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Ipertermia per combattere il cancro

Prostata


Da sola o insieme a radio o chemioterapia, dà ottimi risultati senza effetti collaterali nel trattamento di alcuni tumore

Negli ultimi anni la pratica dell'ipertermia nel trattamento dei tumori si è diffusa anche grazie a nuovi sistemi di rilascio del calore. Il sistema agisce in quanto il riscaldamento provoca un aumento del flusso sanguigno del tessuto, questo provoca dei danni cellulari che portano alla distruzione delle cellule malate, in quanto più sensibili all'aumento di temperatura rispetto alle cellule normali perchè la massa neoformata ha una struttura poco organizzata e ricca di vasi sanguigni neoformati. La distruzione delle cellule tumorali è causata dalla degradazione delle proteine cellulari che provocano l'arresto del ciclo cellulare e la morte della cellula. In generale, le caratteristiche di molti tumori, favoriscono i danni causati da un aumento della temperatura compreso tra i 43 e 45 C. L'applicazione clinica dell'ipertermia avviene in 3 modi diversi in base alla situazione: riscaldamento ad alte temperature (42-45°C) con effetto distruttivo immediato, riscaldamento con temperature medie (42-43°C) in dosi ripetute, riscaldamento a basse temperature (39-41°C) fino a 72 ore. L'ipertermia può essere utilizzata da sola o in combinazione di radioterapia o chemioterapia potenziando l'efficacia del trattamento tradizionale. In particolare, rende le cellule tumorali più sensibili all'azione delle radiazioni, ai comuni chemioterapici, a chemioterapici normalmente non attivi nei confronti di un certo tumore.
In altri casi, l'ipertermia ritarda o impedisce lo sviluppo della resistenza al chemioterapico. Purtroppo non tutti i tumori sono sensibili al calore. I tumori urologici (rene, vescica, prostata) lo sono, anche perché sono raggiungibili.
Il tipo di ipertermia applicata è individuata dopo la valutazione di alcune caratteristiche specifiche: volume e sede del tumore, sensibilità al calore, terapie contemporanee (radioterapia, chemioterapia). Il metodo più semplice prevede di mettere la fonte di calore in contatto diretto con il tessuto da distruggere, quindi è applicabile solo ai tessuti direttamente raggiungibili. Nei casi in cui ciò non è possibile, si induce il riscladamento del tessuto con onde con radiofrequenze inferiori a 20 MHz, al di sopra dei 100 MHz (microonde) od ultrasuoni.
Il trattamento ottimale colpisce solo il tessuto malato. Le apparecchiature che generano ultrasuoni, microonde e radiofrequenze convogliano il calore sulla superficie del tumore per contatto diretto, quando possibile, o anche in profondità attraversando tessuti sani che non vengono però danneggiati.
Per quanto riguarda il tumore alla vescica questo recidiva con facilità. I farmaci chemioterapici vengono introdotti nella vescica ma non sempre funzionano, anche a causa della loro ridotta penetrazione nella parete della vescica. Se si induce una temperatura di 42°C, tramite una sonda per via urinaria, il farmaco chemioterapico riesce a diffondersi più facilmente e in modo più omogeneo. Questo trattamento ora è riconosciuto dal FDA americano. Oggi i tumori della vescica superficiali che non rispondono alla terapia convenzionale, sono curabili ambulatorialmente con dei tassi di successo superiori al 65%.
In caso di cancro al rene, il trattamento prevede l'asportazione chirurgica dell'intero rene o del solo tumore a seconda delle dimensioni della massa tumorale. Ma è necessario trovare dei trattamenti meno invasivi. L'ipertermia (con radiofrequenza) distrugge il tumore nel 70-100% dei casi. In caso di piccoli tumori, i risultati che si ottengono sono ottimi. Il trattamento si conduce sotto controllo radiologico, inserendo una piccola sonda che eroga il calore attraverso la cute del paziente. Le complicazione sono decisamente inferiori a quelle dell'intervento chirurgico. Per il tumore alla prostata, quando il tumore non è operabile per età o progressione della malattia, le terapie alternative sono quella ormonale o radioterapica. A queste si aggiunge l'ipertermia mediante ultrasuoni ad alta frequenza, che può essere applicata anche nei pazienti in gravi condizioni cliniche. Il trattamento non ha effetti collaterali rilevanti. Viene introdotta una sonda nel retto, vicino alla prostata, che provoca un rapido intenso riscaldamento che provoca la necrosi del tessuto tumorale.

Redazione MolecularLab.it (29/06/2007)
Pubblicato in Cancro & tumori
Tag: ipertermia, rene, vescica, prostata
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