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La società noprofit che cura le malattie orfane


Leishmaniasi, dengue fever, morbo di Chagas: sono solo alcune delle ‘malattie orfane’, patologie non riescono a catalizzare i capitali dell’industria farmaceutica poco interessata ad un farmaco per un

Leishmaniasi, dengue fever, morbo di Chagas: sono solo alcune delle ‘malattie orfane’, patologie non riescono a catalizzare i capitali dell’industria farmaceutica poco interessata ad un farmaco per un mercato non redditizio, forse solo perché non ci sono molti casi negli Usa anche se nei paesi poveri sono colpite centinaia di milioni di persone. Secondo Oxfam, Ong britannica, le infezioni tropicali più diffuse mietono 16 milioni di vittime all’anno: eppure meno del 10% della ricerca farmacologia mondiale stimata in oltre 100 miliardi di dollari l’anno è destinata ai trattamenti di queste patologie. Victoria Hale, chimica farmaceutica americana con un passato alla Food&Drug Administration e alla Genentech, ha provato a invertire la rotta con un'iniziativa inedita: un’azienda farmaceutica no profit. La fondatrice dell’Institute OneWorld Health, iOWH, ha scelto un modello di business che combina partnership, competenze biotecnologiche e molecole inutilizzate. Già, perché investigando nei cassetti dei laboratori, si scopre che esistono sostanze che, a livello sperimentale, hanno dimostrato di avere delle proprietà terapeutiche per la cura e la prevenzione delle malattie orfane. Ma le leggi di mercato ne interrompono il lungo e oneroso iter procedurale prima che possano diventare medicinali.
La Hale nel 2000, dopo aver assistito a un seminario sulle malattie orfane in Belgio, accetta l’invito a Bihar da un collega indiano per approfondire le conoscenze sulla leishmaniasi, un’infezione parassitaria meglio conosciuta come febbre nera.
L’impatto con questa realtà scuote profondamente la scienziata che decide, insieme a suo marito, di creare a San Francisco un’azienda senza fini di lucro. Ci vogliono 10 mesi perché l’amministrazione americana gli riconosca questo status ma finalmente iOWH può mettersi in caccia di molecole dimenticate o libere da brevetto con potenzialità terapeutiche per le patologie orfane al fine di portarle fino al mercato. La condizione è che in commercio non ci sia già un farmaco specifico. La task force di iOWH, una quarantina di ricercatori, comincia a lavorare sugli "scarti" delle case farmaceutiche e dei laboratori universitari mentre Victoria si prodiga per convincere le aziende a cedere la proprietà di queste molecole. Per l’industria non si tratta solo di un ritorno di immagine ma ne ricava dei vantaggi fiscali: per la legislazione statunitense le donazioni a enti no profit comportano delle deduzioni d’imposta. Un modo, elegante e conveniente, per liberarsi di un capitale dormiente.
Sostenuta tra gli altri, dalla fondazione Bill e Melinda Gates che, dal 2002, ha erogato 120milioni di dollari, l’iniziativa della Hale ha messo in moto un’insospettabile spirale di generosità. Sono circa 200 le offerte di molecole giunte da privati, aziende e università. L’istituto ha 12 programmi di sperimentazione in corso tra cui uno in dirittura d’arrivo per curare l’infezione intestinale di leishmaniosi fatale per 200mila persone l’anno. Si tratta della paromomicina, una sostanza fuori brevetto in quanto la casa farmaceutica l’ha ceduto 15 anni fa all’Oms. Due anni per negoziare con l’Oms lo sfruttamento di quest’antibiotico e altri 18 mesi di test clinici su 700 pazienti in India. Per garantire la commercializzazione al prezzo più basso, è stato firmato un accordo con Dispensary Association Solution, un distributore di medicinali di prima necessità anch’esso senza fini di lucro. A produrlo sarà la Gland Pharma di Hyderabad ed sta per essere siglato con le autorità indiane un programma nazionale per eradicare la patologia entro il 2007. Prossimo obiettivo: la malaria. Appena un migliaio di casi in Occidente, 500600 milioni nel Terzo Mondo, 2,7 milioni di decessi all’anno. Nel 2004 l’università di Berkeley ha ceduto i diritti per un nuovo procedimento su larga scala di sintesi chimica dell’artemisina, un affermato principio attivo antimalarico. In cambio Amyris azienda di biotecnologie partner di iWOH in questa iniziativa che vale 42,6 milioni di dollari, s’impegna a vendere il famarco al costo di produzione. Mentre iOWH si accolla le spese di sviluppo e l’iter burocratico per la sua commercializzazione. «Il nostro successo si misura in vite salvate», dice la Hale. Che comunque non esclude che in futuro il suo modello di business possa anche generare profitti.

Fonte: LaRepubblica (26/01/2006)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag: malattie orfane
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