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Mais ogm, dopo il danno la beffa


Gli agricoltori hanno ottenuto un prezzo più basso del previsto sul prodotto

La vicenda del mais geneticamente modificato che la scorsa estate aveva coinvolto 46 aziende agricole della Bassa (in tutto 150 ettari) e complessivamente 450 ettari in tutta la Lombardia, sembra definitivamente chiusa.
Il prodotto transgenico raccolto in tutta la Lombardia - più di cinquemila tonnellate - è stato stoccato nei magazzini della Cerealcom di Lograto, e quasi tutti i coltivatori hanno già provveduto a venderlo alle ditte sementiere al miglior prezzo di mercato.
Ma proprio sul prezzo è nata l’ultima polemica dell’infuocata stagione agraria. Al momento della raccolta (iniziata il 3 settembre a Trenzano e conclusa il 10 a Paderno Franciacorta ), che aveva coinvolto ventidue paesi, le aziende sementiere avevano promesso un acquisto (entro il 31 dicembre 2003) al prezzo stabilito dalla Camera di commercio di Milano. Ma quando nei giorni scorsi diversi coltivatori bresciani hanno deciso di vendere, hanno spuntato solo quello stabilito dalla Camera di commercio di Brescia.
«Non è la stessa cosa - commenta un agricoltore trenzanese -: le quotazioni del mercato milanese sono superiori anche di un euro al quintale rispetto al nostro mercato; è sempre stato così».
Confrontando le quotazioni di giovedì scorso, il granoturco giallo era venduto a Milano a 165.4 euro alla tonnellata, a Brescia a 160 euro. Per la Coldiretti bresciana non è comunque il caso di aprire ulteriori polemiche: «Non c’era nessun documento scritto che imponesse alle ditte sementiere di pagare al prezzo del mercato di Milano. Certo, inizialmente tutti pensavano che fosse quello il prezzo di riferimento, ma in un secondo momento ci è stato comunicato che il valore sarebbe dipeso dalle locali camere di commercio».

Ma sempre la Coldiretti ricorda che «si sarebbe potuto pensare a una forma di rimborso per i danni morali, viste le traversie subite dagli agricoltori».
Va infatti ricordato che diversi coltivatori avevano acquistato e seminato incosapevolmente quelle qualità di mais (J24 e D12 della Pioneer ed Mon810 della Monsanto) risultate poi transgeniche allo 0.1 per cento grazie agli esami effettuati dall’Asl. I primi accertamenti erano stati effettuati già in aprile, «quando era possibile effettuare una eventuale risemina - commenta un addetto ai lavori - mentre non ci è stato detto nulla fino a metà luglio, quando i campi sono stati messi sotto sequestro».
L’Asl di Brescia aveva replicato ricordando di aver agito sempre sotto indicazioni della Regione. Certo è che gli agricoltori non hanno dovuto sostenere spese aggiuntive: la mietitura era a loro spese, ma il trasporto del raccolto nel magazzino di Lograto è stato pagato dalle ditte sementiere. Non sempre, però. Spiega infatti la Coldiretti che «più di un operatore ha dovuto provvedere personalmente al trasporto, rimborsato solo in un secondo tempo dai distributori di sementi».
Così più di 5 mila quintali di mais ogm sono ancora stipati nei magazzini della Cerealcom, e sono sempre sotto sequestro. Quest’estate, lo ricordiamo, era nata un’accesa polemica sulla destinazione del mais in questione: secondo Franco Ferrari, presidente della Coldiretti, avrebbe dovuto essere distrutto in campo (la scelta fatta da Enzo Ghigo, presidente della Regione Piemonte). La Regione Lombardia, invece, indicò due destinazioni: o la distruzione in campo o la raccolta per la produzione di carburante ecologico (bioetanolo, biomassa).
Ma di fatto la distruzione sul posto non era più possibile a metà agosto, in quanto il mais aveva già raggiunto la maturazione cosidetta «cerosa»: l’operazione avrebbe moltiplicato i rischi di contaminazione. Così il mais è stato raccolto e messo sotto sequestro. In attesa di essere trasformato in carburante? Macchè: le aziende che distribuiscono sementi hanno realizzato a proprie spese nuove analisi sul materiale sigillato, e se non fosse riscontrata la presenza di organismi geneticamente modificati chiederanno alla Regione di poterlo mettere in commercio.
Dalla associazioni agricole, intanto, arriva l’invito a guardare al futuro: «Entro breve la commissione Agricoltura dell’Unione europea approverà la famosa soglia massima di ogm che le sementi potranno contenere - spiegano dalla Coldiretti -; potrà variare dallo 0.2 allo 0.6 per cento. Il problema delle prossime annate agricole non sarà quello di opporsi a una legislazione, ma di poter far convivere diverse realtà agricole».
Cambierebbero le cose anche in Italia: da noi vige ancora il decreto Amato del 2000 che vieta la coltivazione di sementi ogm, e si registra il no deciso all’ingegneria genetica del ministro dell’Agricoltura Gianni Alemanno e del suo rappresentante in Commissione europea, Enzo Ghigo.
Intanto una controprova sull’efficacia del mais ogm arriva da Trenzano: stando alle valutazioni degli agricoltori della zona, i campi di mais transgenico hanno fruttato 40 quintali al piò, contro i 25-30 quintali di resa dei terreni vicini, nei quali la produzione è stata ridotta dalla prolungata siccità).

Fonte: BresciaOggi (06/11/2003)
Pubblicato in Ecologia e Ambiente
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