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«Mai si dovrà giocare con la creazione della vita»


Levi Montalcini

Professoressa Levi Montalcini, il ’900 è stato il secolo più drammatico nei rapporti fra etica e scienza. E, adesso, quale futuro ci attende?
«Lo sviluppo della scienza ha realizzato progressi fino a pochi anni fa impensabili ma ci ha messo di fronte a due terribili pericoli: quelli della estinzione della specie umana e della modificazione del patrimonio genetico. Bisogna fronteggiare queste sfide con la consapevolezza dei grandi rischi che comportano. La minaccia, però, non viene dalla scienza. Viene da chi la manipola e la usa in modo spregiudicato, improprio, dannoso: fabbricanti di armi, politici, grandi industrie».
Lei dice, insomma, che gli scienziati sono pienamente consapevoli dei problemi dell’etica. In questo senso, viene subito in mente il nome di Albert Einstein...
«Non c’è dubbio che Einstein abbia dato un contributo eccezionale alla causa della pace.
E’ stato, negli anni 50, l’ispiratore del Movimento Pugwash che ha poi ha ottenuto il Nobel. Einstein ha lasciato una eredità scientifico-sociale meravigliosa che può essere un riferimento prezioso anche per il futuro».
Rimane il fatto che le conoscenze della fisica hanno dato agli esseri umani, con l’avvento dell’era atomica, un potere inimmaginabile sulla morte e quelle della genetica sui processi della vita: sono tremende responsabilità, per la scienza, non le pare?
«Mai e poi mai si potrà giocare con le cellule germinali. Questo è un limite invalicabile che deve essere controllato dagli scienziati per impedire follie irresponsabili. Si potrà intervenire, invece, sulle cellule somatiche che è tutta un’altra cosa. Ma guai, come ha detto Carlo Rubbia, alla tentazione di fare il bambino à la carte. Questo deve essere proibito senza incertezze o mezzi termini».
Quali altri rischi intravede?
«Quello della disinformazione non va sottovalutato. I giovani, a volte, cadono nella trappola di vedere soprattutto i rischi che il progresso scientifico comporta. Senza valutare i vantaggi che arreca o può arrecare».
Oggi, cosa può fare uno scienziato per gli altri? Come può essere messaggero di una nuova e migliore coscienza etica?
«Per quanto mi riguarda, il mio impegno è rivolto soprattutto alla causa e alla difesa delle donne dell’Africa. Ho avviato una campagna di raccolta di fondi che continua ad avere grande fortuna. Bastano cinque euro... Poi, dedico tutto il mio tempo ai giovani. Sono loro il futuro. E io, finché vivo, voglio interessarmi al futuro».

Fonte: Il Messaggero (29/11/2003)
Pubblicato in Percezione e problemi biotech
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