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Allarmanti i dati sull'aumento di casi di tumore in Italia

Cellula tumorale


Da Nord a Sud il rischio di ammalarsi di cancro è aumentato, soprattutto in 54 aree limitrofe a industrie

I dati sull'incidenza di tumori in Italia sono allarmanti: i casi di tumore sono in costante crescita. Dagli anni Ottanta ad oggi si è registrato un aumento del 15-20% dei casi si linfomi e leucemie; più 37% per quanto riguarda i mesoteliomi nelle donne e più 10% negli uomini; più 27% i casi di tumore al seno; più 14-20% al fegato e più 8-10% al cervello. Nei bambini la situazione è ancora più drammatica se si considera il periodo fra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Novanta.
Questi sono alcuni dei dati di un articolo del settimanale Espresso. I casi di cancro aumentano in tutta la penisola ma vi è un'eccezionale concentrazione in 54 aree che comprendono 311 comuni, i cui estremi vanno dalla zona di Pieve Vergonte paese caratterizzato dalla fabbrica Enichem, in provincia di Verbania all'estremo sud, in Sicilia, a Gela con le industrie petrolchimiche. Se si guardano i dati della regione Piemonte, si osserva un aumento del 72% del neuroblastoma, del 49% dei tumori del sistema nervoso centrale e del 23% per le leucemie. Le città sono sempre più avvelenate, l'aria, l'acqua e il terreno sono sempre più contaminate da molte piccole fabbriche come Seveso, che inquinano le falde acquifere e di conseguenza anche la catena alimentare. Chi vive in città ha un rischio più alto del 25% di ammlarsi si cancro ai polmoni, per chi fuma il rischio sale addirittura al 900% in più - questo è quanto spiega all'Espresso, Annibale Biggeri, epidemiologo dell'Università di Firenze che continua: "al traffico e all'inquinamento siamo esposti tutti e quindi, benchè il rischio individuale sia basso, l'impatto dell'inquinamento sulla salute pubblica è tutt'altro che irrilevante.
E contrariamente al fumo è anche involontario".
Secondo le stime di Paolo Crosignani, epidemiologo dell'Istituto dei tumori di Milano, nella prima città della Lombardia, si registrano ogni anno circo 900 casi di tumori al polmone di cui più di 200 sono attribuibili alle polveri sottili prodotte dal traffico e dai riscaldamenti. L'anno scorso è stato presentato dall'Ufficio ambientale dell'Organizzazione mondiale della sanità di Roma un preoccupante rapporto secondo cui nelle 13 città più grandi di Italia ogni anno si registrano 8 mila decessi per gli effetti cronici dell'inquinamento atmosferico, tra cui una parte rilevante è rappresentata dai tumori al polmone (750 casi all'anno) e alle vie respiratorie, linfomi e leucemie da benzene.
L'articolo dell'Espresso mette sotto accusa anche le onde elettromagnetiche: "L'aumento delle leucemie infantili potrebbe essere collegato all'esposizione cronica ai campi elettromagnetici, sia a quelli ad alta frequenza dei ripetitori radiofonici e televisivi, sia a quelli a 50 Hertz delle linee elettriche, ma in questo caso, il condizionale è d'obbligo".
E proprio per verificare questa ipotesi, Pietro Comba, direttore del reparto di Epidemiologia ambientale dell'Istituto Superiore di Sanità sta conducendo uno studio su 354 abitanti di Longarina (Ostia Antica) dove le abitazioni distao meno di 100 metri da un elettrodotto. Le prime analisi hanno riscontrato, negli abitanti più vicini alla linea elettrica, un piccolo aumento di tumori: leucemie, stomaco e pancreas. Fra qualche mese saranno disponibili anche i risultati degli studi sugli altri disturbi.
Per quanto riguarda i campi ad alta frequenza, c'è qualche sospetto che l'uso intensivo dei cellulari causi tumori al cervello, al nervo acustico e alle ghiandole salivari. E su questo, alla fine dell'anno, si avranno i risultati dello studio "Interphone", coordinato dall'Agenzia del cancro di Lione.
Secondo l'articolo del settimanale, in alcune zone si concentrano gli eccessi di mortalità per malattie dell'apparato respiratorio, per cancro alla laringe, ai polmoni, alla vescica, al fegato, per leucemia e linfomi. Le zone sotto accusa sono le aree siderurgiche e chimiche, le raffinerie, i porti. Questi dati sono confermati dai numerosi studi sulle acciaierie di Piombino, Genova e Taranto, sulle industrie petrolchimiche di Gela, Priolo e Augusta e quelli sulle raffinerie di Porto Torres, Sarroch e Portoscuso in Sardegna.
L'Italia è piena di zone a rischio, alcune per scelte industriali del passato e alcune per industrie ancora attive. Secondo l'Espresso, le aree critiche che dovrebbero essere bonificate sono 54, per un totale di 311 comuni e a queste si aggiungono migliaia di altri siti che compongono una fitta geografia del rischio, fatta soprattutto da impianti chimici, siderurgici, discariche e siti di produzione dell'amianto. E' un problema molto complesso anche perchè i tumori spesso colpiscono decenni dopo l'esposizione a rischio. Benedetto Terracini, decano degli epidemiologi ambientali e direttore di Epidemiologia & Prevenzione spiega che il caso esemplare è l'amianto: "può provocare il mesotelioma quarant'anni dopo e l'Italia, pur avendo bandito nel 1992 questa fibra, continua ad avere un migliaio di morti l'anno". Secondo il Registro nazionale mesoteliomi, i decessi dovrebbero cominciare a calare fra 5-10 anni, ma dal 1970 a oggi l'amianto ha causato almeno 30 morti.

Redazione MolecularLab.it (28/05/2007)
Pubblicato in Cancro & tumori
Tag: tumori, Italia
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