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Aumento rischio obesità se l'orologio biologico va male


Sindrome metabolica e obesita: unepidemia da 23 miliardi di euro lanno

Se il nostro orologio interno va male aumenta il rischio obesita' e diabete.
E' quanto dimostrato sui topolini da ricercatori della Northwestern University e del Evanston Northwestern Healthcare in un articolo pubblicato sulla rivista Science.
Dormire poco, saltare i pasti e poi abbuffarsi di spuntini poco salutari fa spostare l'ago della bilancia a sfavore della nostra silhouette. Le scoperte fatte sui topolini, ha riferito il leader di ricerca Fred Turek, suggeriscono che in questi comportamenti disordinati possa esserci lo zampino di alterazioni degli ingranaggi del nostro orologio biologico. Animali e piante sono dotati di lancette interne che scandiscono i ritmi biologici nel corso della loro vita. Nell'uomo e negli altri mammiferi queste lancette si trovano nell'ipotalamo in una regione chiamata nucleo suprachiasmatico. Al suo interno cellule nervose attivano e spengono con una periodicita' che mantiene precisione assoluta gruppi di geni che nei topolini sono chiamati, appunto, geni orologio. Inoltre questo ingranaggio centrale comunica con altri orologi periferici posizionati in ciascun organo e coordinati tra loro e tutti col nucleo, come i musicisti di un'orchestra si coordinano tra loro e col direttore d'orchestra per ottenere un suono non cacofonico. L'equipe di Turek, che e' un superesperto mondiale di cronobiologia, ha cominciato a nutrire sospetti sull'esistenza di un nesso tra disfunzioni dell'orologio biologico interno e alterazioni metaboliche quando si e' accorta che roditori mutanti in uno o piu' geni orologio usati per i loro esperimenti di cronobiologia erano sempre piu' grassi dei roditori non mutanti.
Cosi' i ricercatori hanno osservato i topolini mutanti, 'sfasati' nei loro ritmi sonno veglia e privi dei campanelli che li richiamano ai pasti ad orari regolari, notando che questi tendono a mangiare di piu' dei roditori normali e che sono anche piu' pigri.
Attenti esami metabolici inoltre hanno dimostrato che i mutanti soffrono di ipercolesterolemia, iperglicemia, trigliceridi alti ed altre alterazioni che di solito preludono al diabete adulto.
La loro sfasatura dovuta agli 'orologi' difettosi, ovvero i geni mutanti, li fa ingrassare al pari di topini geneticamente normali messi all'ingrasso con una dieta ipercalorica. Questa e' la dimostrazione che il nostro orologio interno va ben al di la' del controllo dei ritmi sonno-veglia ma ha un peso enorme nel modulare il metabolismo e quindi prevenire obesita' e altre disfunzioni metaboliche.

Obesità e sindrome metabolica: un'epidemia da 23 miliardi di euro l'anno. A stimare i costi socio-sanitari legati all'eccesso di peso negli italiani, gli esperti riuniti a Roma al convegno sulla sindrome metabolica promosso dalla cattedra di endocrinologia dell'università Cattolica con il patrocinio della Società italiana di endocrinologia (Sie) e dalla Società italiana di diabetologia (Sid). Secondo i dati illustrati da Americo Cicchetti, responsabile del Laboratorio di economia sanitaria presso l'istituto di igiene dell'università Cattolica, in Italia gli obesi sono 4 milioni e si stima che tra il 2% e il 7% della spesa sanitaria totale sia assorbito direttamente o indirettamente dall'obesità, una delle componenti principali della sindrome metabolica. Per quanto riguarda i costi diretti, oggi si spendono per l'assistenza 22,8 miliardi di euro l'anno, di cui 11 miliardi a carico del servizio pubblico. Nelle persone gravemente obese il consumo di farmaci aumenta fino al 78% rispetto ai soggetti con indice di massa corporea (Bmi) nella norma. Negli individui obesi, inoltre, i costi diretti sono superiori del 25% rispetto a una identica popolazione normopeso. Ma l'eccesso di peso ha conseguenze anche sociali, dunque finisce per gravare anche sui costi indiretti. Un'indagine condotta dall'Istituto auxologico italiano su 400 persone obese seguite nell'arco di sei mesi, per esempio, ha dimostrato che il 7,2% ha ridotto l'attività lavorativa a causa dell'obesità, mentre il 5,5% l'ha addirittura abbandonata. È noto peraltro che esiste una stretta correlazione fra sovrappeso e numero di anni di vita persi - sottolinea Cicchetti - Per esempio un maschio obeso di 20 anni rischia di vivere fino a 13 anni in meno, con una riduzione dell'aspettativa di vita pari al 22%. Lotta all'obesità, dunque, come primo e indispensabile passo per prevenire la sindrome metabolica e ridurre i costi socio-sanitari. E' questo il monito lanciato dagli esperti riuniti al congresso capitolino. Prevenire l'obesità e ridurre il numero di pazienti in sovrappeso significherebbe diminuire i casi di sindrome metabolica e lo sviluppo delle patologie ad essa correlate, come la malattia coronarica

Fonte: Ansa (25/04/2005)
Pubblicato in Biochimica e Biologia Cellulare
Tag: obesita, metabolica, diabete
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