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Dal Mit una tecnica per attaccare il cuore dei tumori


Raggiungere il cancro tramite i vasi sanguigni per poi rilasciarvi un primo medicinale

A descriverlo sembrerebbe un film d'azione. E' una nuova strategia anti-cancro messa a punto dal Mit, il Massachusetts Institute of Technology di Boston. Futuristica, tecnologica e costosissima, come molte delle invenzioni proposte dal Mit. La nuova tecnica è un compendio di ardire scientifico e perizia tecnologica. Gli scienziati dell'Istituto - si legge in un articolo pubblicato dalla rivista Nature - hanno creato una 'bomba' intelligente capace di raggiungere il tumore tramite i vasi sanguigni, riconoscere le cellule cancerogene, penetrarvi selettivamente e rilasciarvi un primo medicinale che ha l'effetto di distruggere i vasi sanguigni.
Un modo per impedire ogni via di fuga alle cellule malate, che vengono poi lentamente strangolate da un secondo farmaco, rilasciato solo quando i canali del sangue sono ormai atrofizzati e inutilizzabili. La meraviglia tecnologica di questo esperimento è che le navicelle-bomba hanno dimensioni infinitesimali, dell'ordine di un miliardesimo di metro. E che al loro interno devono contenere due capsule ancora più piccole per i due farmaci che agiscono in successione.
La navicelle anti-cancro sono state testate con successo su alcuni topi colpiti da melanoma, un tumore della pelle particolarmente aggressivo.
I topi trattati con la nuova tecnica sono sopravvissuti 60 giorni, rispetto ai 30 dei topi che ricevevano una normale chemioterapia e ai 20 dei roditori non curati in alcun modo. Leggermente inferiori alle aspettative sono stati invece i risultati sui topi colpiti da tumore al polmone.
La forma della bomba anti-cancro è circolare e ricoperta da una membrana di grassi, cui è legato il primo farmaco a entrare in azione: quello con la missione di distruggere i vasi sanguigni. Una volta dissoltasi la membrana con questo primo medicinale anti-angiogenetico, l'antitumorale vero e proprio si ritrova libero nell'ambiente, pronto ad agire a sua volta. Quest'ultimo, la soxorubicina, è un farmaco già usato in oncologia. Gli scienziati del Mit sono riusciti a ridurlo alle dimensioni di nanoparticelle, per renderlo compatibile con le dimensioni della navicella.
Ma come fanno queste bombe intelligenti a distinguere tra cellule sane e tumorali? I vasi sanguigni che corrono lungo i tessuti malati hanno la peculiarità di lasciar fuoriuscire attraverso le pareti particelle più grandi rispetto ai vasi sanguigni dei tessuti normali. La strategia è stata quindi quella di calibrare la dimensione giusta delle navicelle: abbastanza piccole da poter attraversare le pareti dei vasi sanguigni e penetrare attraverso la membrana delle cellule cancerose. Ma abbastanza grandi da poter fuoriuscire solo ed esclusivamente dai vasi sanguigni del tessuto malato. Salvaguardare completamente le cellule non oncologiche vuol dire per il paziente niente perdita di capelli, niente nausea né perdita di peso.
Mercoledì, subito prima della pubblicazione sulla rivista, gli scienziati che hanno partecipato all'esperimento hanno commentato il loro studio. 'Non potete rilasciare il farmaco chemioterapico nel tumore se avete prima distrutto i vasi che trasportano il farmaco direttamente fino alle cellule malate' ha spiegato uno degli autori della ricerca, Shiladitya Sengupta. Il professor Ram Sasisekharan, della divisione di ingegneria biologica del Mit, ha aggiunto: 'Siamo abbastanza ottimisti, e speriamo di poter trasferire questa tecnologia sull'uomo senza perdere i risultati positivi'. Proprio per il carattere innovativo e le tecnologie futuristiche utilizzate per creare la bomba intelligente, non si prevedono in realtà applicazioni rapide sugli esseri umani. Questo ha sottolineato lo scienziato americano David Mooney nell'editoriale su Nature che affiancava l'articolo originale del Mit.

Fonte: Repubblica.it (28/07/2005)
Pubblicato in Biochimica e Biologia Cellulare
Tag: cancro, nanotech, mit
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