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Cellule staminali embrionali umane: verso la sperimentazione sull’uomo


“Credo che un giorno potro’ tornare a camminare”. Sono le parole pronunciate a fine maggio dal deputato democratico dello Stato di Rhode Island, James Langevin, al momento del voto per estendere i fin

“Credo che un giorno potro’ tornare a camminare”. Sono le parole pronunciate a fine maggio dal deputato democratico dello Stato di Rhode Island, James Langevin, al momento del voto per estendere i finanziamenti federali alle linee embrionali ottenute dopo il 2001. Langevin e’ paralizzato da quando aveva sedici anni, in seguito a un incidente con un’arma da fuoco. A chi affida la sua speranza dopo venticinque anni di sedia a rotelle? Alla ricerca con le cellule staminali embrionali. “La ricerca con le cellule staminali ci da’ speranza e un motivo per credere… Abbiamo la chance storica di fare la differenza per milioni di americani”. Con una difesa appassionata come questa, le grandi manovre al Congresso e i miliardi di dollari privati e pubblici versati in queste ricerche, l’impiego delle cellule staminali embrionali sembrerebbe vicina. Invece gi ostacoli sono ancora tanti. E’ vero che i ricercatori sono pressoche’ unanimi nel giudicare importanti i loro studi per comprendere lo sviluppo delle malattie nell’uomo, ma hanno meno certezze sulle possibilita’ di guarigione di persone come James Langevin. Le terapie cellulari sono piu’ complicate dei medicinali, e le cellule staminali embrionali, con la loro potenzialita’ di offrire qualsiasi tipo di cellula, comportano dei rischi particolari. “Cio’ che deve farci riflettere e’ soprattutto la loro potenza”, precisa il neuroscienziato Clive Svendsen dell’Universita’ del Wisconsin. La duttilita’ e la grande capacita’ di crescita che le caratterizza sono ideali per produrre grandi quantita’ di cellule e per trattare malattie come il diabete o le lesioni del midollo spinale.
Ma queste stesse proprieta’ incrementano anche il rischio di effetti indesiderati, come si e’ potuto osservare negli animali, inclusa la loro comparsa nel posto sbagliato o l’insorgenza di tumori. E’ per questo motivo che la maggior parte dei gruppi di ricerca non prevede saggi clinici prima di cinque o dieci anni. Fa eccezione Geron, la societa’ di Menlo Park in California, che spera invece di avviare nell’estate 2006 un esperimento clinico con le cellule staminali per trattare lesioni del midollo spinale. Ne sta gia’ discutendo con Food and Drug Administration, l’organismo che tenta di stabilire i criteri di sicurezza in quest’ambito del tutto nuovo. L’accordo ancora non c’e’. Geron, finanziatrice dei ricercatori che nel 1998 isolarono le prime cellule staminali umane, puo’ contare su un nutrito patrimonio di brevetti e licenze esclusive nel settore. E anche i piu’ scettici riconoscono che l’azienda californiana ha scelto un obiettivo credibile per il suo primo test. Il trattamento di lesioni midollari sembra essere infatti piu’ abbordabile di malattie come il Parkinson o il diabete.
Il saggio clinico si basera’ sul lavoro condotto da Hans Keirstead, un neuroscienziato entusiasta e fortemente mediatico che lavora alla University of California a Irvine. Sono suoi i video che mostravano come i topi colpiti da lesioni al midollo spinale avessero recuperato una parte della loro mobilita’ grazie all’iniezione di cellule derivate da staminali embrionali umane. Con il sostegno finanziario di Geron, Keirstead ha elaborato un metodo che favorisce la differenziazione delle staminali in precursori di oligodendrociti (cellule capaci di rigenerare la guaina di mielina dei neuroni danneggiati da una lesione). Le sue esperienze, pubblicate il mese scorso su Journal of Neuroscience, mostrano per la prima volta che cellule staminali embrionali possono intervenire favorevolmente nel recupero motorio degli animali, ma solo se le ferite sono recenti. Il saggio clinico di Geron si basera’ dunque su persone che hanno avuto un incidente in tempi recenti. L’obiettivo per una manciata di pazienti non sara’ quello di guarire, sottolinea Keirstead, ma di dimostrare che il trattamento e’ privo di rischi. Ed e’ gia’ una bella cosa.
Alcuni temono che in coltura le cellule staminali possano acquisire nuove mutazioni deleterie, un fenomeno comune a quasi tutte le cellule coltivate in vitro, e particolarmente difficili da rilevare. Quindi pensano che Geron stia correndo troppo. E citano gli esperimenti di terapia genica, con un giovane morto per una reazione immunitaria inattesa o per l’insorgenza di leucemie. Altri pensano che il dibattito politico sull’argomento abbia creato attese esagerate. “L’onesta’, e non l’imbonimento e’ il punto cruciale”, sostiene Bernat Soria, ricercatore con le cellule staminali presso l’Universita’ Miguel Hernandez di Alicante. “La mia esperienza m’insegna che se si e’ onesti con i malati, loro comprendono”. E dicono: “Non siamo sicuri che questa sara’ la soluzione per la mia malattia, ma Lei continui nelle Sue ricerche”. “Le persone sono consapevoli che la strada sara’ lunga”.

Fonte: Aduc (03/07/2005)
Pubblicato in Biotecnologie
Tag: staminali embrionali, sperimentazione
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