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Perdita di biodiversità e l'aumento del numero di specie a rischio

Scimmia


È stata aggiornata la "Lista rossa" delle specie minacciate, pubblicata dalla World Conservation Union (IUCN), che adesso individua 16.119 singole specie considerate a rischio, molte delle q

È stata aggiornata la "Lista rossa" delle specie minacciate, pubblicata dalla World Conservation Union (IUCN), che adesso individua 16.119 singole specie considerate a rischio, molte delle quali comprendono animali facilmente riconoscibili.

Animali conosciuti dai bambini in tutto il mondo, come l'ippopotamo, l'orso bianco, la gazzella e la razza compaiono tutti nell'elenco. Peggio ancora, 784 specie sono state dichiarate estinte, mentre altre 65 oggi sopravvivono solo in cattività. Un anfibio su tre, un quarto delle conifere del nostro pianeta, un quarto dei mammiferi e un ottavo degli uccelli del pianeta sono minacciati di estinzione.

Sia direttamente, attraverso l'interferenza nell'habitat naturale, sia indirettamente, attraverso i cambiamenti climatici, l'uomo è la causa comune di questa accresciuta minaccia. "La Lista rossa del 2006 della IUCN mostra una chiara tendenza: la perdita di biodiversità sta aumentando, non rallentando", spiega Achim Steiner, direttore generale della IUCN. "Le conseguenze di tale tendenza sono di vasta portata; è tuttavia possibile invertirla, come dimostrato da numerosi casi di successo delle politiche conservative. Per riuscire su scala mondiale occorrono alleanze fra tutti i settori della società. La biodiversità non può essere salvata dai soli ambientalisti; tale responsabilità deve essere assunta da tutti coloro che hanno il potere e le risorse per agire", ha aggiunto.

In prospettiva, le stime indicano che l'attuale tasso di estinzione è fra le 100 e le 1000 volte superiore al tasso "naturale di riferimento", ossia il tasso di estinzione senza l'interferenza umana.

Se il più alto indice di estinzione è nei tropici, dove l'intervento umano può essere brutale, indiscriminato e permanente, come l'abbattimento illegale della foresta amazzonica per strade o pascoli, l'Europa non viene affatto risparmiata. La regione del Mediterraneo è un "punto caldo" della biodiversità con 25.000 specie di piante, il 60 per cento delle quali sono uniche.
Un esempio è dato dalla buglossa (Anchusa crispa), oggi conosciuta solo in 20 siti e di cui rimangono solo 2.200 piante mature.

È tuttavia più incoraggiante l'esito positivo degli sforzi di conservazione in Europa. Esempi importanti sono il nibbio, reintrodotto dopo essere stato vicino all'estinzione ai confini del Galles, e l'aquila dalla coda bianca, che in soli dieci anni è passata dalla categoria "Quasi a rischio" a quella "A rischio relativo".

Le aree classificate più a rischio comprendono gli habitat fragili, come i climi molto caldi e molto freddi. Gli animali e le piante adattati alla vita desertica sono stati decimati, ma senza clamore giacché molte di queste specie erano comunque rare, ma in un equilibrio delicato con l'ecosistema. Questo equilibrio si sta rompendo. Diverse specie di orice e di gazzella sono in via di estinzione. Più a nord, lo scioglimento delle calotte polari minaccia uno degli animali più riconoscibili: l'orso bianco (Ursus maritimus). Se, come indicano le proiezioni, nel corso del prossimo secolo la banchisa d'estate si ridurrà del 50-100 per cento, ciò comporterà una diminuzione di oltre il 30 per cento degli orsi bianchi entro i prossimi 45 anni. L'orso bianco viene oggi classificato fra le specie "vulnerabili".

Nella Repubblica democratica del Congo, un tempo rifugio degli ippopotami, il numero degli esemplari è sceso del 95 per cento. "I conflitti regionali e l'instabilità politica di alcuni paesi africani hanno causato difficoltà a molti abitanti della regione e l'impatto sulla natura è altrettanto devastante", ha affermato Jeffrey McNeely, responsabile scientifico. La popolazione locale caccia l'ippopotamo per la carne e l'avorio dei denti. Per il cugino di quest'animale, l'ippopotamo pigmeo, la situazione è addirittura peggiore, in quanto è vittima del vasto sfruttamento illecito del legno, ed è stato inserito nella categoria "minacciata".

Anche il mare entra a far parte della Lista rossa, con lo studio di specie di squali e razze che ha permesso di scoprire che sono sensibili alla pesca intensiva. Gli esempi europei comprendono lo squalo angelo e la razza blu, entrambi comuni in passato sui mercati di pesce europei e oggi praticamente estinti.

Nelle acque più profonde il numero degli esemplari del sagrì è calato del 95 per cento, esclusivamente a causa della pesca. "Oggi le specie marine sono esposte al rischio di estinzione quanto le loro controparti terrestri: la situazione disperata di numerosi squali e razze non è che la punta dell'iceberg", ha affermato Craig Hilton-Taylor della IUCN, che ha sollecitato l'adozione di misure per aumentare il numero di squali e razze, quale la definizione, ad esempio, di zone di riproduzione vietate alla pesca e limiti di cattura.

Anche i pesci di acqua dolce sono stati individuati come specie a rischio in tutto il mondo. In Europa sette specie appartenenti alla famiglia della carpa sono estinte dalla Croazia alla Turchia. In Africa la situazione è peggiore, con il 28 per cento dei pesci di acqua dolce minacciati. Le libellule sembrano essere degli eccellenti indicatori della salute dell'ambiente sia al di sopra sia al di sotto della superficie dell'acqua. È risultato che le popolazioni di libellule sono in diminuzione in tutte queste zone.

Vi sono sei specifiche categorie usate nella Lista rossa:
- Estinta o estinta in natura - le specie possono sopravvivere in cattività;
- Gravemente minacciata, minacciata e vulnerabile - queste specie sono minacciate di estinzione su scala mondiale;
- Quasi a rischio - specie vicino alla soglia delle specie minacciate e che potrebbero essere minacciate se non vengono adottate specifiche misure di conservazione;
- A rischio relativo - specie a basso rischio di estinzione;
- Dati insufficienti - non sono state eseguite valutazioni a causa dell'insufficienza di dati.

Approfondimenti: IUCN

Fonte: Cordis (05/05/2006)
Pubblicato in Ecologia e Ambiente
Tag: biodiversita, animali
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