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Ricercatori britannici sviluppano cementi ossei per fratture spinali

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Nuovi cementi biologici per riparare le «fratture da scoppio» della colonna vertebrale

Gli scienziati dell"Università di Leeds e della Queen"s University Belfast (Regno Unito) stanno sviluppando nuovi cementi biologici per riparare le «fratture da scoppio» della colonna vertebrale.

La nuova ricerca, che riceve un finanziamento di oltre 700 000 EUR dall"Engineering and Physical Sciences Research Council (EPSRC), ossia il Consiglio britannico delle ricerche per le scienze fisiche e ingegneristiche, potrebbe offrire speranza alle vittime delle lesioni spinali più devastanti. Queste ultime sono il più delle volte la conseguenza di incidenti stradali o di traumi simili e quindi richiedono spesso interventi chirurgici invasivi e molto complessi. Oltre 1 000 ricoveri all"anno nei reparti di pronto soccorso degli ospedali del servizio sanitario nazionale britannico (NHS) sono dovuti a lesioni di questo tipo.

Le fratture da scoppio ricorrono prevalentemente nei più giovani. Tuttavia, non esiste un numero sufficiente di dati sugli effetti a lungo termine dell"impiego dei cementi esistenti per la cura di questo tipo di lesioni.
Attualmente, i cementi ossei vengono utilizzati con più frequenza nei pazienti anziani che soffrono di osteoporosi, attraverso una procedura nota come vertebroplastica, ma le fratture spinali da scoppio presentano maggiori complicazioni.

«Questo tipo di frattura provoca la frammentazione della vertebra e nei casi gravi tali frammenti ossei possono essere spinti nel midollo spinale», dichiara la dottoressa Ruth Wilcox dell"Istituto di ingegneria medica e biologica di Leeds. «I chirurghi possono riassemblare i frammenti ossei e stabilizzare la colonna grazie all"impiego di viti e asticelle metalliche, tuttavia i pazienti con queste lesioni versano spesso in condizioni molto gravi, pertanto la migliore cura è quella meno invasiva.»

«Questi materiali possono essere iniettati nel sito della frattura e simulano la composizione chimica delle ossa», spiega il dottor Fraser Buchanan della scuola di ingegneria aerospaziale e meccanica della Queen"s University.

Mentre a Belfast gli esperti avranno il compito di sviluppare e sperimentare i nuovi cementi, l"équipe di Leeds fornirà i dati utili a sostenere lo sviluppo nonché simulare, attraverso un modello computerizzato, il modo in cui i nuovi materiali agiranno nei pazienti.

Nel caso di pazienti con osteoporosi, sembra che i cementi esistenti favoriscano lo sviluppo di fratture nelle vertebre vicine a quelle che hanno subito la vertebroplastica. «Questo si può spiegare in quanto i cementi attuali sono più rigidi della struttura ossea e causano uno squilibrio nel modo in cui la colonna sostiene il peso», afferma la dottoressa Wilcox.

«È chiara la necessità di sviluppare biomateriali le cui proprietà corrispondano il più possibile a quelle delle ossa vere e proprie», aggiunge il dottor Buchanan. «Questo progetto offre l"opportunità ideale di utilizzare le preziose competenze messe a disposizione dal raggruppamento al fine di prevedere gli effetti dei cementi sviluppati più di recente e di integrare persino agenti biologici intesi ad assistere il processo di guarigione del corpo.»

Approfondimenti: Università di Leeds

Redazione MolecularLab.it (13/11/2007)
Pubblicato in Medicina e Salute
Tag: colonna vertebrale, fratture, spinali, colonna, ossa, scheletro
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