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Trapianto di cellule per curare il diabete da donatore vivo


Il primo trapianto di cellule pancreatiche prelevate da un donatore vivo si e realizzato con successo, ma alcuni esperti ne sottolineano i limiti nella rivista medica The Lancet dove sono stati pubbl

Il primo trapianto di cellule pancreatiche prelevate da un donatore vivo si e' realizzato con successo, ma alcuni esperti ne sottolineano i limiti nella rivista medica The Lancet dove sono stati pubblicati i risultati del trapianto avvenuto in Giappone sotto la guida del dr. Shinichi Matsumoto.
La donna di 27 anni, affetta dalla forma piu' grave di diabete (tipo I o insulino-dipendente) dall'eta' di 15 anni, che ha ricevuto dalla madre 56enne le cellule pancreatiche, sta bene e non ha bisogno di insulina. Fino a questo intervento, condotto all'ospedale universitario di Kyoto, le isole pancreatiche erano state trapiantate solo da cadavere, ma in Giappone le donazioni d'organo in seguito al decesso sono fortemente limitate per ragioni di natura culturale.
Se da un lato l'intervento e' ritenuto un successo medico-scientifico senza precedenti, dall'altro gli specialisti del campo temono che possa rivelarsi a rischio per il donatore che potrebbe, a sua volta, sviluppare il diabete.
Il primo trapianto di pancreas da donatore cadavere e' stato effettuato nel 2000 e sono almeno due i pancreas che occorrono per trapiantare su un unico ricevente.
"Crediamo che questo intervento da donatore vivente -ha detto Shinichi Matsumoto, autore dell'articolo apparso su The Lancet- possa rappresentare una possibilita' in piu' nel trattamento del diabete insulino-dipendente".
In Giappone "le considerazioni culturali limitano severamente il ricorso a donatori morti" e l'unica possibilita' "realista" e' il ricorso a donatori vivi, evidenziano gli specialisti britannici Stephanie Amiel e Mohamed Rela. Tuttavia "nelle societa' dove il trapianto di (cellule) estratte da cadaveri si realizza, il ricorso a donatori vivi, che sono imparentati, sembra difficile da giustificare" aggiungono gli specialisti dopo aver sottolineato che in questi casi esiste infatti un chiaro rischio di diabete per il donatore. Per altri versi, non esiste nulla che possa garantire come un paziente, sottoposto ad un trattamento di questo tipo per evitare che il rigetto al trapianto, possa far smettere di iniettarsi insulina, hanno aggiunto gli esperti sulla rivista Lancet.
Il diabete si puo' presentare in due diverse forme: il tipo I o insulino-dipendente, e il tipo II, che si sviluppa in genere nelle persone anziane e puo' essere trattato con una dieta adeguata senza ricorrere a iniezioni di insulina.

Fonte: Aduc (05/05/2005)
Pubblicato in Biotecnologie
Tag: diabete, Trapianto
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