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L'informazione scientifica e la sua diffusione


Veronesi - NELLERA della comunicazione globale - per tutti e fra tutti - uno dei più grandi problemi del nostro Paese è, paradossalmente, la mancanza di informazione. La scienza delle telecomunicazio

Veronesi - NELL'ERA della comunicazione globale - per tutti e fra tutti - uno dei più grandi problemi del nostro Paese è, paradossalmente, la mancanza di informazione. La scienza delle telecomunicazioni ci ha fatto superare anche le tradizionali barriere dello spazio e del tempo: possiamo vedere in tempo reale cosa succede in ogni parte del pianeta e in gran parte dell'universo che lo circonda, possiamo entrare in contatto con chi vogliamo in ogni istante, possiamo scambiarci dati importantissimi - come quelli relativi a una nuova cura o a un malato grave da salvare - dagli angoli opposti della Terra.
Il progresso scientifico del terzo millennio non è un privilegio di pochi. Il sapere scientifico, l'atteggiamento razionale proprio del metodo di indagine scientifica, il semplice interesse instancabile per "il perché delle cose", invece, lo sono. La scienza è diventata, per un complesso intreccio di ragioni storiche, appannaggio di una minoranza di addetti ai lavori, che oggi è vista con circospezione, se non con sospetto, per non dire con ostilità.
La scarsa diffusione del sapere scientifico trasversalmente a tutti i livelli sociali non è un mero problema culturale: è una delle principali ragioni del brusco rallentamento dell'intero sistema-Paese che, trascurando e penalizzando la ricerca scientifica, non riesce a produrre innovazione e a proiettarsi nel futuro.
Allora si ripiega verso il passato, dando il via ad un preoccupante processo di regressione. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: facoltà scientifiche deserte, centri di ricerca istituzionali in crisi perenne, molti dei migliori ricercatori in carriera all'estero e i nostri giovani più qualificati e motivati senza prospettive, o quasi, di trovare un lavoro.
Chiunque si pone controcorrente rispetto al trend anti-scientifico aiuta dunque concretamente il nostro Paese: Per questo l'iniziativa di Repubblica di lanciare una collana divulgativa sulla Scienza è utilissima, interessante e illuminata. Perché serve a riavvicinare la scienza alla gente e a ricreare quella fiducia nella sua capacità di produrre condizioni di vita migliori, senza la quale non c'è futuro.
Questo atteggiamento positivo esisteva, per esempio, nel secolo scorso ed è quello che ha accompagnato l'Italia nella classifica dei Paesi più avanzati del mondo, da cui oggi rischiamo fortemente di essere estromessi. Io credo, però, che siamo ancora in tempo, anche se il tempo stringe. Penso che abbiamo le capacità per recuperare la nostra forza di innovazione e per impegnarci a cambiare il destino del Paese. La via, sono convinto, è proprio quella di riavvicinare la scienza alla società e stabilire fra loro una solida alleanza.
Per far questo la scienza deve imparare innanzitutto a comunicare con chiarezza e semplicità per vincere le paure e i taboo che il non-sapere crea intorno alle sue conquiste. La paura della manipolazione genetica, per esempio, o dell'esplorazione dello spazio, o ancora, delle nuove fonti di energia. Deve inoltre informare la popolazione non solo delle sue scoperte, ma anche dei suoi obiettivi, i suoi metodi, i suoi principi e soprattutto dei suoi limiti e suoi misteri. A questo fine è indispensabile mettersi a confronto con le altre forme di pensiero: con le religioni prima di tutto, e poi con la filosofia, la giurisprudenza, la politica, l'economia.
Fra poche settimane - dal 20 al 23 settembre - si terrà a Venezia la First World Conference on the Future of Science, che ha proprio quest'obiettivo: delineare in modo chiaro qual è l'impatto della scienza sulla nostra vita e ridisegnare il ruolo della scienza nella società di domani. E' un evento dunque studiato non tanto per gli scienziati, anche se vi parteciperanno grandi scienziati e uomini di pensiero, quanto per la pubblica opinione. L'ho fortemente voluto in primo luogo per combattere la mancanza di informazione, nella convinzione che la non-conoscenza non dà nessun diritto - né a credere, né a non credere, né ad aver fiducia né a non averne - e nessuna libertà.

Fonte: LaRepubblica (30/08/2005)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag: scienza, ricerca, informazione
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