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Un coro contro gli OGM nel lodigiano


La critica: Annulleranno la qualità dei nostri prodotti

L’introduzione di coltivazioni geneticamente modificate nell’agricoltura lodigiana farebbe perdere al territorio uno dei suoi maggiori punti di forza nel settore: la qualità dei suoi prodotti tipici.
È netta la posizione di contrarietà espressa dalla Coldiretti all’ipotesi di introdurre, in seguito a una normativa regionale che dovrebbe recepire entro il 2006 una direzione comunitaria, sementi Ogm coltivate a fianco delle colture tradizionali.
Una introduzione auspicata ieri dall’Unione agricoltori delle provincie di Lodi e Milano nel corso di un convegno promosso presso il Parco Tecnologico Padano, ma che incontra oggi le resistenze di una parte del mondo politico locale e appunto della Coldiretti provinciale.
«La coltivazione di Ogm non darebbe nessun vantaggio alla nostra agricoltura - dice Carlo Franciosi, presidente di Coldiretti -. Nel nostro territorio vengono infatti realizzati prodotti tipici di alta qualità, ma se per farli venissero utilizzate materie prime coltivate con Ogm, che possono quindi essere coltivate allo stesso modo in tutto il mondo, che valore in più avrebbero i nostri prodotti rispetto a quelli di altri territori? Solo con un prodotto differenziato, buono e di qualità, realizzato con i metodi tradizionali, possiamo sperare di restare competitivi.
Anche se dire che grazie agli Ogm si potrebbe diminuire l’uso dei pesticidi può essere vero».
Molto scettico riguardo a una possibile introduzione di organismi geneticamente modificati è anche il referente proviciale dei Verdi Luigi Visigalli, che evidenzia il rischio di un possibile condizionamento che le multinazionali produttori di sementi Ogm potrebbero esercitare nei confronti dei contadini, che si troverebbero sempre costretti ad acquistare i semi da queste multinazionali.
Inoltre sarebbe dannoso per l’ambiente e il paesaggio, perché porterebbe a grandi coltivazioni monoculturali a scapito della differenziazione e della varietà che caratterizza oggi il nostro territorio.
«Sono convinto - aggiunge Visigalli - che prima di introdurre sementi Ogm andrebbero valorizzati i prodotti tipici locali, che dopo l’introduzione degli Ogm potrebbero non esistere più. La ricchezza infatti di tutta l’Italia, ma in particolare del nostro territorio, è la tipicità dei prodotti che deve rimanere legata al territorio con criteri di tipicità. Legando queste coltivazioni tipiche infine al ciclo della distribuzione e della vendita dei prodotti si creerebbe quella filiera che ancora manca e che mette oggi in crisi le coltivazioni lodigiane. Infine c’è l’aspetto sanitario che ci preoccupa non poco, perché nessuno ancora oggi sa con certezza quale effetto i mangimi e i sementi Ogm avranno sull’uomo».
Secondo l’assessore provinciale all’agricoltura Fabrizio Santantonio il problema non è tanto di discutere sulla possibilità o meno di introdurre colture Ogm nella nostra agricoltura («Il principio di coesistenza fra biotech e non-biotech è sancito dalla legislazione europea e dal decreto Alemanno») quanto piuttosto sulla necessità di indicare sulle etichette dei prodotti la rintracciabilità, per consentire in questo modo ai consumatori di scegliere il prodotto che preferiscono.
«Non ci devono essere però preclusioni a prodotti alternativi. La commissione che abbiamo costituito in provincia si sta comunque interrogando sull’opportunità di impiegare sul territorio organismi geneticamente modificati».

Fonte: Greenplanet.net (13/05/2005)
Pubblicato in Biotecnologie
Tag: OGM
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