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Staminali per una protesi all'anca

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Una 'gelatina' di cellule staminali spalmata su una protesi dell'anca per facilitare la ricrescita dell'osso e migliorare la stabilita' dell'impianto negli anni. La nuova metod

Una 'gelatina' di cellule staminali spalmata su una protesi dell'anca per facilitare la ricrescita dell'osso e migliorare la stabilita' dell'impianto negli anni. La nuova metodica e' stata presentata a Milano il 16 dicembre al Congresso della Societa' italiana dell'anca dal suo ideatore, Gianni Randelli, presidente della Societa' italiana di chirurgia dell'anca e organizzatore dell'evento.
"Circa 70 centilitri cubici di liquido midollare sono prelevati con una siringa dal midollo osseo dell'ala iliaca del paziente. Per separare la componente cellulare, che contiene anche le cellule staminali, dalla componente liquida, il campione e' passato su un filtro di acido iarulonico. Quello che si ottiene e' una vera e propria 'gelatina' con cui cospargere la parte di protesi che sara' inserita nell'osso". In questo modo, le cellule staminali "riformano, col tempo, il tessuto osseo intorno alla protesi saldandola al femore".
Con questa nuova metodica, continua il chirurgo, "ci proponiamo di migliorare la stabilita' della protesi all'anca, e di pari passo, la qualita' della vita del paziente".
Infatti Randelli spiega che, se la durata di una comune protesi e' mediamente di 5-8 anni, mentre un impianto al titanio sabbiato, materiale estremamente bio-compatibile e con un'ottima osteo-integrazione, puo' arrivare fino ai 20 anni, la combinazione di protesi al titanio sabbiato con le cellule staminali potrebbe portare a impianti definitivi, che si possano conservare anche per 30-40 anni o piu'.
Ma quante persone sono state sottoposte ad oggi a questo trattamento innovativo? "Per ora abbiamo operato solo 20 persone utilizzando questa tecnica. Nei prossimi mesi ci riproponiamo di vedere se la ricostruzione dell'osso attorno la protesi e' avvenuta veramente, monitorando i pazienti con la Tomografia a emissio ne di positroni (PET). I risultati di questi controlli verranno presentati al prossimo Congresso della Societa' italiana dell'anca".
"Voglio infine sottolineare per fugare qualsiasi possibile polemica, che le cellule staminali usate sono prelevate dal midollo osseo dal paziente stesso (autologhe) e quindi non sono cellule embrionali ma staminali adulte, gia' programmate a diventare cellule di osso o di cartilagine".
In Italia, ricorda Randelli, vengono eseguiti "60 mila interventi all'anno finalizzati all'inserimento di una protesi all'anca. Le patologie piu' comuni che portano in sala operatoria sono, tra gli anziani, l'artrosi e, tra i giovani, la displasia, una lussazione congenita dell'articolazione dell'anca. Questa malattia e', tra le altre cose, molto comune in Brianza, con incidenza, in alcuni paesi superiore al 30%".

Fonte: Aduc (03/01/2006)
Pubblicato in Medicina e Salute
Tag: protesi, anca
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