Il decreto Urbani antipirateria, informazioni
e strategie
[ 31 Marzo 2004 ]
Eliminate sanzioni per dowload personali
Questo in sintesi le modifiche decise di apportare al Decreto Urbani.
Questo cambiamento, è dovuto alle forte pressioni, che il governo
ha subito. Anche e soprattutto grazie alle movimentazioni degli utenti,
delle associazioni per i consumatori, e di alcume forze politiche
I
Dettagli.
[ 24 Marzo 2004 ]
Da oggi in vigore il DL Urbani
Pubblicata sulla gazzetta ufficiale, passeranno 60gg prima che il
governo trasformi in legge questo decreto antipirateria online.
[ 14 Marzo 2004 ]
Mi soffermerei sui seguenti punti:
A livello legale/normativo:
- Contrasto con la direttiva europea recentemente approvata;
- Contrasto con le normative inerenti alla privacy attualmente vigenti;
- Sanzione assolutamente non commisurata all'illecito;
A livello economico:
- Dichiarata volontà di punire determinate fasce 'deboli' (i 'ragazzini
da educare');
- Scenario non improbabile di cospicue defezioni dalla connettività
broad-band;
- Preesistenza di una tassa anti-pirateria su pressochè qualsiasi
oggetto adibito all'immagazzinamento di dati (la famosa tassa sui
supporti vergini: CD, VHS, cassette,etc)
- Assurda criminalizzazione del P2P, falsamente additato come una
delle maggiori cause della stagnazione economica del settore cinematografico
(o musicale).
Pensate al prezzo di un DVD e a quelle riviste che escono in edicola
con il DVD che costa un terzo di quanto lo fanno pagare nei negozi:
a dimostrazione che ci può essere un guadagno con prezzi molto più
bassi di quanto sono ora..
E fate anche un confronto tra i prezzi dei CD e quelli dei DVD e
mettete a confronto l'enorme lavoro dietro ad un film e quello dietro
alla pubblicazione di un album (10 canzoni??, forse già troppe...
e di queste quelle che valgono sono al max 2? 3? non di più..)
Di seguito un post di SkipIntro
La
fantalegge Urbani, le major e il pirtupìr
Bruce Sterling ha spesso affermato o lasciato intendere che secondo
lui l'Italia è avanti, molto avanti rispetto al resto del mondo.
In effetti siamo stati il primo paese a fare retate nelle case di
chi aveva una BBS, il primo paese a mettere a capo del governo un
magnate dei media e forse saremo il primo paese a vietare le reti
peer to peer.
Da quando lavoro per una multinazionale dell'intrattenimento ragiono
più spesso sul rapporto tra le lobby dell'industria dell'entertainment,
le reti di pirateria a pagamento e i sistemi di file sharing.
Se dovesse essere approvata la proposta Urbani si aprirebbero molti
scenari interessanti, alcuni - a onor del vero - alquanto paurosi,
ma che metterebbero l'Italia in prima linea nello svelare i meccanismi
che stanno dietro all'evoluzione del mondo digitale interconnesso.
Vorrei partire da una analisi delle conseguenze di questa nuova
norma per allargare il campo alle conseguenze economiche che porterà,
per concludere infine con qualche considerazione "di scenario" per
la sopravvivenza non del peer to peer, che sopravviverà di sicuro,
ma delle major. E la sopravvivenza delle major, in questo momento
della mia vita, è anche mio interesse.
La legge anti-p2p
La prima fantalegge del corpus legislativo italiano
Secondo quanto riportato sinora la proposta Urbani è la prima legge
che supera le frontiere della scienza e della tecnica e che è applicabile
solo in un futuro non troppo prossimo. I provider infatti non sono
in grado di procurarsi sistemi di filtraggio tali da riuscire, una
volta intercettata una comunicazione fatta attraverso un sistema
di file sharing, ad individuare di che file si tratti e se è proprietà
intellettuale di qualcuno. Da questo punto di vista si tratta quindi
di una vera e propria fantalegge.
Arrivederci Telecom, addio Fastweb, è stato bello Tiscali...
Come giustamente scrive Cesare, in assenza di servizi commerciali
in concorrenza alle reti peer to peer non si spiega perché gli utenti
dovrebbero continuare a pagare alti canoni per avere una ADSL da
usare per la mail e per navigare sul Web. Sarebbe la fine della
banda larga in Italia.
Boom di iscritti a giurisprudenza!
Ammesso che i provider si procurino la fantamacchina che riesce
a capire che cosa sto scaricando e se è protetto da copyright, la
cosa interessante sarebbe vedere il numero di assunzioni che l'ufficio
legale dei provider dovrebbe fare per denunciare tutti i propri
utenti e il numero di avvocati specializzati in diritto di autore
che saranno impegnati a difendere gli utenti. Insomma, mai più disoccupazione
per i laureati in giurisprudenza!
Dove eravate quando hanno tolto la libertà di parola su Internet?
Per parafrasare l'omnicitato passo di Mike Godwin è possibile che
oggi stesso possiamo rispondere alla domanda retorica posta dall'esimio
esponente dell'EFF. Io ero al lavoro. Tu eri a casa. Michela era
dal fidanzato...
Conseguenze sul mercato
Ritorno offline
La prima conseguenza di un crackdown sulla pirateria telematica
- vale la pena di ricordare che la pirateria telematica non ha tipicamente
scopo di lucro - sarà a mio avviso un allargamento del giro della
pirateria "da strada" o "da banchetto". L'interessante logica sottesa
a questo meccanismo è che chi fa una cosa per passione viene vessato,
chi la fa per guadagno subisce allo stesso modo leggi restrittive,
ma ha più possibilità di farla franca. A livelli di "princìpi" mi
sembra davvero una brutta cosa.
Giro di affari
Non sono il solo ad affermare che in un mercato come quello dei
prodotti culturali il consumo genera consumo, l'interesse genera
interesse, le cose portano altre cose. La rete raggiunge chi consuma
più prodotti di intrattenimento, raggiunge proprio le fasce a reddito
medio-alto che sono destinatarie dei prodotti che le major vogliono
difendere. Privare il mercato della possibilità di scaricare dai
sistemi peer to peer non necessariamente aumenterà gli introiti
delle liceissime industrie cinematografiche e musicali. Anzi, secondo
me ad una chiusura del mercato del peer to peer corrisponderà una
riduzione anche del mercato dei prodotti "legali".
Perché il peer to peer è un bene per le major? Cinema, radio,
televisione, satellite, p2p per me pari sono Argomento trito e ritrito,
ma vale la pena di ricordare che ogni volta che la tecnologia ha
reso possibile l'impossibile, ovvero con l'avvento del cinema sul
teatro, la radio sui dischi, la televisione sul cinema, il satellite
sulla televisione e il peer to peer su tutti gli altri strumenti,
in un primo momento si è sempre demonizzato il nuovo per mantenere
in piedi il mercato creato dalla vecchia tecnologia. La storia insegna
che nessuna nuova tecnologia ha ucciso quella che c'era prima.
Marketing vecchio, mercati nuovi/1 ovvero "il catalogo" Nel
mercato dei prodotti digitali riprodotti su supporti atomici (ovvero
dei CD e dei DVD) valgono regole di marketing che impongono, in
tendenza, di inondare il mercato con tantissime copie di pochissimi
prodotti. Solo così si ottengono i margini di guadagno più elevati.
Finché non c'è libertà di scelta ci si adatta a pescare dal paniere
che le major hanno scelto per noi. Poi però quando si rende disponibile
l'intero catalogo, sia dei prodotti già rilasciati, sia di quelli
ancora da rilasciare, le richieste del consumatore si fanno più
sofisticate.
Il solo fatto che sia esistito storicamente il file sharing ha fatto
capire agli utenti/clienti che Messaggerie musicali, Blockbuster
e Ricordi - tanto per fare qualche esempio - sono negozietti dove
non si trova nulla. Persino i più grandi megastore del mondo oggi
non possono rivaleggiare con la ricchezza del catalogo disponibile
sui sistemi di file sharing. Quella di rendere disponibile ai propri
clienti l'intero catalogo dei prodotti è forse la vera prova che
l'industria dell'entertainment dovrà affrontare.
Marketing vecchio, mercati nuovi/2 ovvero "la pianificazione
temporale" L'idea di lanciare un prodotto in diversi formati
secondo una pianificazione temporale è finita, morta. Provo a spiegarmi
meglio: pensare di far uscire un film nei cinema e poi, dopo 6 mesi,
far uscire il DVD è oggi fallimentare. I consumatori hanno a disposizione
il Divx dei film quando escono al cinema. Le major dovrebbero adeguarsi
allo stato delle cose e rilasciare i propri prodotti nei cinema
e nei negozi nello stesso momento. E' l'unico modo per far concorrenza
alle reti peer to peer e provare a riprendersi quel pezzo di mercato
che hanno perso.
Marketing vecchio, mercati nuovi/3 ovvero "le uscite nazionali"
Ma un'altra cosa che non ha più senso è pensare di far uscire film,
CD e DVD in momenti diversi in diverse parti del mondo. Il mercato
digitale si muove in tempo reale: se una band ha finito un CD ed
ha fatto qualche copia per gli amici quella è la data di rilascio
del disco, non quella decisa dal marketing dei discografici. Se
un film esce negli USA, quella è la data di rilascio mondiale, visto
che quel film sarà a quel punto disponibile (probabilmente in bassa
qualità) in tutto il mondo. Se ad esempio negli Stati Uniti esce
il DVD di un film che non è ancora entrato in programmazione nelle
sale del mio paese, beh, come si fa a dire che ancora quel film
in Italia non è uscito se io lo posso vedere sul televisore del
mio salotto?
"Sì, ma i miei profitti?", disse la major.
Quello digitale è un mercato pericoloso ed insidioso. La diffusione
del PC e di Internet è senza dubbio una rivoluzione più grande come
entità e conseguenze della diffusione della radio o della televisione.
Non ho qui la soluzione. Non so come le major potranno portare a
proprio (anche giusto) profitto il mercato digitale. Resta il fatto
che oggi non posso fare legalmente quello che posso fare illegalmente.
Posso seguire giorno per giorno una serie TV americana dall'Italia
senza dover attendere che Raiset o Fox la acquistino e la doppino.
Posso accedere ad una libreria musicale che va dalle registrazioni
di 78 giri in lavagna alle prossime hit musicali che non sono ancora
uscite. E le major non mi danno alternative: devo usare sistemi
peer to peer per avere ciò che voglio, perché ciò che voglio, sul
mercato legale e rispettoso del copyright, non c'è.
Conclusioni
Credo che se passerà un provvidemento come quello ventilato da Urbani
sarà una cosa salutare per tutti. Certo l'idea di essere denunciato
da Telecom perché sto scaricando le puntate della terza serie di
24 (ebbene sì, sono "reo confesso") mi fa venire un brivido alla
schiena. L'idea di non poter fare un link "ed2k" che porta ad un
file disponibile sulla rete edonkey è piuttosto terrificante. Ma
credo anche che la legge Urbani sia inapplicabile sia per ragioni
tecnologiche, sia per ragioni economiche e che sia inaccettabile
dal punto di vista dei diritti civili.
E' chiaro che bisogna combattere il proibizionismo telematico verso
cui stiamo andando a rapide e ampie falcate. E' chiaro che le istanze
relative al peer to peer sono da ascriversi alle libertà personali
ovvero ai diritti civili e che quindi vanno discusse al livello
politico (e dovrebbero essere già da tempo nei programmi dei partiti).
E' anche vero che la MPAA e la RIAA dovranno rivoluzionare il modo
in cui lavorano e questo a me non sembra alla fine un gran male.
[ 13 Marzo 2004 ]
P2P, approvato il decreto Urbani
Con
qualche micro-rivisitazione il Consiglio dei ministri approva il
contestato decreto che, oltre a nuovi fondi per il cinema, prevede
ulteriori misure contro la pirateria, compresa quella Internet
12/03/04 - 1.500 euro: questa la somma che dovranno pagare coloro
che siano colti a scaricare film da Internet ad uso personale. Una
somma che sale tra i 2.500 e i 15.000 euro, con reclusione da sei
mesi a tre anni, qualora lo scaricamento avvenga con finalità
commerciali.
Questo il punto focale del decreto presentato dal ministro Giuliano
Urbani e approvato poco fa dal Consiglio dei Ministri.
In una conferenza stampa che ha seguito il Consiglio, un ministro
visibilmente soddisfatto ha spiegato che qualora le sanzioni contro
il download si rivelino efficaci per il cinema, il Governo ha intenzione
di espanderle anche allo scaricamento di musica.
A determinare le nuove sanzioni è il primo articolo del decreto
che, come ha spiegato lo stesso Urbani, prevede "misure di
contrasto alla diffusione telematica di opere cinematografiche".
Il decreto considera pirati domestici coloro che "commettono
abusi non finalizzati alla vendita ma ad un uso personale pur sempre
illegittimo".
Secondo Urbani si tratta di sanzioni simboliche che hanno lo scopo
di dissuadere ed educare. "Chi commette questo tipo di abusi
- ha chiosato il Ministro - sono soprattutto i giovani". Il
Ministro ha sottolineato che "tutti i settori coperti dal diritto
d'autore soffrono della pirateria resa oggi più facile da
internet".
Da segnalare che secondo il Ministro, il decreto è perfettamente
in linea con la Direttiva europea sulla proprietà intellettuale
appena approvata. "Nello spirito e nelle indicazioni - ha affermato
- son testi gemelli. Noi così abbiamo anticipato le norme
europee".
Tra le altre misure previste dal decreto anche una serie di finanziamenti
straordinari da 80 milioni di euro considerati urgenti per il cinema
italiano e gli operatori del settore.
In quanto decreto legge le misure sono immediatamente efficaci:
entro il termine di 60 giorni il Parlamento potrà trasformare
il decreto in legge dello Stato.
Da Punto-informatico.it
Link di info ulteriore e petizione:
http://no-urbani.plugs.it/
http://action.eff.org/action/index.asp?step=2&item=2873
http://www.perche.it
Testo D.L. Urbani approvato dal PCM
http://www.beniculturali.it/download/DL_Cinema_PCM12032004.pdf
Relazione del D.L. approvato dal PCM
http://www.beniculturali.it/download/Relazione_Cinema_PCM12032004.pdf
Video della conferenza di Urbani alla camera:
Video
conferenza .ram
Una cosa importante e' far conoscere la questione
alla gente comune, far capire la problematica, o meglio:
- l'inutilita' del decreto,
- la pericolosita' perchi non ne fa un uso commerciale,
- le inevitabili violazioni della privacy per capire cio che stai
facendo con la tua banda
- il fatto che ci sono ben altri campi per impiegare la guardia
di finanza che non fare perquisizioni random...
Conviene quindi:
- Mandare e-mail al proprio provider (Alice: webeditor@187.it )
per chiedere chiarimenti, far capire la propria posizione e/o disdire
l'abbonamento (cosa serve tanta banda, a casa, per controllare la
posta?
- Mandare una e-mail anche ad Urbani? Ecco l'email (..anche se dubito
che la leggerebbe..): URBANI_G@camera.it
- Disertare Cinema, non comprare DVD, VHS, CD, e menate varie: incominciando
da uno, se ne aggiungono altri, e l'effetto potrebbe essere forte
(come per le disdette alle ADSL)
- Ricordarsi che si possono vedere film in compagnia... Quindi fate
pure circolare liste... cosi da accontentarci per gli eventuali
tempi duri con la soliderietà dei film posseduti dagli altri.
Per gli irriducibili:
Possono beccare solo i protocolli deboli, o ormai obsoleti, quali
OpenNap (winmx) e Kazaa.
Non deve esistere un server centrale (quindi Gnutella va benissimo,
vedi per esempio BearShare, per windows, con adware), ma il meglio
e' eMule (xMule, per unix).
Forse si tratta di un decreto (che sarà valido dalla sua
pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, domenica 14), che ha il
solo scopo di smuovere le acque e spaventare, dal momento che chiede
ma non obbligo il supporto ai Provider, e che hanno alzato (alla
fine) le multe.
Ed in caso di necessità...
Nessuno può entrare a casa mia se non con un mandato firmato
da un giudice e richiesto da un pubblico ministero; non si tocca
il mio pc se non alla presenza di un mio avvocato di fiducia.
[ 06 marzo 2004 ]
Riporto di seguito due lettere mandate dal signor De Laurentiis
(Noto presidente dell'omonima casa di distributore) - notate il
tono strappalacrime-, e l'on. Cortiana (Verdi) da sempre attento
(e conoscitore) del mondo della tecnologia:
Aurelio
De Laurentiis
Presidente dell’Unione nazionale produttori film e Presidente
onorario produttori internazionali
NON si ruba un’emozione. Non si mette in crisi il diritto
d’autore e la proprietà intellettuale. Non si dà
un colpo mortale al cinema e alla cultura. La pirateria telematica
sta provocando in tempi brevissimi tutto ciò. Dopo aver messo
in ginocchio l’industria della musica, oggi la pirateria sta
distruggendo l’industria del cinema e l’industria dei
contenuti più in generale. In nome di un “down loading”
selvaggio e di un’accesso libero e gratuito, centinaia di
utenti si scaricano ogni minuto dalla rete qualsiasi cosa, compresi
i film appena usciti ad Hollywood ed immessi sulla rete da un Dvd
contraffatto.
In America stanno reagendo drasticamente e radicalmente e negli
ultimi sei mesi ci sono state più di un milione di sentenze
contro gli utenti-pirati del Web. In Italia, oltre al presidente
Ciampi, molto attento al problema, chi ha reagito immediatamente
alla gravità del fenomeno è il ministro Urbani che
oggi stesso presenta al Consiglio dei ministri un decreto
legge contro la pirateria telematica elaborato in accordo con
il ministero delle Comunicazioni. Mi giungono indiscrezioni che
Urbani stia ricevendo da Telecom, da alcuni ministri e da altri
organi istituzionali molte pressioni per modificare in maniera più
soft il decreto. Se così fosse, non solo si metterebbe da
subito in crisi la nuova legge del cinema appena pubblicata sulla
Gazzetta Ufficiale, ma si comprometterebbe tutta l’industria
dell’audiovisivo incluse Rai, Mediaset e Sky.
Cari signori italiani, noi siamo in guerra contro i pirati del Web
perché non si può sopravvivere senza la cultura e
senza che i contenuti di qualsiasi genere vengano protetti da una
utilizzazione indiscriminata ed illegale che non permette altresì
la tutela dei minori. Dando libero e gratuito accesso sul Web l’industria
dei contenuti non avrà più risorse per continuare
a produrre. A questo punto l’industria dell’hardware
non potrà sopravvivere solo con un gigantesco database alimentato
con la memoria del passato, visto che in futuro non si potrà
più produrre nulla di nuovo. Non vi annoierete voi italiani
a vedere soltanto film vecchi?
Io sono convinto invece che gli italiani amino il cinema e la cultura
e che non vogliano annullare né il diritto d’autore,
né la proprietà intellettuale. Sono convinto anche
che le componenti del governo, nessuna esclusa, e la Telecom ci
tuteleranno e non contrasteranno il decreto proposto da Urbani,
ma anzi favoriranno un’azione a livello internazionale che
permetta di aprire un tavolo tra politici, rete, industria dell’hardware
e industria dei contenuti per creare una Magna Carta dei contenuti
stessi, che protegga e tuteli tutti gli operatori, ovunque, per
l’interesse generale della cultura.
Fiorello Cortiana
Segretario della Commissione Cultura del Senato e presidente
dell'intergruppo bicamerale per l'Innovazione Tecnologica
Oggi il Consiglio dei Ministri non ha discusso, pur essendo all'ordine
del giorno, un Decreto
Legge per contrastare la diffusione telematica abusiva di materiale
audiovisivo, un decreto sbagliato nel merito e nel metodo; Urbani
per protesta ha disertato il Consiglio dei Ministri. Forse il Ministro,
con questo omaggio ai discografici, pensava più a Sanremo
che ai diritti degli utenti della cultura e di internet.
La proposta di decreto, che speriamo non sia stata solo rimandata
ma cancellata, è sbagliata innanzitutto nel metodo: la settimana
prossima il Parlamento europeo vota la cosiddetta direttiva Enforcement,
che tratta degli stessi temi; entro pochi mesi ci ritroveremmo a
dover modificare il Decreto se non vogliamo una procedura di infrazione
dall'Unione. Inoltre sulla parte specifica relativa al mantenimento
dei dati internet da parte dei provider il Parlamento, due settimane
fa ha bocciato questa proposta nel decreto Grande Fratello: riproporla
in un altro Decreto Legge a quindici giorni di distanza è
un vero e proprio insulto al Parlamento, tanto che ho già
chiesto al Presidente Pera di intervenire per garantire la dignità
del Senato.
Per quanto riguarda il merito delle proposte riportate dalla stampa,
il Decreto prevede che i provider debbano diventare i cani da guardia
degli utenti, pena sanzioni severissime: sarebbe come dire che se
qualcuno ruba un portafogli su un autobus, il responsabile sarebbe
l'autista dell'autobus. E' una proposta inaccettabile. Secondo punto
controverso è l'ipotesi di introdurre il reato di favoreggiamento
della pirateria solo indicando procedure e tecnologie che potenzialmente
consentirebbe di scaricare materiali sottoposti al diritto d'autore.
Le major del cinema e i discografici, perlopiù americane,
non capiscono che è nato un mercato nuovo legato a internet,
come dimostra l'esperienza di I-Tunes di Apple, e chiedono alla
politica di bloccare l'innovazione e criminalizzare centinaia di
migliaia di cittadini per conservare lo status quo. Meglio sarebbe
che lo Stato li aiutasse a innovare e fare ricerca, a fare meglio
il proprio mestiere, invece di bloccare il mercato dell'ICT.
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