il principio attivo di questo alimento sarebbe possibile ridurre di un quinto la glicemia dei pazienti diabetici. Un principio attivo contenuto nel

Incrementando con sistemi di ingegneria genetica il principio attivo di questo alimento sarebbe possibile ridurre di un quinto la glicemia dei pazienti diabetici. Un principio attivo contenuto nel grano saraceno, il D-chiro-inositolo, potrebbe rivelarsi fondamentale nel trattamento del diabete mellito. E' quanto sostiene uno studio apparso sul bollettino dell'università canadese di Manitoba. La sostanza, infatti, è fortemente implicata nel metabolismo degli zuccheri, tanto da aumentare del 19% la ricettività dell'insulina. 'Se riuscissimo ad aumentare biogeneticamente la quantità di principio attivo presente nel grano saraceno - dice la ricercatrice Rachael Scarth - potremmo ridurre di circa un quinto la glicemia nei pazienti diabetici. Stiamo anche valutando l'assimilabilità del grano saraceno, e riteniamo che presto si potrà assumere il D-chiro-inositolo per via orale, evitando così le iniezioni sottocutanee'.

Il grano saraceno (fagopirum esculentum) appartiene alla famiglia delle poligonacee e si distingue dai comuni cereali per l'elevato valore biologico delle sue proteine, che contengono gli otto amminoacidi essenziali in proporzione ottimale, mentre i cereali 'veri' (il grano saraceno, nonostante il nome, non è un cereale e non ha nulla a che vedere con il grano) contengono poca lisina.
Il grano saraceno è una buona fonte di fibre e di minerali, soprattutto manganese e magnesio. È privo di glutine, quindi è adatto per i soggetti celiaci.

Il grano saraceno è una pianta spontanea nelle zone della Siberia e della Manciuria. La coltura si è propagata alla Cina nel decimo secolo e nel Medioevo è stata introdotta in Occidente, dove era sconosciuta. Sarebbero stati i Turchi ad introdurre la pianta in Grecia e nella penisola balcanica; da ciò il nome di grano saraceno, cioè grano dei turchi o saraceni.

Dalla fine del '500 e per quasi tre secoli la coltivazione del grano saraceno ha avuto ampia importanza nell'economia delle regioni settentrionali italiane (specie in Valtellina), tanto che fu a lungo utilizzato come moneta per il pagamento dei contratti agrari. Ha contribuito a garantire il fabbisogno alimentare, soprattutto durante i periodi di carestia. La coltivazione si alternava, nell'arco dell'annata agricola, con l'orzo, la segale e l'avena; questi venivano seminati in autunno e mietuti in giugno; successivamente, verso la metà di luglio, aveva luogo sullo stesso campo la semina del saraceno. Dalla seconda metà del XX secolo però questa attività è andata incontro ad un periodo di crisi per la laboriosa e costosa raccolta (nella foto, la fase della battitura a mano) e per il cambiamento delle abitudini alimentari.

Fonte: Newton (19/07/2004)
Pubblicato in Biotecnologie
Tag: Diabete
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