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Fullereni solubili e antibatterici


Nuovi indizi sul comportamento di C60 negli ambienti naturali

In una delle prime ricerche sulle interazioni fra i fullereni e gli ecosistemi naturali, un gruppo di ricercatori ha scoperto che le molecole si ammassano spontaneamente in aggregati quando entrano in contatto con l’acqua, formando nanoparticelle contemporaneamente solubili e tossiche per i batteri. I risultati sembrano mettere a tacere molti timori: poiché i fullereni sono notoriamente insolubili se presi da soli, molti scienziati ritenevano che rimanessero insolubili in natura. Ci si chiede ora come gli aggregati di fullereni (chiamati nano-C60) interagiscano con altre particelle ed esseri viventi negli ecosistemi naturali. Lo studio è stato pubblicato sul numero di giugno della rivista “Environmental Science & Technology”.
“Il fatto che i nano-60 si dissolvano nell’acqua - afferma il chimico Vicki Colvin, direttore del Center for Biological and Environmental Nanotechnology (CBEN) della Rice University e co-autore dello studio - solleva il dubbio che l’acqua sia un vettore per il movimento di questo tipo di materiali”.
I fullereni sono molecole di 60 atomi di carbonio, con la forma di un pallone da calcio, scoperte per la prima volta negli anni ottanta.
Hanno molte possibili applicazioni in campo farmaceutico e industriale. Il gruppo di ricercatori, guidato dall’ingegnere ambientale Joseph Hughes del Georgia Institute of Technology, ha scoperto che i nano-C60 si dissolvono facilmente nell’acqua quando sono sotto forma di aggregati con un diametro compreso fra i 25 e i 500 nanometri, anche se talvolta possono persistere fino a 15 settimane in acqua dolce.
Gli scienziati hanno anche esposto nano-C60 a due tipi comuni di batteri del suolo, scoprendo che le particelle inibiscono sia la crescita sia la respirazione dei batteri anche a piccole concentrazioni (0,5 parti per milione). “Le proprietà antibatteriche degli aggregati di C60 sollevano alcune interessanti questioni”, ha aggiunto Colvin. “Riteniamo che sia possibile sfruttare queste proprietà, ma saranno necessarie ulteriori ricerche sui possibili effetti negativi di questi materiali sulla salute degli ecosistemi naturali”.

Fonte: Le Scienze (01/07/2005)
Pubblicato in Ecologia e Ambiente
Tag: Fullereni
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