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Allo studio 'analisi spia' su donne operate al seno per tumore


Per i ricercatori e come cercare un ago nel pagliaio ma la difficile sfida vale la pena di essere accettata perche in ballo ce la possibilita di prevedere quali donne operate al seno e considerat

Per i ricercatori e' come cercare un ago nel pagliaio ma la difficile sfida vale la pena di essere accettata perche' in ballo c'e' la possibilita' di prevedere quali donne operate al seno e considerate quasi del tutto guarite, hanno la possibilita' di veder rispuntare la malattia. E' questo l'ambizioso programma di ricerca che ha preso il via all'ospedale Vannini di Roma al quale stanno lavorando due chirurghi oncologi che si sono formati nel piu' prestigioso centro degli Stati Uniti, il Memorial Sloan Kettering di New York.
Il loro obiettivo e' di mettere a punto un test molecolare accurato per valutare con ragionevole accuratezza se una donna operata di tumore al seno ricadra' nella malattia. Allo studio che ha preso il via tre anni fa hanno dato il proprio consenso 200 romane che hanno accettato di buon grado di dare con il loro consenso un contributo alle future donne malate di tumore al seno.
L'annuncio e' stato dato oggi da Carlo Vitelli e Lucio Fortunato che hanno anticipato alcuni dati che saranno presentati a Roma in un convegno internazionale al quale prenderanno parte alcuni dei cosiddetti cervelli italiani che lavorano nei centri di eccellenza degli Stati Uniti di New York, Houston e Filadelfia.
''Il nostro obiettivo di ricerca - hanno spiegato Vitelli e Fortunato - e' identificare quel gruppo di donne che dopo l'intervento di asportazione di un piccolo tumore e con linfonodi indenni potrebbe vedere dopo anni la recidiva della malattia.
Lo studio consiste nell'identificare nel midollo osseo delle donne operate le cellule che eventualmente sono gia' sfuggite al tumore al seno. E' come cercare un ago in un pagliaio - hanno spiegato - ma grazie a test molecolari di amplificazione genica (reazione della polimerasi a catena) e' possibile scoprire alcuni antigeni che segnalano la presenza delle cellule malate. In pratica andiamo alla ricerca di cellule sfuggite dal sistema immunitario e ancora dormienti ma che un giorno potrebbero risvegliarsi''.
''Dai primi dati - ha detto Fortunato - sappiamo che circa l'8% di coloro che hanno nel midollo osseo cellule malate si sono verificate riprese di malattia a distanza di alcuni anni. Il test - ha precisato - e' ancora assolutamente sperimentale e i dati ottenuti devono essere confermati, ma la strada intrapresa e' promettente''.
Un'analoga ricerca (pubblicata tre settimane fa sulla rivista New England Journal of Medicine) e' stata condotta all'Anderson Cancer Center di Houston dall'italiano Massimo Cristofanilli su un gruppo di 177 donne ma si basa sul test del sangue periferico. Ora lo stesso ricercatore vuole confrontare i dati ottenuti con quelli dei colleghi romani.
''Quando il tumore e' aggressivo - ha spiegato Cristofanilli - le cellule scappano dalla sede primitiva del tumore e fuggono tramite il sangue e diventano cellule ''nomadi' in cerca di una nuova casa; nascono cosi' le metastasi segno che il tumore e' divenuto piu' aggressivo. La misura delle cellule tumorali circolanti predice la risposta al trattamento piu' velocemente dei test attuali che si basano soprattutto in radiografie o tac dopo alcuni cicli di terapia. Questo nuovo metodo permettera' agli oncologi una strategia di cure piu' precisa a seconda delle circostanze con una valutazione dell'efficacia dei trattamenti gia' dopo poche settimane''.
La ricerca degli oncologi romani e' particolarmente significativa anche per lo sforzo che e' stato profuso rispetto ai pochi fondi disponibili.
''Abbiamo cominciato il nostro studio con appena 5 mila euro - ha detto Fortunato - mentre i nostri colleghi americani di Houston hanno potuto contare su ben altri aiuti finanziari, pari a 1 milione di dollari; ma nonostante questo si va avanti''.

Fonte: Ansa (25/11/2004)
Pubblicato in Cancro & tumori
Tag: seno, recidive
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