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Nuovo progetto NAD usa nanoparticelle per affrontare l'Alzheimer

Nanotech


Lotta all'Alzheimer con nanoparticelle in grado di superare la barriera ematoencefalica e veicolare molecole in grado di distruggere le placche di beta-amiloide

Un nuovo progetto finanziato dall'UE sta indagando l'uso delle nanoparticelle nella diagnosi e nel trattamento della malattia di Alzheimer. L'iniziativa quinquennale NAD ("Nanoparticles for the therapy and diagnosis of Alzheimer's disease") dispone di un budget di 14,6 Mio EUR ed è finanziata dal Settimo programma quadro dell'UE. Riunisce ricercatori impegnati in varie discipline in 19 organizzazioni sparse in 13 paesi.

Il morbo di Alzheimer è la forma di demenza più comune: dei cinque milioni di europei che soffrono di demenza, a più della metà è stato diagnosticato l'Alzheimer. Con l'invecchiamento della popolazione questi numeri probabilmente cresceranno drasticmente. Il morbo è causato dall'accumulo nel cervello di placche costituite da molecole di peptidi beta-amiloidi. Queste placche causano la degenerazione delle cellule nervose.

Tra i sintomi dell'Alzheimer ci sono la confusione, la perdita di memoria e gli sbalzi d'umore. Fino ad oggi non esiste una cura per questo morbo, anche se sono disponibili delle medicine capaci di rallentare il progredire della malttia in alcuni pazienti.

"Ogni sette secondi in qualche parte nel mondo viene diagnosticto un nuovo caso di demenza.
La maggior parte di questi malati soffre della malattia di Alzheimer," ha detto il professor David Allsop della Lancaster University nel Regno Unito, uno dei partner del progetto. "Ma malgrado il grande progresso nel campo scientifico, che ha reso possibile l'interpretazione della base molecolare della malattia, finora il progresso verso una diagnosi e terapia miglori sono stati scarsi.

Il progetto NAD svilupperà una serie di nanoparticelle capaci di oltrepassare la barriera del sangue cerebrale per raggiungere il punto centrale della malattia. A queste nanoparticelle saranno attaccate delle molecole capaci di riconoscere e distruggere le placche amiloidi. Gli studi iniziali verranno condotti su topi transgenici; se questi avranno successo, si procederà con i test sull'uomo.

Secondo i partner del progetto, le nanoparticelle offrono una serie di vantaggi nel campo della diagnosi e terapia. Tra questi la bassa tossicità, biodegradabilità, stabilità e facilità della preparazione.

"Se saranno raggiunti gli obiettivi della ricerca, i risultati potrebbero avere un enorme impatto sulla diagnosi precoce e cura di questa malattia gravemente debilitante," è stato il commento del professor Allsop.

Alle malattie legate all'invecchiamento, come appunto l'Alzheimer, è stata data grande priorità sia nel 7°PQ che nel programma di lavoro della presidenza francese dell'UE, che durerà fino alla fine dell'anno. Alla prossima riunione dei ministri europei della ricerca alla fine di settembre, la Francia inviterà gli Stati membri di sottoscrivere un impegno comune per affrontare le malattie neurodegenerative, soprattutto il morbo di Alzheimer.

Inoltre, alla fine di ottobre si terrà a Parigi una conferenza sul morbo di Alzheimer.

Fonte: Cordis (12/09/2008)
Pubblicato in Medicina e Salute
Tag: nano, Alzheimer
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