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Provato il ruolo delle cellule staminali cancerogene nello sviluppo dei tumori

Renato Dulbecco


La ricerca coordinata da Dulbecco sarà utile per capire i meccanismi della cancerogenesi e per mettere a punto nuove terapie

Un gruppo di ricercatori italiani è riuscito ad isolare, in un modello animale, cellule staminali tumorali responsabile del cancro al seno e sono riusciti ad ottenere delle colture di cellule madre di questa forma di tumore. La ricerca, in gran parte italiana, è stata coordinata dal premio Nobel Renato Dulbecco e svolta fra i laboratori dell'Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche di Milano e dell'Istituto Tumori di Genova e in collaborazione con l'Istituto tedesco Max Planck di Muenster e l'Istituto californiano Salk. Il finanziamento dei lavori è arrivato dalla Fondazione Cariplo e Nobel-Network operativo per la biomedicina di eccellenza in Lombardia.
Questo importante risultato ottenuto permette di manipolare le cellule che danno origine al cancro al seno per studiarne il comportamento e per capire come si formano le recidive e la metastasi. Conoscere meglio il meccanismo della cancerogenesi è fondamentale anche per individuare dei possibili bersagli per la messa a punto di nuove terapie. Il prossimo obbiettivo è quello di arrivare alle cellule che hanno lo stesso ruolo nell'uomo. Nonostante i progressi fatti nella diagnostica e nella terapia dei tumori che oggi permettono di individuare tumori nella fase iniziale non invasiva, tuttavia il tasso di mortalità per questa patologia rimane molto alto anche a causa dell'esistenza di cellule resistenti alle terapie. Sembra infatti che i tumori siano originati e mantenuti da alcune cellule con caratteristiche staminali, cioè capaci di differenziarsi in ogni tipo di cellula. Questa è la strada seguita dal gruppo di Ileana Zucchi, ricercatrice dell'Itb-Cnr di Milano, in collaborazione con il professor Dulbecco.
"Tutto il merito va a Dulbecco, che ha isolato queste cellule mammarie, chiamate LA7, da un tumore chimicamente indotto in un ratto e le ha studiate per dieci anni, negli anni '80'' ha detto la ricercatrice. "Da tempo - ha spiegato Ileana Zucchi - si sospettava che anche nei tumori solidi ci fossero cellule staminali cancerose responsabili di ricadute e metastasi: queste cellule erano state identificate, ma non ancora caratterizzate. Adesso abbiamo ottenuto le prime linee di cellule staminali del tumore della mammella nel ratto, le abbiamo fatte crescere in coltura e abbiamo visto che mantengono le capacità staminali".
Ora la ricerca condotto dal gruppo della Zucchi ha accertato definitivamente, con esperimenti in vitro e in vivo, le proprietà staminali delle cellule LA7 e ha dimostrato che hanno capacità di differenziazione e morfogenetiche. Quindi queste cellule si comportano come cellule staminali adulte e sono quindi capaci di "mantenere l'architettura della ghiandola mammaria, generando strutture tubulo-alveolari funzionali tipiche della ghiandola, di differenziarsi nei tre stipiti cellulari presenti nell'organo adulto e di sintetizzare proteine del latte. Sono però cellule staminali "cattive"". Ora è necessario studiare i meccanismi che danno origine al cancro al seno e anche, ovviamente, arrivare alle stesse conoscenze sui tumori umani. "Impossibile - ha osservato la ricercatrice - prevedere quando ci arriveremo, intanto procediamo per tappe successive".
Queste cellule staminali cancerogene (cancer stem cell) eludono l'azione delle terapie e questo a causa del loro numero esiguo (sono l'1-5/10.000 di tutte le cellule cancerose), della loro scarsa capacità proliferativa, della capacità di escludere agenti tossici esterni e di essere protette dai processi di morte programmata. Le terapie attuali, infatti, hanno come bersaglio cellule altamente proliferanti, che, nel tempo, tendono presumibilmente ad esaurirsi e non sono in grado di rigenerare il tumore. Questo processo potrebbe spiegare le recidive della malattia a distanza di tempo, anche quando la lesione primitiva sembra essere stata eradicata e non risulta rilevabile a livello diagnostico.
Ora è iniziata la seconda fase della ricerca, che proseguirà per tutto l'anno, che consiste nel trapiantare una sola cellula staminale del cancro della mammella nelle ghiandole mammarie di topi. "Abbiamo potuto osservare che anche una sola cellula causa la rigenerazione del tumore, ma è necessario fare un gran numero di questi trapianti. Finora - ha aggiunto la ricercatrice - ne abbiamo fatti sei e abbiamo visto che una sola cellula è capace di scatenare il tumore indefinitamente. Nessuno dei topi trapiantati finora non ha avuto il tumore". "Contemporaneamente a questo - ha continuato a spiegare la ricercatrice - ci interessa capire l'origine e il comportamento di questa forma di tumore nell'uomo. Il nostro obiettivo è isolare dei marcatori, delle proteine della membrana cellulare, cioè i recettori presenti sulla cellula, per disegnare degli anticorpi in grado di catturare le cancer stem umane."
Lo studio è stato pubblicato su Pnas (Proceedings of the National Academy of Science).


Redazione MolecularLab.it (13/06/2007)
Pubblicato in Biochimica e Biologia Cellulare
Tag: staminali cancerogene, Dulbecco, LA7, Cnr
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